Vai al sito parlamento.it Vai al sito camera.it

Portale storico della Camera dei deputati

Stampe e dipinti del Palazzo di Montecitorio

Particolare della tavola precedente

Particolare della tavola precedente

Altre immagini di: Giovanni Battista Falda

  • Piazza Colonna sù la Via del Corso spianata et ampliata da N. Sig. Papa Alesandro VII
  • Particolare della tavola precedente
  • Altra Veduta di Piazza Colonna spianata et ampliata da N. S. Alesandro VII
  • Fontana a Monte Citorio
Particolare della tavola precedente
di Giovanni Battista Falda

I1 dettaglio della cantonata del palazzo verso piazza Colonna, che è l'unica parte dell'edificio arrivata a 'copertura' prima dell'intervento del Fontana, avanza un problema di difficile soluzione, cioè se i 'brachettoni' delle finestre con le rocce inserite nelle cornici dei davanzali e altri particolari naturalistici negli architravi siano da attribuire alla ideazione del Bernini o se siano stati introdotti dal Fontana.

Per questa seconda ipotesi, in base a una lettura espressiva della funzione del bugnato nel contesto generale della progettazione, propende il Brandi: « Gli spigoli terminali, col basamento di rocce, quasi disordinatamente sovrapposte, riportano l'occhio dello spettatore come alle arsi del verso: sembrano dirgli che sono le cerniere che contano, non le teorie delle finestre. Sicché è perfino dubbio, seppure credibile, che i parapetti scheggiati a finta roccia siano del Bernini e non una estrapolazione del Fontana. È un fatto che nel dipinto che riproduce il progetto originario del Bernini, non si riesce a individuarli, né compaiono, essendo ancora le finestre senza le mostre, nella incisione del Falda che riproduce il palazzo dopo l'interruzione. A rigore, dei davanzali così eterocliti non rientravano nella chiarissima intenzionalità di portare l'accento sugli spigoli e di lasciar correre, per così dire, la teoria delle finestre (C. Brandi, La prima architettura barocca, Bari 1970, pag. 141).

L'incisione del Falda, al quale si deve riconoscere in genere una notevole attendibilità realistica, e la conferma della mancata realizzazione dei particolari in travertino delle finestre, variamente offerta nelle immagini consimili del palazzo, costituiscono l'elemento probante di questa tesi. A questo si aggiunge in modo anche più cogente il rilievo dello stato di fatto del cantiere ludovisiano, eseguito da Carlo Fontana all'atto del suo intervento e visibile nei disegni di Windsor e in quelli di proprietà Pignatelli, pubblicati dal Misciattelli nel 1909 e oggi dispersi. Non vi è cenno nella puntuale grafia architettonica del Fontana che alcuna finestra fosse completa, come del resto nessun documento sul cantiere ludovisiano, tra quelli fin qui reperiti, testimonia di pagamenti per opere di travertino di così impegnativa rifinitura.

La tesi opposta, cioè che si tratti di un'autentica invenzione del Bernini, trova invece una sua plausibilità sia nell'analogo comportamento del Bernini durante la progettazione del Louvre - della quale sembra interessargli, come testimonia lo Chantelou, soltanto la plastica del basamento roccioso e quindi probabilmente anche in questo caso interessato prevalentemente a questi aspetti espressivi - sia nei limitati mezzi economici messi a disposizione del Fontana, che consentivano di concentrarsi soltanto sugli aspetti funzionali dell'edificio. In tale chiave è difficile pensare che il Fontana, al quale mancò perfino la possibilità, per evidenti ragioni di risparmio, di completare in travertino le paraste dell'ordine principale della facciata, potesse concedersi il lusso di proporre dettagli così raffinati, se non appoggiandosi all'autorità del Bernini, confermata forse da suoi modelli o disegni o dalla testimonianza di Mattia de' Rossi. Questa seconda tesi, per quanto non verificabile allo stato della documentazione, costituisce un'ipotesi di ricerca ancora aperta, non potendosi attribuire alla sola attestazione grafica della veduta del Falda e di quelle che ne derivano un valore dirimente per ascrivere al Fontana l'idea, oltre alla materiale esecuzione dell'opera avvenuta sotto la sua direzione, oppure per ricondurla alla collaborazione iniziale con Mattia de' Rossi, anche se il quadro della Collezione Doria Pamphili a lui attribuito, non documenta questo particolare.