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Portale storico della Camera dei deputati

Stampe e dipinti del Palazzo di Montecitorio

Piazza Colonna al Corso

Piazza Colonna al Corso
Piazza Colonna al Corso
di Philippe Benoist

La litografia colorata in modo assai fresco offre un realistico gioco di teoria delle ombre, mentre le figure, i cavalieri, le carrozze in primo piano alludono al tema della passeggiata al Corso, rito mondano fonclamentale del costume romano dell'ottocento.

Il primo tratto della via Flaminia dapprima chiamato via Lata, poi via del Corso fu, per molti secoli, la strada principale di Roma. Il nome deriva dalle corse di cavalli, uomini, fanciulli, asini, bufali che vi si svolgevano durante il Carnevale (lo dice anche Montaigne «Le longue du Course qui est une longue me de Rome, qui a son nom pour cela [...]»). Le corse vennero istituite nel febbraio 1466 dal veneziano Pietro Barbo, salito al papato col nome di Paolo I1 (1464-1471). Nella strada, centro di feste, di sfarzo ed anche di moti politici venne assassinato, proprio nei pressi di Montecitorio, il 13 gennaio 1793, Ugo Bassville che insieme ad alcuni pensionnaires dell'Accademia di Francia vi passeggiava.

La fortuna mondana della passeggiata delle carrozze al Corso rimase costante per tutto l'ottocento. Nell'84 sulla «Tribuna», nella rubrica Giornate Romane, D'Annunzio, firmando con uno pseudonimo, così descriveva quel clima di cui la litografia ci dà un documento tanto vivo: «Per la via del Corso, le signore tiberine passano al trotto stanco dei cavalli, distese nelle carrozze a metà chiuse, e sono pallide, per lo più nascoste da un velo denso, sprofondate nella mollezza delle pellicce».

Si deve al medesimo autore anche la seguente descrizione della cerimonia di apertura di una sessione della Camera: «Sono le dieci. Nel Corso, nella piazza Colonna, nella piazza di Montecitorio, in tutte le vicinanze del gran Palazzo Innocenziano, la moltitudine si accalca con una densità tenace ed impenetrabile. Tutte le finestre sono gremite. Su la loggia sostenuta dal portico di Vejo gli ombrellini multicolori ondeggiano e risplendono come una gigantesca fioritura di papaveri, di gigli e di rose artificiali. I1 sole è ardente e fastidioso. Gli spettatori sono assai più pigiati e schiacciati che non sieno i guerrieri Marcomanni su per la colonna del glorioso imperatore Marco Aurelio, e le loro facce sono assai più varie che non i geroglifici dell'obelisco di Psammetico [...]. Il caldo aumenta di minuto in minuto. L'aspettazione è immensa. I gendarmi mettono un argine di ferro alla folla invadente. Di tanto in tanto sorgono voci alte e fioche. L'operaio, il piccolo possidente, il commesso di negozio, il pick-pocket, la donnetta politica, il tribuno da strapazzo, il vecchio impiegato memore delle antiche pompe pontificie, l'ozioso che prende diletto ad ogni spettacolo e che assiste immancabilmente dalla piazzetta di Sciarra alla discesa della palla meridiana, e il dilettante che conosce tutte le celebrità politiche e le ha seguite nella loro carriera, e il reduce delle patrie battaglie, e l'elettore, tutti questi varissimi tipi tumultuano su l'asfalto del marciapiede e giuocano di gomiti per conquistare un posto da cui poter godere la grande cerimonia » (a firma Il Duca Minimo, nella «Tribuna» dell'li giugno 1886).