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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giuseppe Biancheri

XVII Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 12 dicembre 1890

Presidente. Onorevoli colleghi! Vi saluto con animo riverente e commosso, saluto in Voi la sovrana espressione della volontà nazionale, e Vi rendo grazie della Vostra affettuosa accoglienza. Nell'assumere l'alto ufficio a cui Vi degnaste richiamarmi, mi si affaccia al pensiero il grato ricordo di quella benevolenza che già tante volte mi ricondusse a questo seggio e fu mia assidua e fida compagna, sempre prodiga di sostegno e d'ogni conforto. Se di quella benevolenza mi tenni altamente onorato e grandemente mi compiacqui, oggi ne sono superbo, poiché essa è l'unico titolo che abbia potuto da voi meritarmi la conferma di quella fiducia che mi fu finora concessa dagli antichi ed amati colleghi. M'è perciò sommamente grato di esprimere la riconoscenza che verso di quelli non mi venne mai meno, che altrettanto viva e profonda attesto anche a Voi che mi siete ugualmente benevoli, e della quale caldamente mi auguro che mi avvenga di darvi ogni prova. Stimo però che in verun modo potrei riescire a questo intento quando non conseguissi anzitutto la Vostra approvazione mercè lo scrupoloso adempimento del mio dovere; e al dover mio obbedirò con inflessibile proposito. Come potrei, d'altronde, non ispirarmi al sentimento del dovere in quest'Aula che del dovere è il tempio sacro alla religione della Patria? (Bene! Bravo!) Come non lo potrei qui in mezzo a Voi che, dal dovere unicamente attratti, qui conveniste abbandonando agi, interessi, famiglia? E come potrebbe non essere mia sola guida il dovere, qui ove ancor mi stà dinanzi la venerata immagine di tanti illustri colleghi che del dovere furono vittime precoci e sono ognora tanto più amaramente rimpianti? (Vive approvazioni). Possa questo sentimento sempre infiammare l'animo Vostro, onorevoli colleghi, come già alimentò la fede, la virtù, e i sacrifici di quanti furono della Patria benemeriti, e accenda in Voi una nobile emulazione per esser pur Voi alla Patria di non minor giovamento. Se essa per somma nostra ventura fu già resa libera e indipendente, non sarà per Voi di minor merito e vanto renderla solida, forte, prospera e grande; non meno pregevoli ed utili saranno i vostri servizi, non meno importanti i benefizi da Voi procacciati. E allora Vi sarà dolce compiacervi nella Vostra coscienza dell'adempiuto Vostro dovere, Vi sarà cara la gratitudine che la Nazione Vi assicura sin d'ora, cara la rimembranza che, con legittimo orgoglio, serberete per sempre del bene da Voi operato. (Approvazioni). È questo, onorevoli colleghi, l'alto intento che indubbiamente Vi siete proposto, ed io pienamente confido che saprete con sicurezza raggiungerlo. Il programma assegnato ai Vostri studi, già sta scritto nel Vostro cuore: far la Patria grande e felice; i mezzi per mandarlo ad effetto Vi saranno ampiamente suggeriti dal sentimento del Vostro dovere. Questo sentimento infonderà nell'animo Vostro quello spirito di concordia e d'unione che sostiene i gagliardi propositi e ne ravviva le forze per le magnanime imprese, e Vi associerà in un comune pensiero costantemente rivolto all'interesse supremo della Nazione. (Bravo!) E il Genio della Patria sempre invigili su di Voi, sempre ispiri i Vostri studi e sempre Vi assista nei Vostri lavori! E affinché possano questi riescire alla desiderata efficacia, sia Vostra cura e Vostro impegno che sempre procedano con regolarità e con ordine. L'antica e lodevole nostra consuetudine per la quale dalle divisioni di parte non sono punto rallentate quelle personali e cordiali relazioni che, oltre della stima reciproca, si compiacciono d'una comunanza di affetto e di devozione verso la Patria, non è, forse, l'ultima ragione del sereno, dignitoso contegno che fu in ogni tempo titolo d'onore e di encomio pel Parlamento Italiano. (Vive approvazioni). È d'uopo che le nobili tradizioni non sieno mai smarrite: ed è perciò necessario che tutti, qui, si assoggettino a quelle norme, a quelle regole che ogni assemblea prescrive a sé stessa, e senza delle quali non più il senno delibera, ma imperano il disordine e la confusione. Non meno è imprescindibile l'incontrastato riconoscimento di quella autorità la quale, emanando dalla Vostra libera elezione, non può mai essere posta in dubbio, (Bene!) senza che se ne rinneghi ad un tempo il principio e la origine. Non possono, sovrattutto, mai venir meno quella dignità e quell'alta convenienza che sono indispensabili al decoro e al prestigio d'un Parlamento, e sono regola indiscutibile d'ogni civile consorzio. (Bravo!) Da parte mia, onorevoli colleghi, non tanto per dovere d'ufficio, quanto per debito di gratitudine e sentimento d'imparzialità, sarò rispettoso d'ogni Vostro diritto e deferente alla legittima libertà della tribuna. Sempre animato da retti intendimenti, e più che mai deciso a non allontanarmi dalla via del dovere e dell'onore, ma ognora consapevole delle modeste mie forze, dei pochi miei titoli a tener questo seggio, confido nella Vostra benevolenza e null'altro ambisco che d'esser sempre degno della Vostra fiducia: lieto e felice se i miei modesti servizi potranno anche essere utili al Paese e meritarmi il gradimento di quel Principe leale e valoroso nel di cui seno palpita il cuore della Nazione, nella di cui mente ferve il pensiero supremamente Italiano, e le di cui cure sono interamente consecrate all'adempimento d'ogni dovere. (Vivissime approvazioni - Applausi). E all'Augusto ed amato Sovrano m'onoro indirizzare un saluto, anche a nome Vostro, di riverenza e d'affetto: il saluto che l'Italia riconoscente per mezzo dei nuovi suoi Rappresentanti manda al custode de' suoi alti destini, un saluto che gli attesti la nostra devozione e gli esprima la nostra ferma volontà di lavorare con Lui sempre uniti per la prosperità e per l'avvenire della patria. (Vivi e prolungati applausi da tutte le parti della Camera). Invito gli onorevoli Segretari e gli onorevoli Questori a volere occupare il loro posto al banco della Presidenza. Gli onorevoli Vice-presidenti sono da oggi investiti delle loro funzioni. (I Segretari e i Questori salgono alla Presidenza). Sarà mia cura d'informare S.M. il Re ed il Senato del Regno che la Camera si è costituita.