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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Luigi Chinaglia

XX Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 31 maggio 1899

Presidente. (Segni d'attenzione). Onorevoli colleghi. Legato con molti di voi da lunga e cordiale convivenza parlamentare, io so che non vi può essere ignota l'indole mia, per misurato sentimento delle deboli mie forze, modesta nelle aspirazioni, schiva di alti uffici ed onori. Per la qual cosa il veder me oggi assenziente assumere queste eccelse funzioni, dovrà produrre in voi, per quanto mi siate benevoli, un senso di profonda meraviglia.
(Commenti).
Ben più grande della vostra, onorevoli colleghi, è la maraviglia che provo io di me stesso, e nella confusione dell'animo smarrito per la grandezza dell'immeritato onore e della responsabilità che ad esso va congiunta, ancora non so discernere se, trovatomi nella penosa alternativa di diniegare o di concedere l'opera mia in un momento difficile possa o no sentirmi giustificato di non averla rifiutata (Commenti e approvazioni). Tanto più questo dubbio mi assale in quanto nell'adempimento dei sommi doveri che mi incombono io devo ispirarmi agli alti e agli splendidi esempi su questo seggio lasciati dai miei illustri predecessori che furono e sono vanto ed onore dell'Assemblea e dei quali nonostante tutto il mio buon volere non arriverò mai ad emulare le altissime qualità.
Ma altre ragioni ancora mi fanno trepidante nell'accingermi all'arduo ufficio.
La mole considerevole dei lavori parlamentari a cui dobbiamo accudire, il tempo che incalza, questioni che agitano ed appassionano gli spiriti possono rendere travagliato e soverchiamente lungo questo periodo che precede le vacanze estive se le discussioni non procederanno con ordine e temperanza. (Bene! Bravo!) Avrò io la forza, l'autorità di interpormi ascoltato moderatore dei nostri dibattiti? A me giova confidare, che nella serietà, nella saggezza, nel patriottismo vostro, sappiate trovare in voi medesimi quelle temperanze e quei freni che male io riuscirei ad imporvi. (Benissimo!) Ben so che pur mettendo tutto me stesso a contributo di questa augusta Assemblea renderò insufficienti servigi, perché ciò che io posso promettervi colla coscienza ed il fermo proposito di saper mantenere è davvero assai poco.
Mi limito pertanto a dichiararvi che mi farò un obbligo assoluto di informar sempre gli atti miei a sentimenti equanimi, alla più alta deferenza per Voi ed a quella imparzialità scrupolosa e serena cui non fan velo distinzioni di avversari o di amici e per la quale ciascuno di Voi va considerato eguale sul terreno dei diritti, del rispetto, delle convenienze.
Ad ottenere la piena osservanza del nostro Regolamento mi adopererò con animo alieno da ogni altra preoccupazione che non sia quella del buon andamento dei lavori parlamentari, e con tenacia tanto maggiore quanto è più scarsa la mia autorità discrezionale ben sapendo che non fallirò mai al mio dovere nel voler mantenute ed osservate le discipline che la Camera ha imposto a sé stessa. (Benissimo!) Queste discipline si conciliano colla piena libertà di parola né è d'uopo ch'io aggiunga che essa sarà sempre per voi tutti da me mantenuta e difesa.
Ma ricordiamoci, o signori, che la libertà vive e si alimenta di tolleranze e di rispetto delle altrui opinioni e che se la lotta delle idee combattuta con serenità ed altezza di eloquenza conferisce lustro e decoro alla tribuna parlamentare le sterili dispute ed il disordine ne abbassano il livello.
(Vive approvazioni).
Qui dentro nulla manca né per ingegno né per coltura né per provata devozione alla Patria a far sì che questo recinto sia vera palestra di civile educazione cui il popolo italiano rivolga fidente lo sguardo non per cercarvi acre argomento di scandali, ma per trovarvi rassicuranti speranze nelle sue sorti avvenire. (Vive approvazioni) Nulla manca perché gli atti nostri sappiano ispirarsi a quelle sublimi abnegazioni, a quei sentimenti di unione e di concordia cui dobbiamo il risorgimento della Nazione. (Vivissime approvazioni).
Anche oggi come allora, onorevoli colleghi, questi sentimenti si affermano nel glorioso nome della Casa di Savoja di cui son degni discendenti il nostro amatissimo Re e la sua augusta Famiglia, ai quali tutti io porto l'omaggio del nostro affetto e della nostra devozione. (Applausi).
Dopo ciò piacciavi, onorevoli colleghi, di accogliere le proteste più sincere e riconoscenti dell'animo mio confuso e commosso dinnanzi alla benevolenza che mi prodigaste, per la quale finché io viva il mio cuore avrà un palpito affettuoso di gratitudine. (Vivissimi e prolungati applausi).