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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Vincenzo Gioberti

I Legislatura del Regno di Sardegna

Tornata del 24 luglio 1848

Presidente. Chiederei di dire due parole, non per rubarvi un tempo prezioso per le vostre gravi ed importanti deliberazioni eziandio con un breve discorso. Permettemi soltanto che vi dica due parole per rinnovarvi l'espressione della mia profonda inalterabile gratitudine per l'alto onore che mi faceste eleggendomi a presidente di questa augusta assemblea. Voi certo conferendomi un'onoranza così inusitata, non guardaste alla poca mia sufficienza, ma alla vostra benevolenza. Lo faceste forse anche in considerazione di quell'idea dell'unione italiana che siede in cima dei vostri pensieri, e nel fondo dei vostri petti, della quale cogli scritti io fui sempre, benché debole, sincerissimo interprete. Egli è per promuovere l'idea di quest'unione che io, pei consigli vostri o almeno di molti di voi, intrapresi un viaggio nell'Italia centrale, prima che si aprissero le tornate di questa Camera. Il risultato di questo viaggio fu soddisfacentissimo; l'idea dell'unione domina, se non in tutti, nella maggior parte degli'Italiani, e gli sforzi dei tristi per impedirne l'effettuazione torneranno inutili. Vi ha una sola provincia, nella quale quest'idea e questo affetto fu intorbidato da alcune false preoccupazioni; questa è la provincia la più gentile d'Italia, cioè la Toscana. Io giunsi a Firenze colla sola intenzione di passarvi, ma dovetti fermarmi parecchi giorni, e questa è la causa che mi impedì di venire fra voi. Ci trovai regnante, non dico in tutti, ma nei più un'idea che, se non fosse interamente sradicata potrebbe distruggere il compimento del nostro riscatto, cioè quella lega italiana sulla quale alcuni malevoli sparsero da principio il sospetto che Carlo Alberto aspirasse al dominio di tutta la penisola, e che il nome di lega non fosse altro che il mantello della sua ambizione. Quest'opinione, la quale in se stessa non avrebbe sicuramente forza alcuna, ha pigliato una certa autorità dalle esagerazioni di certi giornali più improvvidi e generosi che considerati. Vedendo adunque che un'opinione di questa fatta poteva compromettere l'eseguimento de' nostri desideri nella parte più preziosa della Penisola, io mi fermai alcuni giorni a Firenze e feci quindi una gita per le provincie toscane, onde combattere e colla voce e cogli scritti la potente preoccupazione. Posso assicurarvi, signori, che se le dicerie dei malevoli non sono affatto spente, sono tuttavia pervenuto a impedire che gli uomini leali ed onesti fossero illusi. L'idea adunque universale in tutte le provincie della Penisola, è che voi rogando con atto solenne il principio di quest'unione, cioé l'incorporazione dei Veneti e dei Lombardi coi Piemontesi, non faceste altro che cominciare il voto e il pensiero di tutti gl'italiani. Resta adunque che voi colla sapienza vostra e il governo piemontese col suo vigore pongano compimento al desiderio comune, instituendo quella lega la quale assicurerà i timidi, spaventerà i malevoli e metterà un saldo compimento al desiderio universale (Vivissimi applausi).