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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giovanni Giuriati

Nasce a Venezia il 4 agosto 1876
Deceduto a Roma il 6 maggio 1970
Laurea in Giurisprudenza; Avvocato

Biografia

Nasce a Venezia il 4 agosto 1876. Riceve un'educazione ispirata al mito del Risorgimento e all'irredentismo: nel 1902 aderisce alla Democrazia sociale, l'anno seguente all'Associazione Trento e Trieste, appena costituita, e nel 1913 ne diviene presidente, orientandola in senso marcatamente antiaustriaco e anti-slavo.
Dopo essersi laureato in giurisprudenza a Padova (1908), aderisce al movimento nazionalista e si adopera per realizzare un'alleanza di tutte le forze politiche veneziane ostili al socialismo.
I mesi successivi allo scoppio della guerra lo trovano intento ad organizzare la legione San Marco, un'organizzazione paramilitare formata da profughi e disertori dalle terre irredente. Convinto che la guerra contro l'Austria vada non soltanto auspicata, bensì provocata, Giuriati sogna di utilizzare la legione per compiere un colpo di mano oltre confine ma, convinto da Salandra - cui aveva esposto il progetto - a rinunciarvi, all'inizio del 1915 guida i suoi volontari ad Avezzano per prestare soccorso ai terremotati.
Il 24 maggio 1915 Giuriati parte per il fronte del Trentino, cinque mesi dopo passa sull'Isonzo dove, con il grado di capitano, guida la sua compagnia alla conquista di quota 144 ad Oslavia (21 novembre 1915), rimanendo ferito al braccio destro. Decorato con medaglia d'argento e promosso maggiore, torna in zona d'operazioni e il 19 agosto 1917, sulla Bainsizza, nuovamente ferito, è insignito di una seconda medaglia d'argento.
Dichiarato inabile al servizio, si impegna nella mobilitazione patriottica del fronte interno. L'esperienza di guerra lo porta a sognare di ritrovare nella società civile quella solidarietà tra le classi e quel disinteresse che ha conosciuto nelle trincee. Fonda pertanto a Roma nel giugno del 1918 un'associazione politica interclassista, il Patto nuovo, cui arride però scarsa fortuna.
A guerra finita riprende a Venezia la sua professione di avvocato, tuttavia riserva il suo impegno maggiore al problema dei compensi territoriali - Fiume e la Dalmazia - da ottenere al tavolo della pace, divenendo uno dei massimi sostenitori delle tesi anti-rinunciatarie.
Nel settembre 1919 segue a Fiume D'Annunzio, divenendo suo capo-gabinetto.
Utilizza la carica per svolgere opera di moderazione rispetto ai settori più radicali del fiumanesimo; poi, il 19 dicembre di quello stesso anno si reca a Zara per assumere il comando della legione del Carnaro.
Nel febbraio del 1920 Giuriati è alla Conferenza della pace a Parigi per perorare la causa di Fiume, torna quindi nella città assediata ma, dopo il trattato di Rapallo (12 novembre 1920), cerca di resistere ad oltranza sull'isola di Curzola. Il 29 novembre 1920 abbandona definitivamente Fiume e ritorna a Venezia, dove dà vita ad Alleanza nazionale, un effimero raggruppamento di elementi di varia provenienza (liberali, monarchici, fascisti, democratici e combattenti) con il quale si presenta alle elezioni del 1921 ed è eletto deputato.
Alla Camera aderisce al gruppo parlamentare fascista, guadagnandosi presto la stima e la simpatia di Benito Mussolini. È quindi tra i protagonisti delle trattative che il 3 agosto del 1921 portano al patto di pacificazione con i socialisti. Dopo la marcia su Roma chiede di tornare alla professione forense, ma Mussolini lo chiama al governo nominandolo Ministro per le terre liberate. Soppresso nel 1923 questo ministero, Giuriati guida l'inchiesta sulle speculazioni legate ai residuati di guerra suscitando vasti malumori, quindi dal febbraio al dicembre del 1924 viaggia come ambasciatore straordinario in Sud-America a capo della crociera della regia nave Italia.
Il 5 gennaio 1929 è nominato Ministro dei lavori pubblici, incarico che lascia all'indomani del plebiscito del 24 marzo: il 29 aprile 1929 diventa Presidente della Camera dei deputati, carica che mantiene per l'intera legislatura.
L'anno seguente, il 7 ottobre, assume la carica di segretario del Partito nazionale fascista. Nei mesi che seguono mette mano ad una radicale opera di revisione del tesseramento, proponendo l'espulsione di 120.000 iscritti; suscita pertanto l'ostilità di numerosi gerarchi (Marinelli, Starace, Arpinati) e si scontra anche con Mussolini, contrario a ridisegnare il rapporto tra Stato e partito nel senso da lui indicato. Giuriati chiede quindi più volte di essere sollevato dall'incarico, finché il 7 dicembre 1931 le sue dimissioni vengono accolte.
Negli anni seguenti rifiuta la nomina ad ambasciatore a Berlino e manifesta il desiderio di abbandonare la vita pubblica. Il 19 gennaio 1934, con la fine della XXVIII legislatura, termina la sua attività parlamentare alla Camera dei deputati, il mese dopo cessa di far parte del Gran Consiglio del fascismo. Il 1° marzo, infine, è nominato senatore.
Dopo l'8 settembre 1943 si stabilisce a Cortina d'Ampezzo, di lì a poco la neonata Repubblica sociale gli offre invano il Ministero degli esteri. Processato nel dopoguerra per il ruolo ricoperto nel regime fascista ed assolto, muore a Roma il 6 maggio 1970.