Nella seduta antimeridiana dell'8 maggio 1948 il democristiano Giovanni Gronchi è eletto primo Presidente della Camera dei deputati dell'Italia repubblicana, con 314 voti su 516 votanti. Lo stesso giorno Gronchi rivolge all'Assemblea, espressione dell'accesa competizione elettorale dell'aprile 1948, un lungo discorso di insediamento nel quale, oltre a garantire la più scrupolosa imparzialità a tutela della libertà e dei diritti di ciascuna parte politica, individua le priorità della prima legislatura. In particolare ai deputati spetta il compito di consolidare le giovani istituzioni repubblicane, la cui architettura, delineata nella Carta fondamentale, deve essere attuata dal legislatore. Ricorda, inoltre, che lo stesso giorno di cento anni prima si riuniva per la prima volta a Torino il Parlamento subalpino. Gronchi ripercorre i passaggi più significativi della storia del Paese dall'unificazione nazionale alla crisi dello Stato liberale, dalla nascita dei partiti di massa all'instaurazione della tirannide fascista, sottolineando che a partire dalla storica data dell'8 maggio 1848 il Parlamento italiano è sempre stato «presidio delle libertà civili». Questo ha permesso alle grandi correnti di pensiero, inabissatesi «come le acque carsiche » durante il periodo fascista, di ritornare alla luce e di aspirare a forme superiori di convivenza sociale e politica, che non possono prescindere, secondo Gronchi, dall'inserimento delle classi lavoratrici al centro dello sviluppo della vita democratica. Compito del Parlamento è, quindi, rimuovere quegli ostacoli, che si frappongono alla crescita intellettuale e morale di larghi strati della popolazione attraverso riforme ed istituti, in grado di soddisfare la domanda di giustizia sociale espressa dal Paese. Infine sottolinea che l'Assemblea avrà raggiunto pienamente le proprie finalità se, oltre ad assicurare la pacificazione interna, saprà contribuire, in politica estera, alla pace nel mondo.