Vai al sito parlamento.it Vai al sito camera.it

Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giovanni Leone

III Legislatura della Repubblica italiana

Seduta del 12 giugno 1958

Presidente. (Stando in piedi pronunzia il seguente discorso): Onorevoli colleghi, nell'assumere questo ufficio durante la precedente legislatura avendo l'onore di succedere a Giovanni Gronchi - al quale come Capo dello Stato e rappresentante dell'unità nazionale va l'omaggio riverente mio e dell'Assemblea (Vivissimi, prolungati applausi) - assunsi solenne impegno di obbedire solo alla mia coscienza e di non avere altra direttiva che l'osservanza fedele e rigorosa del regolamento. Non presumo di essere stato immune da errori; ma sento di poter dichiarare di aver sempre ispirato la mia attività alla massima imparzialità e di avere operato al servizio dell'Assemblea per assicurarne la funzionalità e difenderne il prestigio, garantendo i diritti delle opposizioni e le prerogative di ciascun deputato.
La votazione con la quale sono stato chiamato nuovamente all'altissimo ufficio - anche per il modo in cui è avvenuta - è da me interpretata come riconoscimento di questa che è stata la mia unica qualità, che ritengo essenziale per l'adempimento del difficile compito. È per questo che, insieme con la espressione di un sentimento di profonda riconoscenza, desidero rinnovare l'impegno di continuare, con la benedizione di Dio, ad essere il moderatore dei vostri dibattiti ed il supremo regolatore dei lavori della Camera con imparzialità e con intransigente osservanza del regolamento.
Sono certo di avere in questa dura funzione la collaborazione degli egregi e cari colleghi di Presidenza, ai quali va il mio saluto cordiale ed augurale, e di tutto il personale della Camera, a cominciare dal Segretario generale, del quale conosco le eccezionali qualità di intelletto e di carattere.
(Applausi).
Ma la maggiore collaborazione - mi sia consentito - attendo da tutti i colleghi, ai quali va il mio fraterno saluto, che per molti vuol significare la ripresa di un'antica consuetudine di comune lavoro, per altri vuole esprimere l'augurio che la nuova e suggestiva esperienza sia feconda di risultati.
Un saluto particolare sento di dover rivolgere a nome mio e vostro ai deputati di Trieste. Con la loro presenza entra oggi ufficialmente nella nostra Assemblea la voce della cara ed italianissima città, nel cui nome si incarnano i nostri più alti e gloriosi valori patriottici. (Vivissimi, generali applausi).
Noi dobbiamo mirare, per realizzare il fine massimo del mandato parlamentare, a conciliare ed equilibrare l'esigenza di un'adeguata riflessione con l'esigenza, sempre più accentuata, della sollecitudine; e perciò, se riusciremo ad attuare il massimo di semplificazione senza sacrificare la necessaria meditazione dei problemi, noi avremo obbedito ad una larga aspettativa dell'opinione pubblica, ed avremo altresì concorso ad una doverosa opera di coordinamento delle nostre funzioni.
Se è vero, infatti, che l'impegno principale del deputato consiste nella partecipazione costante e diligente ai lavori parlamentari, bisogna tener giusto conto di altri doveri che, costituendo il necessario complemento dell'attività parlamentare in senso stretto, non possono essere sacrificati. Mi riferisco, tra l'altro, alla necessità di un frequente contatto con le esigenze e gli orientamenti del corpo elettorale, che va considerato non solo nella sua funzione - a scadenze costituzionalmente fisse - di giudice del nostro operato e di sovrano determinatore delle linee politiche del paese, ma anche come permanente fonte di ispirazione e di controllo: solo in tal modo si può scongiurare quel fenomeno di distacco del paese reale dal paese legale che abbiamo sempre avuto cura di evitare; mi riferisco anche agli impegni per l'organizzazione e per lo sviluppo democratico dei partiti, che sono una realtà della vita pubblica e trovano esplicito riconoscimento nella Costituzione, e alla esigenza, infine, di dedicare un adeguato margine di tempo allo studio ed all'elaborazione dei problemi sottoposti al nostro esame, se si vuole che la partecipazione ai dibattiti ed il voto siano espressione responsabile di una maturata convinzione.
Questo complesso quadro dei doveri del deputato va delineato non per giustificare le eventuali assenze dai lavori parlamentari o dai dibattiti in aula (che mi auguro possano essere registrate in misura minore che in passato), bensì per segnalare all'opinione pubblica il grave peso del mandato parlamentare, di cui noi anziani abbiamo già fatto esperienza ed a cui si piegheranno, naturalmente con consapevole senso di sacrificio, i nuovi eletti.
Un altro aspetto del problema dei nostri lavori concerne i rapporti tra Parlamento e Governo, la cui sfera di attività nello Stato moderno è divenuta sempre più vasta ed impegnativa.
Quanto più il Parlamento rivendica legittimamente il più ampio diritto di controllo sull'azione del Governo, tanto più deve consentire a questo di potere, nella massima misura, predisporre provvedimenti ed elaborare materiale di studio con serenità e con continuità di opera.
Un Governo che debba cercare faticosamente alcune ore di libertà dagli impegni in Parlamento perché possa convocarsi il Consiglio dei ministri, o debba ridursi ad attendere le cosiddette vacanze estive per avere un certo largo respiro per lavorare, non si trova certo nelle condizioni più felici per rispondere alle aspettative del paese ed al controllo del Parlamento. E, poiché mi è accaduto di parlare di vacanze, sarà opportuno - tra i tanti problemi studiare uno svolgimento dei lavori che, pur non potendo riprodurre le soppresse sessioni, abbia una certa preordinata disciplina, comprensiva di interruzioni che l'opinione pubblica non dovrà considerare vacanze, bensi intervalli destinati a consentire l'esplicazione dei compiti collaterali di cui ho innanzi parlato ed il necessario coordinamento dei lavori parlamentari con l'opera del Governo.
Per tentare di realizzare la prospettata sintesi di un buon lavoro con la massima possibile concentrazione dell'attività parlamentare, sarà necessario riprendere al più presto in esame il complesso di riforme del regolamento già elaborato, e diretto non già a ridurre le prerogative dell'Assemblea o dei deputati, bensì a consolidarle, essendo la più affinata disciplina di un'attività il presupposto di un più sicuro rendimento; in primo luogo la predisposta e non ancora attuata riforma legislativa e regolamentare del dibattito e del voto sui bilanci.
Una serie di problemi si ripresenterà innanzi alla nostra attenzione, e di essi non potrò fare che qualche cenno: dalla riorganizzazione delle Commissioni parlamentari al ripristino del tempo assegnato per le letture (compensato, se mai, da nuovi congegni atti a consentire la pubblicazione in allegato di memorie scritte illustrative degli interventi orali); dal convogliamento di talune attività nelle più proprie sedi delle interrogazioni e delle interpellanze al contenimento degli ordini del giorno nei rigorosi limiti di ammissibilità e di efficacia; da uno svolgimento conciso e continuativo dei dibattiti concernenti mozioni e voti di fiducia al ripristino della giusta linea di demarcazione tra legge e norme regolamentari o di attuazione, finora non osservata per una sfiducia nell'esecutivo: sfiducia spiegabile nella prima fase di ripresa democratica ma gradualmente da eliminare, se mai con alcune cautele, come ad esempio la collaborazione già sperimentata di Commissioni parlamentari.
Un cenno a parte merita l'esigenza, largamente avvertita, di una maggiore perfezione tecnica delle leggi.
Il prestigio dell'istituto parlamentare è legato per molta parte al prestigio delle leggi; e noi - pur rendendoci conto che le deficienze del passato sono dovute alle difficoltà connaturate alla ripresa della vita democratica ed all'urgenza con cui molti problemi legislativi si sono imposti alla nostra attenzione - dovremo mirare ad imprimere alle leggi, insieme con un contenuto di massima rispondenza ai bisogni del paese, una veste formale che sia degna delle nostre grandi tradizioni giuridiche.
Questi gli aspetti tecnici del nostro lavoro che in base alla mia esperienza di deputato e di Presidente sento di dover segnalare con lo spirito della massima imparzialità; mentre non mi pare di violare questa imparzialità se affermo che noi tutti, pur nelle inevitabili divisioni ideologiche che costituiscono l'essenza di un Parlamento democratico, dobbiamo mirare a renderci interpreti delle aspirazioni di progresso che ci sono state affidate dal popolo italiano.
Non si esprime un'opinione politica di parte, ma si obbedisce ad un dovere di sintetica espressione del mandato a tutti noi conferito, se affermo che ciascuno di noi esce dalla campagna elettorale portando nel cuore l'ansia viva, e talora angosciosa, di giustizia di taluni ceti e di talune zone, che deve costituire la grande ispirazione del nostro comune lavoro.
E, poiché solo il Parlamento può essere - com'è stato finora - lo strumento valido di stabili conquiste politiche e sociali, senza libertà e senza vera democrazia politica ogni spinta al progresso essendo destinata a fallire oppure a determinare illusorie o effimere realizzazioni, io sento di potere, a nome di tutti i deputati di questa III legislatura repubblicana, inviare al popolo italiano un saluto in cui vibra l'impegno di renderci degni della sua fiducia, convogliando nel Parlamento, con l'attesa ed apprezzata collaborazione degli organi costituzionalmente predisposti, tutte le più vive ed urgenti aspirazioni di benessere e di progresso.
Una delle garanzie di felice risultato sarà la collaborazione sempre più viva tra questa Assemblea ed il Senato della Repubblica, al quale, nel giorno in cui inizia la sua III Legislatura, mi è gradito inviare un fervido ed augurale saluto. (Vivi applausi).
Affinché la nostra opera possa essere feconda di risultati chiediamo all'opinione pubblica la più viva sensibilità e il più largo interesse ai nostri lavori. Alla stampa in particolare, espressione e guida dell'opinione pubblica, che saluto con fiducia e con simpatia, chiediamo di contenere le informazioni e le critiche nei limiti doverosi del rispetto della verità e delle istituzioni, naturalmente in un clima di assoluta libertà che è condizione essenziale di sviluppo di un autentico e sano giornalismo.
Onorevoli colleghi, consentite che nell'assumere nuovamente l'alto ufficio esprima la fiducia che questa III legislatura della Camera possa rispondere nella maggior misura alle aspettative del paese e valga a far compiere al popolo italiano un altro e più imponente passo sulla strada del progresso. (Vivissimi, generali applausi, cui si associano i giornalisti della tribuna stampa).