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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giuseppe Marcora

XXII Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 5 febbraio 1907

Presidente. (Stando in piedi). Onorevoli colleghi! Giuseppe Biancheri, nel lasciare questo altissimo seggio, che per oltre un ventennio, anche nell'alternarsi delle politiche vicende, tenne con tanto decoro, un voto supremo esprimeva per la prosperità e la grandezza della patria. (Vivi applausi).
Concedetemi che con lo stesso voto, il quale si sovrappone ad ogni controversia di partito e di idee, io mandi il saluto a voi cui debbo e serberò la più profonda deferente gratitudine; e che, in nome vostro, mandi l'augurio di lunga e prospera vita all'illustre Vegliardo, la cui competenza ed imparzialità rimangono nobile ammaestramento ed imitando esempio ai successori.
(Vivissimi applausi).
Conscio dei miei doveri, ma più ancora dei vostri diritti singoli e collettivi, abbandonando, finché io resti a questo posto, qualsiasi prevenzione o ricordo di parte, sarà per me unico titolo di onore sapere che, alla imparzialità mia doverosa ed assoluta, corrisponda il conforto della vostra fiducia.
Sarà suprema mia ambizione il meritarla. (Benissimo!) Ma il buon volere che, nella modestia delle mie forze, dedicherò a dirigere i vostri lavori, rimarrebbe sterile senza il vostro costante cordiale appoggio.
In questo pienamente confido; come mi sento sicuro della attiva, intelligente cooperazione degli insigni colleghi dell'Ufficio di Presidenza, e di quella preziosissima dei funzionari, ai quali tutti mi lega ormai una amicizia fraterna. (Applausi) Il concorso tenace della vostra volontà nello svolgimento dei lavori parlamentari è poi tanto più necessario, in quanto, di fronte al còmpito sempre più grave, che incombe allo Stato moderno, diviene sempre maggiore nei rappresentanti della Nazione il dovere di affrettarsi a intenderne i sentimenti, a sodisfarne i bisogni. Occorre che niuna pubblica manifestazione sopravanzi mai la Camera sul terreno del progressivo sviluppo dei nostri ordinamenti; (Applausi) ma che essa invece ne sia prudente e previdente precorritrice, ascoltando le voci della pubblica opinione e della stampa che ne è la illuminata e sollecita interprete. (Vivi applausi).
Gravi sono i problemi che ci incalzano di riforme sociali e giudiziarie, di opere pubbliche e di alleviamenti tributari, concretati nei disegni di legge che saranno oggetto dei vostri studi.
Mentre la prosperità economica, per virtù d'impulsi e di ardimenti individuali, si afferma rigogliosa in parecchie regioni, è indispensabile risvegliare ed integrare le energie di quelle altre, che ben sepolti domini hanno reso men preparate a tentare le nuove vie che le moderne legislazioni vanno di continuo aprendo; e provvedere a che i pubblici servizi e principalmente quello ferroviario (Vive approvazioni) raggiungano lo scopo essenziale di secondare e giovare il mirabile progresso del paese, del quale furono splendida testimonianza la coraggiosa conversione del debito pubblico ed il recente fortunato successo dell'esposizione mondiale di Milano.
(Bene!) Nel lungo e faticoso cammino, onorevoli colleghi, nessuna incertezza ci arresti; ma ci arrida invece la sicura fede nello splendido avvenire che attende l'Italia nostra. (Benissimo!) Io la sento quella fede e viva e forte, come nei miei giovani anni. (Bene! Bravo!) Di quell'avvenire difficilmente io godrò; ma ne ho piena negli occhi della mente la visione.
Perché chi ha vissuto i giorni dell'Italia divisa e serva, ed ha visto soltanto dalla indipendenza nazionale - bene supremo senza il quale la stessa libertà è cosa vana - sorgere il miracolo, unico nella storia, della vertiginosa ascesa del Paese nostro alla dignità di Stato forte e geniale, vigoroso e pronto alle più gagliarde e liberali iniziative, non può non nutrire certezza delle maggiori fortune. (Applausi vivissimi).
Né queste mancheranno, se l'opera nostra sarà rivolta, oltreché al benessere materiale del popolo, al suo progresso intellettuale e morale, ad elevarne sempre più il sentimento del dovere e dell'onore, ad educarlo alle più alte idealità. (Bravo!) È pur questo il programma che Vittorio Emanuele III, rivolgendo la prima volta la parola ai Rappresentanti della nazione, additava comune al Principe e al Parlamento. (Vive approvazioni - Entusiastico applauso).
Con tale invocazione, nel di Lui nome sacro alle più gloriose tradizioni dell'Italia risorta, vi invito, onorevoli colleghi, con animo riboccante d'affetto per voi tutti, a riprendere il corso dei nostri lavori. (Vivissimi, generali, prolungati applausi).