Nella seduta inaugurale della XXIII legislatura del Regno, il 25 marzo 1909, Giuseppe Marcora è eletto per la terza volta Presidente della Camera dei deputati, con 308 voti su 436 votanti. Nella seduta del giorno successivo apre il proprio discorso di insediamento con il ricordo del recente terremoto di Messina e Reggio Calabria. Invita la nuova Camera a rinnovare il voto del Parlamento precedente, assumendo su di sé l'impegno «di restituire alla vita le due nobilissime città». I compiti che attendono gli eletti sono importanti e delicati e richiedono «la maggiore concordia di pensiero ed azione»: il Paese aspetta il riordinamento dei pubblici servizi, la riforma dei codici, il rafforzamento delle istituzioni educative, affinché cessi per sempre «l'obbrobrioso analfabetismo»; auspica poi la ricerca di un'armonia tra le esigenze del lavoro e quelle del capitale, una più equa distribuzione di oneri e benefici tra le diverse regioni, lo sviluppo della ricchezza. Il tutto «presidiato dal più assoluto rispetto della libertà». Ricorda, infine, che spetta ai deputati un'azione che non ha limiti di tempo e che legherà la nuova Camera alle successive: la religione del dovere.