L'applicazione della nuova legge elettorale, che estende il diritto di voto a tutti i cittadini maschi, anche analfabeti di età superiore a trent'anni, alle elezioni politiche del 26 ottobre 1913, a cui partecipano per la prima volta anche i cattolici, porta quasi a triplicare il corpo elettorale. Nella prima seduta della XXIV legislatura, il 28 novembre 1913, l'Assemblea elegge, per la quarta volta, Giuseppe Marcora Presidente della Camera dei deputati, con 304 voti su 474 votanti. Nel discorso di insediamento il Presidente afferma che avrebbe preferito che «altri, più alacre di intelletto e meno carico di anni, fosse da voi prescelto a questo posto», ma interpreta la scelta della nuova Camera, eletta «con quasi universale suffragio», come una precisa volontà di dare continuità all'attività del Parlamento, riannodando un filo che parte dal Risorgimento. Passa poi ad elencare i risultati raggiunti dalle precedenti Assemblee, ma allorché ricorda l'impresa libica l'estrema sinistra insorge. Il discorso si sposta, quindi, sui problemi che sono davanti agli eletti, ai quali rammenta che la più ampia rappresentanza popolare della nuova Assemblea invita ancor più a non sommergere «nella cura soverchia dei particolari, e pur sempre legittimi interessi» il bene della collettività.