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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Adriano Mari

IX Legislatura del Regno d'Italia

Tornata dell'11 dicembre 1865

Presidente. (Movimento d'attenzione) Colleghi onorevoli. Chiamato a sì alto ufficio, non so dirvi con quanta trepidazione io venga ad assumerlo. Era ben lungi dalle mie speranze, e, dirò ancora, dai miei desiderii. Ma, dopo che mi avete onorato della vostra fiducia, debbe cedere al sentimento del dovere qualunque altra ragione che mi riguardi. Io vi dichiaro la più viva e sincera riconoscenza per così grande testimonianza di onore. Credo di farmi interprete degli animi vostri, rivolgendo parole di ringraziamento all'onorevole presidente decano e agli onorevoli deputati dell'ufficio provvisorio, che hanno fin qui diretto le vostre adunanze. Ora che la Camera è costituita, sarà mio primo pensiero di renderne informato il Re ed il Senato, siccome il regolamento prescrive. Signori! Io sento tutta la gravità dell'incarico che mi avete affiddato. Siatene certi. Porrò ogni cura per adempirlo nel modo che mi sia dato migliore. L'adempirò con fermezza sì, ma in pari tempo colla più scrupolosa imparzialità. E mi confido che il senno vostro e la vostra benevolenza mi renderanno più agevole l'adempimento dei miei doveri. Non dubito che voi con assidua alacrità nei lavori, con serena e dignitosa calma nella pubbliche discussioni, animati dal santo amore di patria, sapremo risolvere in pro del paese le gravi questioni che vi saranno proposte. Solo un desiderio mi sia lecito manifestarvi. Le opinioni tutte, che non sieno contrarie all'ordine costituito, hanno diritto di essere qui rappresentate. Ma nei Parlamenti, un partito che prevalga sugli altri bisogna pur che vi sia. Se una Camera è divisa in frazioni, ciascuna delle quali non basti a costituir maggioranza, difficilmente il paese può sperar buone leggi; niun Governo può avere forza e durata; né può accrescersi quella fede nelle istituzioni parlamentarie, che è condizione di vita per la nostra Italia, e che è nel voto di quanti in Europa amano la libertà. La Provvidenza ci ha largamente aiutati; ma dobbiamo aiutarci pur noi. Una grande impresa non si conduce a termine senza concordia d'animi e di voleri. (Bene!) Fate, vi prego, che quanti dei nostri colleghi professano la stessa fede politica s'intendano e si conciliino tra loro. Ed io sarò lieto, se dall'alto di questo Seggio vedrò in breve tempo costituirsi una maggioranza, che valga a sostenere, o dalla quale possa emergere uno stabile Governo. Questo, colleghi onorevoli, è il mio più fervido voto. Non v'incresca che io lo abbia così apertamente espresso. A ciò fare mi ha indotto l'intimo convincimento, che senza comporsi a concordia vera e durevole per conformità di principii l'opera nostra mal potrà provvedere al benessere del popolo, al decoro ed alla grandezza della nazione.