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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Adriano Mari

X Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 29 marzo 1867

Presidente. Onorevoli colleghi; io mi tengo altamente onorato della vostra fiducia, e ve ne rendo grazie. Mi propongo e spero di potervi manifestare la mia riconoscenza, meglio che con parole, adempiendo con zelo e vigorosa imparzialità all'alto ufficio al quale vi è piaciuto chiamarmi. Dei bisogni nostri, dell'urgenza dei nostri lavori, dell'ansiosa aspettativa che ne sente il Paese, nulla potrei dirvi che non sia già nel pensiero di tutti. Cessate le esterne minaccie, assicurata la nostra indipendenza, noi tutti comprendiamo quanto sia necessario dirigere a pratico e fruttuoso risultato le fatiche parlamentarie, senza spreco di forze e senza intemperanza di passioni. (Bravo! Benissimo!) Non è delle gare dei partiti che avremo a temere. Il pericolo più grave proviene dalle condizioni difficili della nostra finanza. Non si compiono grandi rivolgimenti politici, non si uniscono le sparse membra di una nazione, non si affrontano sanguinose lotte, non si dà vita a grandiose opere pubbliche, senza ingenti dispendi e sacrifizi. Altre nazioni ebbero a passare per le vicende delle rivoluzioni e delle guerre, e videro le loro finanze ridotte all'estremo; pur si riebbero e tornarono prospere e gloriose. Perché questo non sapremo far noi? Perché non dovremo trovar modo di avviarci e di giungere al pareggio dei nostri bilanci? Lo sperano i nostri nemici. Lo credono taluni, i quali avrebbero augurato la libertà all'Italia, negandole però l'unità e l'indipendenza; quasiché senza questo potesse aversi libertà sicura. (Voci generali: Bravo! Benissimo!) Ma noi abbiamo la profonda convinzione di potervi riuscire. A chi abbia ferma volontà nulla è difficile. E voi, ne son certo, vi darete a quest'opera con tutta l'energia degli animi vostri. Lo zelo e l'alacrità, che avete spiegata in questi primi giorni della Sessione, mostrano chiaro come vi tarda di provvedere alle necessità dello Stato. Questo sentimento mi sta così vivo nell'animo che non mi permette di aggiungere parole, e d'indugiare anco per un istante a dar principio ai nostri lavori. Sento solo il dovere di farmi interprete degli animi vostri, inviando un sincero ringraziamento a tutti gli onorevoli deputati del Seggio provvisorio, e un cordiale saluto al presidente decano; all'uomo venerando, che fu sempre devotissimo alla patria e che nella sua tarda età le serba sì vivo e giovanile l'affetto. (Vivi applausi)