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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Alessandro Pertini

VI Legislatura della Repubblica italiana

Seduta del 25 maggio 1972

Presidente. (Stando in piedi pronunzia il seguente discorso): Onorevoli colleghi, vi sono grato di aver voluto ancora una volta manifestarmi la vostra fiducia, eleggendomi a vostro Presidente.
Mio dovere, adesso, e di non deludervi, come credo di non avervi delusi nei quattro anni della precedente legislatura.
Assumo dinanzi a voi l'impegno di assolvere con assoluta imparzialità il mandato, che mi avete affidato.
Sono stato e sono uomo di parte e sarò sempre devoto alla fede politica che da oltre mezzo secolo arde nell'animo mio. Essa è la ragione prima della mia esistenza. Se rinunciassi a questa fede, cesserei spiritualmente di vivere.
Ma è evidente che quando sono a questo seggio devo dimenticare d'essere uomo di parte per ricordarmi solo d'essere il Presidente di tutta l'Assemblea e di avere due doveri: osservare il regolamento e farlo osservare.
Per altro un vero uomo di fede deve rispettare le fedi altrui.
Ma avrò bisogno della collaborazione di tutti voi. Ve la chiedo, onorevoli colleghi, e vogliate accogliere questa mia esortazione con il medesimo animo, con cui io ve la rivolgo.
Questa collaborazione mi è stata lealmente data da tutti i colleghi della precedente legislatura. Anche per questo è stata una legislatura feconda.
Abbiamo lavorato intensamente e seriamente, cercando di soddisfare aspirazioni e interessi della classe lavoratrice, del popolo italiano. Sentiamo di aver fatto tutto il nostro dovere.
All'inizio di questa nuova legislatura insieme assumiamo l'impegno, onorevoli colleghi, di operare sempre nell'interesse del paese senza badare alle nostre persone.
Qui potrà e dovrà svolgersi il libero confronto di tutte le idee e di tutte le opinioni. Confronto utile e indispensabile, se si vuole trovare la via giusta da seguire, perché nessuno può considerarsi depositario della verità assoluta.
Mettere a raffronto la propria opinione con quella dell'avversario aiuterà a correggere errori e a colmare lacune.
Per altro proprio in questo confronto sta la democrazia. E noi per primi dobbiamo dare l'esempio di come debbono svolgersi le lotte nel nostro paese: con il metodo democratico e non con la violenza.
La violenza turba la vita civile del paese e le lotte che il movimento operaio organizzato intende sostenere restando sul terreno della democrazia.
Per questo respingiamo e condanniamo la violenza.
Respingiamo e condanniamo la violenza anche perché non vogliamo che il nostro popolo sia ricacciato indietro; non vogliamo che vada perduta la libertà, la cui riconquista tanto è costata agli italiani, e non vogliamo che le nuove generazioni debbano conoscere l'amara esperienza che abbiamo conosciuta noi. (Vivi applausi all'estrema sinistra, a sinistra e al centro).
Il destino dei giovani deve starci particolarmente a cuore, perché essi rappresentano l'avvenire della patria. Noi ci siamo battuti per lunghi anni e pagando alti prezzi perché i giovani potessero godere della libertà in tutta la sua pienezza. Ma non potremo mai consentire la libertà di uccidere la libertà.
In questo modo, onorevoli colleghi, non solo dimostreremo di non voler tradire la nostra coscienza di uomini liberi, ma esalteremo anche il prestigio del Parlamento, di questo libero Parlamento che è una conquista della tenace e lunga lotta antifascista e della Resistenza. (Vivissimi, prolungati applausi all'estrema sinistra, a sinistra e al centro).
Se con questi propositi ci metteremo al lavoro, onorevoli colleghi, non deluderemo la fiducia riposta in noi dal corpo elettorale italiano.
Prima di terminare, invio il mio deferente saluto al Presidente della Repubblica, Giovanni Leone (Vivi, generali applausi), già prestigioso Presidente di questo ramo del Parlamento.
Un cordiale saluto rivolgo al Presidente del Senato, Amintore Fanfani (Vivi applausi), con la certezza che la nostra amichevole collaborazione continuerà nell'interesse del Parlamento.
Il mio saluto ai giornalisti della stampa parlamentare (Vivi applausi), che hanno il compito di far conoscere all'opinione pubblica la nostra attività. Li consideriamo, quindi, dei nostri preziosi collaboratori, anche quando ci muovono critiche, rispettosi come siamo sempre stati della libertà di stampa.
Un saluto particolare a tutti gli impiegati della Camera, dal Segretario generale al più giovane dei commessi. (Vivi applausi). Nei quattro anni della precedente legislatura ho potuto maggiormente constatare come questi nostri bravi funzionari - sotto la guida del dottor Francesco Cosentino - si prodighino per agevolare il nostro lavoro.
E un augurio lasciatemi formulare, onorevoli colleghi, questo: che i nostri lavori possano iniziare al più presto.
Il paese non può attendere oltre. Pressanti problemi gli stanno di fronte e solo il Parlamento può dare adesso una giusta e pronta soluzione.
Chiediamo d'essere messi in grado d'iniziare al più presto i nostri lavori, perché intendiamo assolvere pienamente il mandato a noi affidato dal corpo elettorale italiano.
Questo mandato si sintetizza, a mio avviso, nel consolidamento della democrazia, sì che essa, con le riforme, sempre più affondi le sue radici in seno alla classe lavoratrice; nel soddisfare la sete di giustizia sociale del nostro popolo e nella strenua difesa della pace, mirando alla fratellanza fra tutti i popoli della Terra. (Tutti i deputati si levano in piedi - Vivissimi, prolungati applausi all'estrema sinistra, a sinistra e al centro).