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Portale storico della Camera dei deputati

Il Regolamento dell'8 maggio 1848

testo integrale del regolamento

Il primo Regolamento della Camera dei deputati fu quello approvato dalla Camera subalpina, il giorno della sua prima seduta, l'8 maggio 1848.
Il Regolamento fu adottato dalla Camera in via provvisoria: sebbene la capacità di darsi un proprio regolamento fosse riconosciuta dall'articolo 61 dello Statuto, concesso da Carlo Alberto il 4 marzo 1848, il Regolamento del 1848 non fu il frutto di un'elaborazione autonoma della Camera medesima, essendo stato predisposto dal Governo presieduto da Cesare Balbo, sul modello del Regolamento francese del 1839 ed, in parte, di quello belga del 1831.

La qualificazione della provvisorietà del Regolamento (e la sua approvazione senza discussione) furono dovute alla circostanza che, essendo necessario dotarsi di un regolamento, si rendeva altrettanto necessario procedervi celermente con l'avvertenza che le eventuali modificazioni ed aggiunte si sarebbero potute apportare una volta verificatone il concreto funzionamento nell'esperienza.
Il testo del Regolamento era assai breve (89 articoli), ma, in proposito, non va dimenticato che già nello Statuto albertino erano contenute molteplici norme riguardanti la disciplina delle assemblee legislative.
Tra i criteri fondamentali che informavano il testo del 1848 merita di essere ricordato, in particolare, relativamente all'organizzazione del procedimento legislativo, il c.d. sistema degli uffici.
Gli uffici (previsti in numero di 7) erano collegi minori di carattere temporaneo, rinnovabili ogni mese, tra i quali si ripartivano i parlamentari, secondo un criterio di estrazione a sorte; il meccanismo prevedeva dunque che gli uffici esaminassero i disegni di legge e gli emendamenti di loro competenza, nominando un commissario; quando almeno due terzi degli uffici avessero nominato i commissari, questi si riunivano in "Ufficio centrale" e, terminata la discussione, designavano un relatore con l'incarico di redigere una relazione scritta, che era stampata e distribuita alla Camera, di norma, almeno 24 ore prima della discussione in seduta pubblica.
La discussione delle proposte era generale e particolare; quest'ultima verteva sugli articoli; ogni deputato aveva il diritto di presentare emendamenti, che però per poter essere messi ai voti necessitavano dell'appoggio di almeno cinque deputati; seguiva poi la votazione finale, a scrutinio segreto, come imponeva lo Statuto.
Erano previste due Commissioni permanenti, elette a scrutinio segreto: la Commissione finanza e contabilità e la Commissione agricoltura, industria e commercio. Vi era anche una Commissione per le petizioni - formata da sette membri nominati da ciascun Ufficio, ogni mese - la quale aveva il compito di presentare alla Camera ogni settimana un rapporto sulle petizioni pervenute alla Camera medesima.
La facoltà di parlare era accordata secondo l'ordine di iscrizione alternativamente pro, sopra e contro le proposte in discussione; il deputato parlava in piedi dalla tribuna o dal suo stallo; non poteva partecipare più di due volte alla discussione sullo stesso argomento, salvo che per la posizione della questione, per fatto personale o per richiamo al Regolamento.
Le votazioni in genere avvenivano per alzata e seduta, salvo il voto finale sui disegni di legge e la nomina di Commissioni, da effettuare sempre a scrutinio segreto; dieci deputati potevano comunque chiedere "l'appello nominale e ad alta voce" o lo scrutinio segreto. Le deliberazioni erano adottate a maggioranza assoluta dei votanti.
Il Regolamento recava, infine, alcune disposizioni riguardanti l'organizzazione amministrativa della Camera (si prevedeva la figura dell'estensore del processo verbale e del bibliotecario-archivista, cui si aggiungevano disposizioni riguardanti la Biblioteca e gli Archivi della Camera).

Sul testo del 1848 furono introdotte alcune specifiche modifiche (che furono però considerate aggiunte al testo del 1848): la prima modifica fu quella adottata nella seduta del 30 giugno del 1848, che concerneva l'organizzazione degli Uffici; la seconda, approvata nella seduta del 20 dicembre dello stesso anno, riguardava le tribune pubbliche; la terza, adottata nella seduta del 23 dicembre 1848 relativa alla Commissione per la biblioteca della Camera. Sempre sulla stessa materia della Commissione per la biblioteca intervenne poi la modifica approvata il 31 agosto 1849 (su cui si reintervenì ancora nella seduta del 13 marzo 1852); il 22 aprile 1850, si intervenne poi sulla disciplina delle petizioni (oggetto di una specificazione nella seduta del 4 gennaio 1850). Un'ulteriore modifica al regolamento del 1848 intervenne quindi durante la seduta del 17 marzo 1857, quando la Camera approvò una risoluzione con cui si lasciava al potere discrezionale del Presidente stabilire se il numero dei membri fosse prossimo al numero legale al fine di potere aprire le discussioni.
Se queste furono puntuali modifiche approvate al testo del 1848, in quegli anni si svolse comunque una discussione per una riforma più organica del testo regolamentare: l'8 gennaio 1850, nella IV legislatura, fu approvata la proposta dell'on. Balbo di nominare una Commissione "allo scopo di studiare ed estendere il Regolamento interno della Camera e farne rapporto ad essa." Nominata la Commissione, il 14 giugno 1850 fu presentato dal relatore Torelli un progetto di nuovo Regolamento (n. 86), con il quale in particolare si avanzava la proposta di abolizione del sistema degli Uffici, proponendosi in suo luogo il sistema delle tre letture. Il progetto di nuovo Regolamento non giunse tuttavia alla discussione della Camera.
Anche nella V legislatura si ripropose la questione con la nomina di una nuova Commissione che presentò il 16 giugno 1856 la relazione (n. 101); la nuova proposta della Commissione non prevedeva l'abolizione totale del sistema degli Uffici, che sarebbe stato seguito ove ne fosse stata fatta apposita richiesta da un certo quorum di deputati; si ipotizzava invece un sistema intermedio. Questa proposta non fu discussa per la chiusura della Sessione avvenuta lo stesso giorno della presentazione della relazione e fu ripresa nella sessione successiva della medesima legislatura. A seguito della discussione svoltasi il 27 febbraio 1857, fu nuovamente investita la Commissione, ricostituitasi, che presentò il 3 marzo 1857 una nuova relazione del deputato Torelli, con un'ulteriore nuova proposta riguardante la procedura per la discussione delle proposte di legge. Ma anche in questo caso la riforma non fu discussa dalla Camera, essendo intervenuta la fine della V legislatura.
 
 
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