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Documenti ed Atti

XIV Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/00267 presentata da GRILLINI FRANCO (DEMOCRATICI DI SINISTRA-L'ULIVO) in data 28/09/2001

Interrogazione a risposta orale Atto Camera Interrogazione a risposta orale 3-00267 presentata da FRANCO GRILLINI venerdì 28 settembre 2001 nella seduta n. 039 GRILLINI, FINOCCHIARO, RUZZANTE, MANCINI, LUCIDI, FOLENA, LEONI, POLLASTRINI, ZANOTTI, ANGIONI, SANDI, CENTO, MAURA COSSUTTA, INTINI, TITTI DE SIMONE, VENDOLA, SINISCALCHI, ROCCHI, CIALENTE, BIMBI, ZUNINO, PISA, AGOSTINI, SERENI, PISTONE, BULGARELLI e ZANELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che: ogni anno vengono assassinate, in Italia, persone omosessuali e transessuali a causa di sentimenti e comportamenti ferocemente omofobi e razzisti che ristagnano in alcuni settori e sacche di marginalità sociale. Nella sola capitale 26 risultano gli omicidi di omosessuali dal 1990 ad oggi. Tutti molto omogenei per caratteristiche e modalità. Nella maggioranza dei casi si tratta di assassini perpetrati a casa delle stesse vittime, solitamente ultracinquantenni che vivono la propria omosessualità in modo nascosto, «clandestino» e, talvolta, isolato rispetto al resto della comunità Glbt (gay, lesbica, bisessuale, transessuale). Gli assassini, quando sono identificati, risultano spesso giovani legati al mondo della prostituzione maschile o relegati a varie forme di marginalità sociale (immigrati clandestini, senza-tetto, tossicodipendenti eccetera). Cresciuti non di rado in ambienti ad alto tasso di omofobia, nutrono un forte disprezzo verso i loro stessi «clienti» o partner occasionali, sentimento talvolta rincalzato da un'incerta identità sessuale e dal rifiuto della propria omosessualità. Diverso il caso delle uccisioni di persone transessuali, generalmente maturati in seno al giro della prostituzione, compiute per mano di «clienti» violenti, che uniscono allo sfregio e alla svalutazione umana della partner sessuale comportamenti di sopraffazione fino all'omicidio; a metà del luglio scorso il fenomeno, esteso a tutto il territorio nazionale, proprio a Roma ha subito un sussulto di discontinuità, destinato ad alzare il livello di allarme e di preoccupazione. A cadere vittima della ferocia omofobica è stato infatti un giovane sardo di 26 anni, Francesco Alessandro Bertorini, trasferitosi nella capitale per studio e lavoro. Notevolmente più giovane delle altre vittime, socialmente inserito, anche all'interno della comunità Glbt romana, perseguiva con passione progetti artistici che non gli negavano soddisfazioni. Imputato del suo omicidio, un partner violento, di 41 anni, incontrato poco prima, pregiudicato e da poco in libertà dopo 17 anni di carcere, per aver ucciso a bastonate una prostituta. Anche in questo caso, nelle parole della confessione dell'assassino, emerge quale elemento scatenante della ferocia omicida, il disprezzo per l'omosessualità del partner ; al fenomeno degli omicidi si aggiungono le innumerevoli violenze che vanno dal semplice dileggio, all'abuso psicologico, alla minaccia e all'aggressione verbale e fisica, talora di matrice dichiaratamente razzista o neo-nazista, che colpiscono migliaia di persone omosessuali nel nostro Paese. La varietà dei fenomeni non offusca tuttavia la comune origine omofobica dei comportamenti. Lo sfregio, il disprezzo, l'odio verso la diversità rappresentata dalle persone omosessuali e transessuali, soprattutto di quelle che aspirano ad una vita socialmente integrata e non nascondono la propria identità, sono riscontrabili in ognuna delle aggressioni portate alla luce e documentate; le stesse forze dell'ordine ammettono la difficoltà investigativa di questo tipo di omicidi e violenze. Le indagini devono infatti misurarsi con l'omertà delle vittime e delle persone loro più vicine, che non di rado vedono ancora nella polizia un «nemico» da cui guardarsi, anche per episodi e comportamenti in qualche modo umilianti o minacciosi di cui si sono resi protagonisti alcuni suoi stessi componenti. Se a ciò si aggiunge la natura stessa delle aggressioni spesso scaturite da avventure occasionali e clandestine e non maturate, quindi, all'interno della rete delle relazioni abituali delle vittime, si può facilmente comprendere la difficoltà dell'opera di prevenzione e repressione di questo tipo di crimini, dalla legislazione di un numero via via crescente di paesi occidentali definiti «crimini dell'odio» ( hate crimes nei paesi anglosassoni); dagli studi e dalle esperienze di altri stati (Gran Bretagna, Austria, Olanda) è emerso che il nodo strategico su cui intervenire, per contrastare efficacemente queste violenze, è costituito dalla relazione tra forze dell'ordine, persone omosessuali e comunità Glbt. Avviando una campagna di formazione degli operatori delle agenzie deputate a vigilare sulla sicurezza dei cittadini, anche attraverso l'opportuno coinvolgimento delle organizzazioni Glbt, è possibile accrescere la fiducia e il rispetto reciproco tra persone omosessuali, transessuali e polizia; in Gran Bretagna la polizia prevede veri e propri reparti «gay» annoverati tra le cosiddette Community safety units (Csu) che si occupano di crimini d'odio, razzisti, omofobici e di violenza domestica. Queste unità sono diffuse in tutta Londra e si compongono di personale specificamente addestrato per relazionarsi con le diverse comunità e per trattare diverse questioni culturali. Le unità Csu lavorano in stretto contatto con le organizzazioni rappresentanti delle diverse comunità. Recepiscono denunce dalle organizzazioni (ma anche da amici o parenti) in caso la vittima preferisse non rapportarsi direttamente con la polizia. Indirizzano la vittima stessa alle associazioni in caso si sia rivolta in prima istanza alle unità Csu non, o non solo, per denunciare l'aggressione, ma anche per ricevere aiuto specializzato. Le unità forniscono alla vittima tutte le informazioni durante le indagini, e garantiscono protezione qualora la vittima si sentisse in pericolo. Ogni caso e quindi ogni persona viene affidato ad un unico agente che si occuperà della questione dall'inizio alla fine. Le unità si presentano come un tramite amichevole e trasparente tra le vittime e la polizia. Dopo le indagini, infatti, e una volta formalizzata l'accusa, il caso diventa di competenza di altri organi della polizia. Il supporto continua anche qualora si giunga in tribunale. In questo caso, oltre ad un opera di informazione e sostegno, le unità garantiranno alla vittima il massimo livello di privacy. Gli scopi dichiarati del progetto sono: 1) ridurre la portata dei crimini d'odio; 2) accrescere la fiducia nella polizia da parte delle minoranze; in Olanda esistono già da anni poliziotte e poliziotti apertamente lesbiche e gay. Un progetto nato nel 1995 «Polizia e diversità» propone un corpo di polizia «ricco di colori». Nel giugno 1998 uscì un opuscolo del ministero dell'interno olandese, intitolato «Rosa in blu, polizia e omosessualità», allo scopo di promuovere il miglioramento del clima di lavoro e l'accessibilità alle persone omosessuali nelle Forze dell'ordine olandesi. Il ministero, i corpi di polizia, i sindacati di polizia e naturalmente i gay e le lesbiche vengono invitati ad impegnarsi per rimuovere ogni possibile ostacolo allo sradicamento di ogni emarginazione. La polizia olandese ha programmato di rappresentare nelle proprie file percentualmente tutti gli strati della popolazione. Rappresentare le più diverse opinioni ed i diversi stili di vita viene considerato come importante condizione per la legittimità e l'efficacia operativa della polizia. La politica multiculturale adottata pone tutti i componenti delle forze dell'ordine su un piano di parità. Da una ricerca si è costatato che organizzazioni composte da persone di diversa estrazione, cultura, razza, sesso, orientamento sessuale, eccetera si adattano meglio e più velocemente ai cambiamenti nella società. L'obiettivo è quello di una polizia preparata a lavorare in una società sempre più in evoluzione. All'inizio, naturalmente, si possono trovare resistenze all'integrazione anche all'interno dei reparti di polizia. Gli elementi stranieri e omosessuali vengono per questo motivo accompagnati dai cosiddetti «tutori», i quali si adoperano per eliminare ogni razzismo o emarginazione. Viene giudicato importante rappresentare ampie quote di persone di colore e gay anche nei quadri dirigenziali della polizia. Il principio ispiratore di questa politica è che una polizia viene legittimata e riconosciuta dal pubblico se riesce ad essere lo specchio pulito della società nella quale deve operare. Il reclutamento di personale multiculturale non viene considerato un'opzione, bensì una necessità motivata da chiari interessi. Questo non vale solo per la polizia ma per tutta la pubblica amministrazione ed anche per le aziende. Per la pubblicazione e l'informazione sulla politica multiculturale vengono impiegati depliant, messaggi e-mail, numeri verdi, materiali audiovisivi, giornali, radio e televisioni nazionali e regionali, pubblicazioni dei diversi gruppi. La pubblicità risultata più efficace è il passa parola sulle esperienze positive avute con la polizia. Si considera prioritario cambiare la visione negativa, che spesso gli omosessuali e gli immigrati hanno delle forze dell'ordine, in passato viste come un apparato repressivo. In una visione positiva, invece, che considera il poliziotto un vero difensore della legge, dell'equità, ci si rende conto del compito sociale di quella professione: la promozione di una convivenza civile senza razzismo e senza emarginazione. L'esperienza fatta in Olanda insegna che è meglio reclutare due o tre gay insieme e non uno alla volta. Viene anche consigliato di organizzare attività culturali e di informazione all'interno dei reparti, attività volte a perseguire l'accettazione del diverso. Per ottenere risultati soddisfacenti e duraturi si consiglia l'istituzione di corsi di comunicazione interculturale che serviranno a promuovere l'integrazione delle persone diverse con le quali si dovrà collaborare e a riconoscere ed evitare atteggiamenti, anche involontari, offensivi ed emarginanti. In Olanda questa rivoluzione culturale è già avviata da tempo e dopo che nel 1996 i ministeri interessati ebbero dato il via al progetto «Polizia e diversità 1996-2000», già si vedono positivi e incoraggianti risultati. Il progetto, basato su approfonditi studi di diverse università, di consulenti delle forze dell'ordine, gay e lesbiche, medici, psicologi, sessuologi, sociologi, criminologi, eccetera, promuove l'informazione allo scopo di rimuovere pregiudizi e stereotipi nei riguardi dell'omosessualità. La polizia impara così ad avere un atteggiamento positivo verso il mondo dei diversi ed acquista una sufficiente conoscenza e preparazione nei riguardi dell'omosessualità. La polizia impara così ad avere un atteggiamento positivo verso il mondo dei diversi ed acquista una sufficiente conoscenza e preparazione nei riguardi dell'omosessualità, un ambiente un tempo nascosto, omertoso, di difficile interpretazione, che ora si sta aprendo ineluttabilmente con risultati di vasta portata sociale; in Australia è in corso un progetto decisamente avanzato ed esclusivamente mirato alla comunità gay. Scopi dichiarati sono migliorare i rapporti tra Polizia e comunità Glbt, ridurre i crimini contro le persone omosessuali e transessuali e incoraggiare la denuncia di crimini basati sull'odio. La costruzione di un rapporto fiduciario passa anche attraverso il pubblico riconoscimento che fino al 1984 la polizia era compiaciuta delle violenze perpetrate ai danni di persone Glbt, se non, addirittura, parte attiva di atti violenti. Altri elementi fondamentali della costruzione di tale rapporto sono: la partecipazione in uniforme ed in orario di lavoro ad appuntamenti gay come il famosissimo Gay and Lesbian Mardi Gras e il reclutamento di personale gay-lesbico con pubblicità mirate in pubblicazioni Glbt. A questo proposito va sottolineato che, tuttavia, i Gllo ( Gay and Lesbian Liaison officers), gli operatori della polizia australiana che si occupano di crimini contro omosessuali o transessuali, non sono necessariamente persone Glbt. I crimini presi in considerazione sono: insulti, molestie, percosse, violenza, minacce e molestie nel quartiere di residenza, omicidi, estorsione di denaro, ricatto, rapina, violenza domestica (incluse rappresaglie della famiglia d'origine o della precedente famiglia eterosessuale alla scoperta dell'omosessualità della vittima), violenza sessuale. Tutti gli agenti ricevono un addestramento specifico per operare con la comunità Glbt e un manuale viene messo a loro disposizione. Lo stesso sito web fornisce già un significativo servizio informativo con una sezione riguardante le leggi e i diritti delle persone omosessuali. In alcune zone sono, inoltre, stati costituiti comitati consultivi composti da esponenti della comunità Glbt che la polizia deve consultare prima di compiere un'ampia gamma di azioni. I Gllo, agenti impiegati a tempo pieno in questo settore, sono presenti in tutti i commissariati di Sydney e in molti del New South Wales. Essi sono disponibili come punti di contatto per i membri della comunità Glbt e assistono l'implementazione dei pattugliamenti della polizia attuati per ridurre, prevenire e rispondere ai crimini contro persone Glbt. Anche il progetto australiano, che assume i tratti di un customer service, punta molto sulla confidenzialità e il rapporto personale tra Gllo e persone Glbt. Tra le altre attività spiccano: una campagna educativa rivolta alla comunità Glbt, per incentivare le denunce dei crimini basati sull'odio; gruppi di lavoro nelle scuole, con la presenza di agenti e persone Glbt, per prevenire l'omofobia e la violenza contro gay e lesbiche; la promozione a livello internazionale della consapevolezza dell'esistenza della violenza antigay; l'istituzione di unità di assistenza utenti ove esprimere lagnanze riguardanti la condotta della polizia e i servizi da essa offerti; l'istituzione di un ufficio ove gli impiegati delle forze di polizia possono denunciare discriminazioni sofferte e trovare assistenza; la formulazione di un vademecum per il comportamento più adatto che gli agenti devono adottare nel loro servizio di prevenzione del crimine nei luoghi frequentati da gay; in Italia, nel 1986 ci fu il primo incontro tra una delegazione delle associazioni gay e l'allora sottosegretario agli interni onorevole Barsacchi, nel 1994 una delegazione dell'Arcigay è stata ricevuta dall'allora Ministro dell'interno Roberto Maroni e nel 1997 dall'omologo Ministro Giorgio Napolitano, ponendo all'attenzione del Governo il fenomeno delle violenze e degli omicidi delle persone omosessuali e transessuali e ricevendo ampie assicurazioni sull'impegno del Ministero stesso. Nell'agosto 1996, il questore di Viterbo, dottor Vincenzo Boncoraglio, istituì il primo numero telefonico di una questura al servizio di persone omosessuali vittime di violenze e abusi. Iniziativa che venne ripresa poi a Roma ed in altre città, rappresentando un significativo segnale di apertura della polizia verso le problematiche gay. Nel 1998 è stato individuato come referente di un percorso comune, all'interno del Ministero dell'interno, il dottor Pansa, senza tuttavia conseguenze sul piano operativo -: se il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno nonvogliano intervenire nell'ambito delle rispettive competenze per promuovere nuove e più efficaci misure atte a contrastare, prevenire e reprimere violenze e omicidi di persone omosessuali e transessuali, e in particolare a: istituire appositi corsi di formazione rivolti alle forze dell'ordine sul rapporto con la comunità gay lesbica, finalizzati al rispetto delle identità individuali e al sereno rapporto con le strutture organizzate della comunità Glbt; abolire definitivamente la pratica della schedatura delle persone omosessuali; garantire la non discriminazione all'interno delle forze dell'ordine del personale omosessuale, oggi costretto per lo più a nascondere la propria identità ed esposto al rischio di licenziamento; attivare, a cura del centro studi del Ministero degli interni, un «libro bianco» annuale sui suicidi e sui delitti anti-gay e lanciare una campagna di prevenzione condotta unitariamente alle associazioni Glbt; individuare un funzionario responsabile delle relazioni tra la comunità Glbt e le forze dell'ordine così come già fatto nelle precedenti legislature; incontrare una delegazione di rappresentanti delle associazioni Glbt italiane per discutere della possibilità di realizzazione, implementazione e attivazione delle richieste ai punti precedenti.(3-00267)

 
Cronologia
giovedì 20 settembre
  • Politica estera ed eventi internazionali
    Si riunisce a Berlino, in Germania, il Consiglio europeo straordinario per analizzare la situazione internazionale dopo gli attentati negli Stati Uniti dell'11 settembre.

mercoledì 3 ottobre
  • Politica estera ed eventi internazionali
    A seguito degli attentati dell'11 settembre, il Consiglio atlantico riconosce, per la prima volta nella storia dell'Alleanza, l'esistenza delle condizioni per l'applicazione dell'articolo 5 del Trattato, ai sensi del quale un attacco armato contro un membro dell'Alleanza deve essere considerato come un attacco contro tutti i membri dell'Alleanza stessa.