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Documenti ed Atti

XVII Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00366 presentata da LACQUANITI LUIGI (SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA') in data 06/05/2013

Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-00366 presentato da LACQUANITI Luigi testo di Lunedì 6 maggio 2013, seduta n. 12 LACQUANITI , PELLEGRINO , DI SALVO , ZAN , ZARATTI , MELILLA e NICCHI . — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che: tra i Siti da bonificare di interesse nazionale, sono incluse le aree del comune di Brescia che sono state interessate da contaminazione diffusa da policlorobifenili (PCB), PCDD-PCDF, arsenico e mercurio, derivanti, principalmente, dalle attività pregresse dello stabilimento chimico Caffaro spa, che hanno prodotto un disastro ambientale; fino al 1984 l'azienda Caffaro di Brescia è stata impegnata nella produzione di policlorobifenili (PCB) avviata negli anni ’30, su concessione della multinazionale Monsanto, titolare del brevetto; la produzione bresciana di policlorobifenili ha raggiunto livelli considerevoli proprio a ridosso degli anni ’80; dagli anni ’70 viene riconosciuta la pericolosità dei PCB, vengono riconosciute le loro potenzialità tossiche e la loro capacità di attecchire sul DNA umano; più in particolare l'esposizione ai PCB al di sopra dei limiti evidenziati dalla ricerca medico-scientifica e definiti dal legislatore, ha effetti patogeni di vario tipo: alterazioni al funzionamento di fegato e pancreas, alterazioni a carico del sistema immunitario, fino al loro grave e riconosciuto effetto cancerogeno (IARC 2013); nel 1979 il Congresso degli Stati Uniti ne vieta la produzione sul proprio territorio e la multinazionale Monsanto cessa definitivamente la produzione; in Italia nel 1982 con il decreto del Presidente della Repubblica n.915, nel 1988 con il decreto del Presidente della Repubblica n.261 e nel 1992 con il decreto legislativo n.22 vengono posti limiti sempre più restrittivi all'uso dei policlorobifenili; il decreto legislativo n.209 del 1999 recepisce la direttiva 96/59 della Comunità europea che regola lo smaltimento di policlorobifenili e definisce i controlli a carico degli impianti di smaltimento; negli ultimi 15 anni ripetute inchieste giornalistiche e pubblicazioni a carattere divulgativo mettono in luce le esposizioni prolungate cui sono stati sottoposti nel tempo i lavoratori della Caffaro di Brescia impiegati nella produzione dei PCB, senza che fossero a conoscenza della loro estrema pericolosità; le ricerche mettono in luce anche come alla Caffaro di Brescia fossero assenti le procedure minimali di protezione nei processi d'immagazzinamento con sversamenti incontrollati e prolungati sul suolo dello stabilimento; il terreno sarebbe stato sottoposto a sversamenti per svariati decenni, per cui è ragionevole ritenere che anche attraverso tale via le sostanze inquinanti abbiano raggiunto la falda; inoltre, le acque di scarico dello stabilimento, cariche di PCB e di altre sostanze tossiche, essendo recapitate direttamente nelle acque superficiali delle rogge, sono state per decenni utilizzate per l'irrigazione dei campi a valle della Caffaro e quindi penetrate nella catena alimentare umana; le ricerche effettuate dall'ARPA di Brescia su mandato del Comune di Brescia denunciano come i valori d'inquinamento ambientale nei terreni siano superiori anche di 5000 volte quelli normali fissati dal decreto ministeriale n.471 del 1999 (livelli per le aree residenziali pari a 0,001 mg/kg, successivamente modificato in 0,060 mg/kg); altre ricerche effettuate dall'ASL di Brescia riportano nei cittadini residenti presso i terreni interessati, valori anche 10/20 volte maggiori quelli normali di assorbimento a carico dell'organismo umano; in particolare emerge che l'assorbimento avviene soprattutto a mezzo dell'assunzione di alimenti di origine vegetale ed animale, prodotti nel tempo nell'area interessata dalla produzione della Caffaro e nelle immediate vicinanze; Legambiente e il Comitato contro la Caffaro presentano nel 2001 un esposto alla Magistratura; successivamente viene presentata denuncia di disastro ambientale alla Procura della Repubblica di Brescia; nell'area interessata dalla produzione della Caffaro di Brescia, dichiarata fra il 2002 e il 2003 «sito di interesse nazionale Brescia Caffaro» e assunta in gestione diretta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ai fini della bonifica, viene imposto a partire dal 2001, con successive ordinanze contingibili ed urgenti dell'allora sindaco di Brescia, Paolo Corsini, tra gli altri, il divieto di coltivazione e produzione di alimenti destinati a uomini e animali; ulteriori ordinanze dell'Amministrazione mirano a bloccare la catena alimentare, anche con l'abbattimento di capi di bestiame; vengono inoltre rivolte ripetute comunicazioni alla popolazione interessata, per illustrare le precauzioni sanitarie da seguire; l'amministrazione comunale di Brescia, che dal 2000 ha aperto un procedimento amministrativo verso la società Caffaro e nel corso degli anni ha resistito con successo a numerosi ricorsi al TAR da parte di Caffaro avverso ordini del Comune di varia natura, sempre rivolti a contrastare il pesante inquinamento riscontrato, incarica un legale di seguire l'evolversi delle indagini preliminari avviate dall'autorità giudiziaria per costituirsi parte civile; dopo alterne vicende il pubblico ministero Albritti al termine delle indagini, nel 2007, riconosciuto che lo sversamento del PCB nei terreni e nelle rogge, da cui sarebbe derivato l'inquinamento ambientale, si è interrotto con la fine della produzione nel 1984, chiede che la procedura sia archiviata perché i fatti risultano ormai prescritti; il GIP Carlo Bianchetti respinge la richiesta ed esorta il pubblico ministero a continuare le indagini; tuttavia l'istanza di archiviazione viene accolta nel 2010 dal giudice per le indagini preliminari Ceravone che scrive nel disposto della sentenza: «Quasi tutti i fattori inquinanti erano correlabili a produzioni da tempo dismesse, per il Pcb dal 1984, per il mercurio dal 1997, mentre l'impiego di Tetracloruro di carbonio era cessato nel 2003: è dunque arduo ipotizzare a carico dei legali rappresentanti della società succedutisi condotte penalmente rilevanti, di colpa specifica o generica, e quand'anche dovesse diversamente opinarsi il reato di disastro colposo sarebbe ormai prescritto»; la magistratura riconosce altresì che il comune di Brescia, stante l'amministrazione Corsini, non appena ha avuto notizia dei fatti, ha correttamente attivato, per quanto era di sua spettanza, la procedura volta a dare avvio alla bonifica, e messo in atto tramite ordinanze tutte le azioni atte a tutelare la cittadinanza–: se in ragione dell'estrema gravità dei fatti e dei tempi prolungati di esposizione ai fattori inquinanti e patogeni da parte di esseri umani e terreni, e al di là dell'esito delle indagini che non ha potuto riconoscere responsabilità di natura penale, non si ritenga di adottare tutte le iniziative volte a fronteggiare la gravissima criticità sanitaria e ambientale delle aree esposte in premessa; se conseguentemente non si reputi improcrastinabile attivare tutte le necessarie risorse finanziarie al fine di avviare rapidamente la bonifica dei terreni e della falda idrica che da troppo tempo attende di essere realizzata, con gravissimi rischi per la salute pubblica e per l'ambiente; se non si intenda avviare una seria indagine, volta a valutare con certezza le conseguenze sanitarie e ambientali a cui è stata soggetta nel tempo la popolazione, e i rischi attuali a cui è ancora sottoposta, anche attraverso l'attivazione di adeguati e capillari controlli sanitari sulla popolazione interessata, e un serio monitoraggio ambientale delle aree interessate; se non si ritenga necessario attivarsi affinché tutti i dati sanitari e ambientali che sono e saranno in possesso dei soggetti istituzionali siano resi pubblici e disponibili per i cittadini. (4-00366)





 
Cronologia
giovedì 2 maggio
  • Parlamento e istituzioni

    Nomina e giuramento dei Viceministri e dei Sottosegretari di Stato.



lunedì 6 maggio
  • Parlamento e istituzioni
    Muore a Roma il senatore a vita Giulio Andreotti.

martedì 7 maggio
  • Politica, cultura e società

    A Genova, la nave porta-container Jolly nero colpisce accidentalmente una palazzina del porto, provocandone il crollo. Le vittime sono 9.