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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XVII Legislatura della repubblica italiana

INTERPELLANZA URGENTE 2/00128 presentata da MARIANO ELISA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 02/07/2013

Atto Camera Interpellanza urgente 2-00128 presentato da MARIANO Elisa testo presentato Martedì 2 luglio 2013 modificato Venerdì 12 luglio 2013, seduta n. 52 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della salute , per sapere – premesso che: la legge 8 luglio 1986, n.349, all'articolo 7, poi modificato dall'articolo 6 della legge 28 agosto 1989, n.305, e infine abrogato dall'articolo 74 del decreto legislativo n.112 del 1998, ha definito gli ambiti territoriali, con eventuali tratti marittimi, da dichiararsi «aree ad elevato rischio di crisi ambientale»; i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 novembre 1990 e del 30 luglio 1997 hanno dichiarato parte del territorio della provincia di Brindisi «area ad elevato rischio di crisi ambientale»; essa comprende Brindisi, San Pietro Vernotico, Torchiarolo e Carovigno. Dal 2002, con delibere della giunta regionale della Puglia 515/01 e 596/02, tale area a rischio fu allargata al comune di Cellino San Marco. In totale, l'area a rischio del territorio brindisino si estende su una superficie di 550 chilometri quadrati e interessa una popolazione di 130.000 abitanti circa; con il decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 1998 fu approvato il piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Brindisi; tale piano era soprattutto finalizzato «alla riduzione delle emissioni in atmosfera, alla riduzione del rischio di incidente rilevante e mitigazione delle conseguenze incidentali, nonché al risanamento di aree contaminate e degradate» (articolo 2). L'impostazione del piano di risanamento era specificamente mirata a progettare soluzioni delle problematiche ambientali «(...) non limitando l'analisi agli impatti diretti dei singoli insediamenti industriali, ma considerando anche impatti cumulativi ed indiretti determinati da una pressione sull'ambiente e sul territorio costante e combinata da parte del polo industriale nel suo complesso». Così si veniva a superare la logica del semplice rispetto dei limiti normativi applicabili ai singoli punti di emissione per proporre uno schema di risanamento che tenesse conto della sensibilità delle componenti ambientali, dell'intensità della pressione complessiva sull'ambiente dell'area a rischio e dei rischi congiunti connessi alla presenza dello specifico polo industriale (quinto comma del punto 1.1 dell'allegato A); tale piano è confermato dall'articolo 6 (piano regionale di intervento) della legge regionale 7 maggio 2008, n.6, (disposizioni in materia di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose); il decreto legislativo n.22 del 1997 e il successivo decreto legislativo n.152 del 2006 hanno incluso Brindisi tra i 57 siti di interesse nazionale per interventi di bonifica. Il territorio in questione ha un'estensione complessiva di aree private di 21 chilometri quadrati e di aree pubbliche di circa 93 chilometri quadrati, con una popolazione residente nelle aree limitrofe pari a un terzo della popolazione regionale. Il criterio di inclusione di un sito tra quelli di interesse nazionale dipende dal rischio sanitario che le condizioni di quel sito determinano per le popolazioni; il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dell'11 gennaio 2013 non ha declassificato Brindisi a sito di interesse regionale; l'ordinanza sindacale n.18 del 28 giugno 2007, a firma del sindaco Domenico Mennitti, ha vietato la coltivazione dei prodotti alimentari nei terreni limitrofi alla centrale termoelettrica a carbone Enel Federico II ed al nastro trasportatore di carbone non coperto della stessa lungo ben 12 chilometri; l'ordinanza sindacale del 2011, a firma del sindaco Mennitti, ha previsto l'interdizione totale dell'area Micorosa nei pressi del petrolchimico di Brindisi a causa dell'elevato tasso di inquinamento dei terreni; il piano regionale della qualità dell'aria predisposto dall'Arpa Puglia inserisce Brindisi in fascia C, la più critica, che necessita di azioni di riduzione dell'inquinamento; la legge regionale 24 luglio 2012, n.21, «Norme a tutela della salute, dell'ambiente e del territorio sulle emissioni industriali inquinanti per le aree pugliesi già dichiarate a elevato rischio ambientale», introduce all'articolo 2, in riferimento sia a Taranto che a Brindisi, in quanto dichiarate entrambe «aree ad elevato rischio ambientale», l'obbligo di redigere con cadenza annuale un rapporto di «valutazione del danno sanitario»; ad oggi, nel sito di interesse nazionale di Brindisi l'apparato industriale è caratterizzato da un imponente polo chimico e dal più grande polo energetico nazionale. In questi due poli operano numerose aziende – alcune delle quali dichiarate a rischio di incidente rilevante – chimiche (l'ex Polimeri Europa oggi Versalis, Syndial, Enipower, Basell Brindisi, Chemgas, Dow Poliuretani Italia, Evc), farmaceutiche, elettriche (per un totale di potenza installata di circa 5.200 megawatt con produzione di elettricità tramite energie fossili e comprensiva della più potente centrale termoelettrica a ciclo combinato – gas metano – di 1170 megawatt dell'Eni, in sostituzione del vecchio petrolchimico), industrie aeronautiche, un deposito di stoccaggio di gpl di 20.000 tonnellate, lo zuccherificio della Sfir alimentato da una centrale elettrica a biomasse, una discarica di rifiuti pericolosi e nocivi, un inceneritore di rifiuti industriali e ospedalieri e una discarica di rifiuti industriali pericolosi e di sostanze altamente nocive di 50 ettari, chiamata Micorosa (in cui sono presenti cloruro di vinile, benzene, arsenico e altro), il cui volume supera i 4 milioni rispetto ai limiti di legge e la cui profondità di sedimentazione è di ben 5 metri; in particolare, come è noto, Brindisi ospita la centrale elettrica più climalterante d'Italia – la Federico II Enel spa – con la produzione di circa 12 milioni e mezzo di tonnellate di anidride carbonica nel 2012 ed una quantità di carbone movimentata e bruciata pari a circa 5/6 milioni di tonnellate, trasportate da un nastro scoperto lungo 12 chilometri; in particolare, destano serissima preoccupazione i dati rivenienti da numerosi studi condotti da singoli o gruppi di ricercatori che, insieme con gli elementi conoscitivi apportati dall'Arpa Puglia e dalla asl di Brindisi, permettono di concludere che l'industrializzazione di Brindisi, avviata negli anni ’60, ha prodotto un gravissimo inquinamento di suolo, falde, mare e aria; sebbene i dati forniti dall'Arpa per la qualità dell'aria mostrano, mediamente, un rispetto dei limiti di legge dei macroinquinanti misurati, è bene evidenziare che sussistono alcune criticità con riferimento sia alla localizzazione delle centraline, sia alla gamma degli inquinanti misurabili, sia alla misura di microinquinanti pericolosi, ad oggi ancora non monitorati con continuità. Tuttavia, la relazione finale «Brindisi area ad alto rischio e sito nazionale per le bonifiche, ipotesi di lavoro per la tutela della salute» evidenzia come nella città di Brindisi si registri un elevato carico emissivo di diversi inquinanti, molti dei quali con effetti cancerogeni (tonnellate di ossidi di zolfo, ossidi di azoto, particolato, metalli pesanti, benzene, idrocarburi policiclici aromatici e altro). Si fa presente che le emissioni provenienti da autodichiarazioni e/o stime si basano sul funzionamento «normale» dell'impianto. Sono, pertanto, escluse emissioni accidentali che pure si sono rivelate molto frequenti; a tal proposito è opportuno tenere presente, in perfetta coerenza con le dichiarazioni rese dal presidente dell'Arpa Puglia in occasione delle audizioni presso le Commissioni VIII (Ambiente, territorio e lavori pubblici) e X (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei deputati sul decreto n.61 del 2013, che «la convinzione per la quale i limiti ambientali (sia quelli emissivi degli impianti industriali, sia gli indicatori di qualità dell'aria urbana) siano di per sé intrinsecamente idonei a tutelare la salute della popolazione residente nell'area urbana» è certamente discutibile e che solo specifiche informazioni sullo stato della salute della popolazione possono correggere la rigidità di tale approccio; nonostante la colpevole assenza, ad oggi, dell'attivazione di un registro sui tumori in provincia di Brindisi, numerosi studi hanno mostrato eccessi di mortalità generale e specifica per alcune tipologie di tumori, mentre ulteriori studi specifici hanno rilevato eventi sanitari in relazione alle distanze di residenza dall'area industriale o in relazione all'innalzamento di alcuni inquinanti atmosferici, nonostante questi ultimi fossero in concentrazione inferiore ai limiti previsti dalla legge. Ciò evidentemente fa emergere l'importanza di un'analisi non solo quantitativa, ma anche qualitativa delle polveri; tali iniziative di indagine e prevenzione sanitaria sono assolutamente necessarie, atteso che diversi studi, tra i quali si segnala « Acute effects of urban and industrial pollution in a government-designated» Environmental risk area: «the case of Brindisi, Italy Gianicolo EAL A., Mangia C, Cervino M., Vigotti MA International Journal of Environmental Health Research in press », confermano un rischio sanitario, nel sito di interesse nazionale di Brindisi, associato ad esposizione a inquinanti atmosferici, nonostante gli inquinanti considerati nell'analisi (pm10 e diossido di azoto), per il periodo 2001-2007 considerato, siano in concentrazione inferiore ai limiti di legge; del resto, già uno studio di Portaluri, Gianicolo, Mangia e Vigotti « Acute effects of air pollution in Brindisi (Italy): a case-crossover analysis: Epidemiol Prev. 2010 34(3):100-107 » aveva dimostrato che, per il periodo 2003-2006, incrementi della concentrazione di pm10 – benché nei limiti di legge – sono risultati associati ad incrementi percentuali del rischio di morte sia per le cause naturali sia per le patologie cardiovascolari, con effetti immediati; inoltre è fondamentale ricordare che: a) lo studio Sentieri, per il sito di interesse nazionale di Brindisi, sulla base delle risultanze epidemiologiche, propone di svolgere tre ulteriori tipi di indagini: 1) indagini subcomunali, nelle popolazioni vicine alle attività industriali fonti di rischio, come il petrolchimico e le centrali elettriche, soprattutto per patologie come i tumori pleurico e del polmone; 2) uno studio sullo stato di salute dei lavoratori occupati negli insediamenti industriali di rischio; 3) uno studio di biomonitoraggio per l'individuazione di inquinanti presenti negli organismi delle popolazioni più esposte alle fonti di rischio; b) lo studio «Congenital anomalies among live births in apolluted area. A ten-year retrospective study», («Anomalie congenite tra i nati vivi in una zona inquinata. Uno studio retrospettivo di dieci anni»), condotto da undici ricercatori dell'istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce e di Pisa, dell'università di Pisa, della asl di Brindisi, del reparto di neonatologia dell'ospedale di Brindisi, diretto dal dottor Giuseppe Latini e reso noto nel 2011, che ha riguardato la diagnosi di anomalie congenite in nati da madri residenti a Brindisi che hanno partorito in qualunque ospedale italiano dal 2001 al 2009, nell'età da 0 a 28 giorni di vita, ha rilevato 176 anomalie su 7.644 neonati, pari al 18 per cento in più rispetto al dato del registro europeo di sorveglianza sulle malattie congenite (Eurocat), osservandosi una percentuale di prevalenza di 230 su 10.000 nati vivi. È addirittura del 67 per cento l'eccesso rilevato per le malattie cardiovascolari. L'importanza di tale studio consiste nel fatto che esso fornisce un nuovo indicatore sanitario, in quanto «le malformazioni congenite sono una spia molto precoce e molto sensibile di sostanze nocive nell'ambiente» (dottor Maurizio Portaluri, primario del reparto di radiooncologia dell'ospedale Perrino di Brindisi) e, quindi, in grado di dimostrare l'attualità del danno sanitario. Da qui la richiesta urgente dei medici pugliesi per l'ambiente, rivolta al presidente della regione, dell'istituzione di un registro regionale delle malformazioni congenite; inoltre, nella stessa relazione della «Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti» (XVI legislatura) è specificato che: «(...) la Puglia, in virtù della vocazione prevalentemente agricola della sua economia, subisce i maggiori impatti ambientali a seguito degli illeciti connessi all'abbandono e allo sversamento illegale di rifiuti nelle aree agricole, già martoriate dalle emissioni industriali dei principali insediamenti attivi (Brindisi e Taranto). La contaminazione delle aree agricole è forse la più insidiosa in termini di potenziali rischi per la salute umana in quanto i contaminanti dal terreno passano nella catena alimentare attraverso i prodotti agricoli di consumo. In riferimento agli studi sanitari ed epidemiologici condotti per le aree di Bari-Fibronit, Brindisi, Taranto e Manfredonia, appare accertata la correlazione tra attività industriali ed incremento della morbilità e mortalità per i sin di Brindisi e Taranto»; quanto sinora detto, aveva trovato parte della soluzione in un'apposita convenzione sottoscritta il 12 novembre 1996, fatta propria nel decreto del Presidente della Repubblica del 23 aprile 1998 che, al secondo periodo del punto 6.1, recita: «Agli interventi specifici individuati, si aggiunge l'insieme dei provvedimenti che riguardano l'esercizio della Centrale Enel Nord e l'avvio di Enel Sud, previsti nella Convenzione del ’96 Enel-enti locali, che daranno effetti di graduali miglioramenti nei vari periodi in cui è articolata la Convenzione stessa». All'articolo 6 della stessa, si prevedeva un sistema integrato di monitoraggio ambientale globale dell'aria riguardante tutte le industrie e le attività fonte di inquinamento, oltre il monitoraggio ambientale proprio del polo energetico, costituito da una rete di rilevamento in continuo delle immissioni e delle emissioni delle due centrali elettriche denominate Brindisi Nord e Brindisi Sud; per l'intero polo energetico brindisino, la convenzione prevedeva i seguenti limiti di emissioni massiche annue di anidride solforosa (13.000 tonnellate), di ossidi di azoto (10.000 tonnellate) e di polveri (1.700 tonnellate). A tali limiti di emissioni massiche annue, ritenuti i massimi compatibili per l'area a rischio di crisi di Brindisi, avrebbero concorso, nel regime definitivo, la chiusura graduale e programmata della centrale di Brindisi nord per il 31 dicembre 2004 – ritenuta già allora un vero e proprio rudere industriale – e una quantità annua di carbone da movimentare e utilizzare pari a 2 milioni di tonnellate, integrato per espressa volontà del Governo, dall'articolo 1- bis (clausola integrativa) che, sancendo rigorosamente i limiti produttivi nell'uso del carbone, garantiva «ogni intervento utile allo scopo, anche assicurando l'utilizzo di quantitativi aggiuntivi di gas naturale», oltre quelli già convenuti di 1,2 miliardi di mc annui di metano al p.9 dell'articolo 1 per la centrale elettrica di Brindisi sud a regime, attrezzata appositamente e «completamente per il funzionamento policombustibile», con una «energia prodotta annualmente alle sbarre dalla centrale di Brindisi sud limitata a non più di 15 miliardi di Kwh»; infine, è recente la notizia che Enel, per la divisione ingegneria e ricerca, ha ridotto progetti e budget e si appresta ad effettuare a Brindisi, nel comparto ricerca, una riduzione di personale. Accanto a ciò è annunciata la chiusura di impianti sperimentali e pilota anche di ultima generazione, quale quello di cattura di anidride carbonica, inaugurato nel 2012 proprio presso l'impianto della Federico II. Un chiaro segnale, se ce ne fosse ancora bisogno, di totale disinteresse verso la concreta realizzazione di attività di ricerca e sviluppo in Italia, nello specifico a Brindisi, verso le attività di monitoraggio, valutazione e riduzione degli impatti ambientali–: come i Ministri interpellati intendano intervenire per migliorare le condizioni ambientali e sanitarie dell'area a elevato rischio di crisi ambientale di Brindisi; se, anche a fronte delle enormi quantità di anidride carbonica emesse, in quest'area pari a 3 milioni e mezzo in più delle quote assegnate, non sia opportuno prevedere una drastica riduzione della quantità di carbone movimentato e bruciato in quell'area fino al raggiungimento di livelli sostenibili, anche attraverso una parziale e/o totale metanizzazione della centrale policombustibile Enel di Cerano; quali siano gli intendimenti del Governo circa il futuro della centrale a carbone di Edipower – A2A Brindisi nord, mai convertita a ciclo combinato nonostante gli impegni presi e già oggi funzionante ai minimi livelli di produzione, la quale ha presentato un piano industriale che prevede la co-combustione di carbone e di un derivato di combustibile da rifiuti (Ecodeco); se non sia in ogni caso fondamentale dotare l'area a rischio della provincia di Brindisi di quel sistema integrato di monitoraggio ambientale globale per tutte le emissioni e le immissioni inquinanti, già previsto 17 anni fa, progettato e mai creato; quali iniziative il Governo intenda intraprendere riguardo ai non più procrastinabili interventi di bonifica del sito di interesse nazionale di Brindisi, alla luce degli impegni presi anche dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con le sue dichiarazioni programmatiche nell'audizione presso l'VIII Commissione parlamentare (Ambiente, territorio e lavori pubblici) della Camera dei deputati; se il Ministro della salute non ritenga di attivare, tramite l'Istituto superiore di sanità, le indagini sub-comunali, di corte e di biomonitoraggio, suggerite dal progetto Sentieri, riguardo all'area a rischio di Brindisi, ad oggi non monitorata da alcun registro sanitario locale; se, sulla base di quanto già avvenuto per Taranto (così come previsto dalla legge regionale n.21 del 2012 della Puglia), si intendano assumere iniziative per pervenire con urgenza anche per Brindisi alla redazione del già previsto rapporto di valutazione del danno sanitario, ciò al fine di acquisire utili elementi di conoscenza sullo stato di salute della popolazione, quali informazioni indispensabili affinché le autorizzazioni ministeriali alle modalità di esercizio degli impianti industriali garantiscano il giusto equilibrio tra produzione e ambiente, tra diritto al lavoro e diritto alla salute. (2-00128) « Mariano , Bratti , Bellanova , Capone , Cassano , Mariani , Decaro , Ginefra , Marrocu , Garavini , Mongiello , Ventricelli , Grassi , Martelli , Pelillo , Giorgis , Michele Bordo , Braga , Mazzoli , Marroni , Mattiello , Marzano , Impegno , Genovese , Campana , Capozzolo , Boccuzzi , Rotta , Ginoble , Scalfarotto ».





 
Cronologia
lunedì 1° luglio
  • Politica estera ed eventi internazionali

    La Croazia entra a far parte dell'Unione europea, come 28° Stato membro.



giovedì 11 luglio
  • Parlamento e istituzioni

    La Camera approva la proposta di legge recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (C. 67), che sarà licenziata definitivamente dal Senato il 18 dicembre (legge 7 gennaio 2014, n.1).