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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giuseppe Biancheri

XVIII Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 5 dicembre 1894

Presidente. (Segni di viva attenzione). I lunghi anni trascorsi dacché mi pregio di sedere in quest'Aula, mi conferiscono un titolo d'anzianità, il quale soltanto ha potuto indurre la vostra benevolenza ad affidarmi nuovamente questo altissimo ufficio. Sebbene non m'assegni alcun merito, oso nondimeno accennare a questo titolo perché esso mi richiama al pensiero grati ricordi della nostra storia parlamentare, di antiche, sempre care amicizie; perché più vivo mi desta nell'animo l'orgoglio di avere tuttora la vostra fiducia e d'essere da voi onorato di relazioni cordiali, più viva la riconoscenza che affettuosamente vi attesto. È questo il sentimento che mi riconduce a questo seggio, come all'adempimento d'un dovere, sorretto dalla speranza che ad ogni altro mio dovere saprò non venir meno, dalla mia fede nelle libere nostre istituzioni, dal culto che ognora serbo ai nostri alti ideali, che consacro ognora alla religione delle memorie. (Bene!) Traggo da questo conforto alle mie deboli forze, rammentandomi le nobili tradizioni di questa Camera, e le splendide discussioni alle quali la temperata parola e lo svolgimento ordinato accrescevano incontestabilmente autorità e prestigio. Penso che indarno vorrebbe illudersi chi volesse porre in dubbio la necessità di non allontanarsi da quelle saggie consuetudini di moderazione e di deferenza reciproca, se veramente amasi tener alto il decoro, invulnerata l'autorità della Rappresentanza nazionale. (Vive approvazioni). Ed è anche mio avviso che da così lodevoli consuetudini, come dall'osservanza delle regole che ogni assemblea non può non imporre a sé stessa, le nostre deliberazioni otterranno con più certezza quella sovrana sanzione che emana dalla coscienza del paese. (Bravo!) I gravi provvedimenti oggi vivamente attesi dal vostro illuminato giudizio, rendono men lieve il compito che vi è assegnato. Vi giovi, però, l'esempio dei popoli liberi e forti, i quali sanno inspirarsi nelle difficili pruove ai più gagliardi propositi, al più devoto affetto alla libertà, alla patria. Animati da uguali sentimenti, vi accingerete a risolvere gli ardui problemi sociali, morali, economici che sì grandemente interessano la prosperità, la sicurezza, e fors'anche l'avvenire della Nazione. Né può arrestarvi la difficoltà dell'intento; rammento altri giorni non lieti, ben più dure pruove subite; e ancora mi gode l'animo ripensando come, con invocata concordia e con leale abnegazione, siasi provveduto ad amare esigenze. Mi sia perciò consentito che, come allora dagli uomini più benemeriti, così ora dalla modesta mia voce esca un invito caldissimo all'unione, alla conciliazione, affinché il vostro patriottismo splenda di luce viva e pura in un lavoro concorde pel bene supremo della patria. Onorevoli colleghi! Come il sentimento di solidarietà fra popoli civili ebbe la sua più solenne espressione nell'universale rimpianto attestato alla memoria del defunto presidente della Repubblica Francese e di Sua Maestà l'Imperatore di Russia, non ha guari deceduto, così il sentimento della nostra solidarietà nazionale deve avere la sua più degna manifestazione nella comunanza del dolore per la sciagura che, recentemente, ha colpito alcune nostre Provincie Meridionali. (Bene!) Mandiamo pertanto un saluto di fraterno conforto agli affitti nostri concittadini: e come ci associamo agli encomi sì meritatamente resi al prode nostro esercito, così sapremo ispirarci agli intendimenti benefici dell'Augusto nostro Sovrano che, sempre il primo a soccorrere la sventura e a tergere una lacrima, sente nel suo cuore palpitar l'anima della Nazione. (Approvazioni). Ed io vi rendo grazie, onorevoli colleghi, perché dai vostri suffragi mi sia concesso l'onore di poter di qui attestare anche una volta riverente affetto e sincera devozione al Re ed alla Reale Famiglia. Vi rendo vivissime grazie della vostra benevolenza, e mi compiaccio attestarvi anche una volta la mia profonda riconoscenza; vi rendo grazie che, interprete de' vostri sentimenti, io possa, anche a nome vostro, rivolgere da questo seggio vivissimi auguri di giorni prosperi e lieti a questa nostra dilettissima Italia. (Prolungati, vivi applausi). Invito gli onorevoli segretari e gli onorevoli questori a volere occupare i loro posti al banco della Presidenza. In pari tempo immetto i signori vicepresidenti della Camera nell'esercizio delle loro funzioni. Mi farò poi un dovere di informare Sua Maestà il Re che la Camera si è, oggi, costituita.