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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Carlo Bon Compagni Di Mombello

V Legislatura del Regno di Sardegna

Tornata del 27 dicembre 1853

Presidente. (Movimento generale d'attenzione) Onorevoli colleghi! L'atto per cui iniziaste la vostra carriera parlamentare chiamando me alla Presidenza di questa parte del nazionale Parlamento è testimonianza solenne della benevolenza di cui voleste onorarmi, ed io ve ne professo la più sincera, la più sentita gratitudine; ma questa vostra risoluzione è altresì espressione di un concetto che palesa lo spirito di cui si informa questo consesso e di cui s'inspira la nazione. Allorquando la Camera che testé cedeva il luogo, mi chiamava la prima volta a questo Seggio, essa onorava in me la politica della quale fui oscuro, ma sincero e perseverante sostenitore; la politica che rifugge così dagli eccessi che tolgono pretesto dalla religione e dalla monarchia, come da quelli che si commettono in nome della libertà; la politica che, fedele mantenitrice dei diritti e delle prerogative della Corona, veglia con eguale sollecitudine alla conservazione delle libertà e delle franchigie della nazione; che, riverente alle tradizioni del passato in ciò che esse hanno di salutare, accarezza con amore le speranze dell'avvenire! (Bene!) Quella politica liberale che rallegrava di liete speranze la nostra giovinezza, che nel 1847 e nei primordi del 1848 faceva sorgere fiducia che, colle antiche discordie, fossero per cessare le antiche sventure italiane, che dopo l'immenso disastro del 1849 preservò incolume dalla comune rovina la nostra monarchia costituzionale, politica che sola racchiude gli augurii di un avvenire più lieto e più splendido, non solo per questo reame, ma per tutta Italia, contristata oggi da tanti lutti, ma per tutta l'umana civiltà turbata nel suo progresso da tante violenze, fatta dubbiosa del suo avvenire da tanta incertezza di principii, da tanto variare d'opinioni. Quasi nello stesso punto in cui la Camera addiveniva alla nuova elezione del suo presidente, essa era sciolta e la nazione chiamata all'esercizio del più importante fra i suoi diritti. Questo rinnovarsi delle Camere elettive che mette in forse l'intero indirizzo della politica, in molti Stati sorti a libertà fu presagio di una crisi in cui si perdevano gli ordini costituzionali. Presso di noi ne sorgeva un nuovo ed incontrastabile documento del come gli istituti di libertà, quantunque nuovi, siano pure profondamente radicati nei nostri costumi; del come la Corona non cerchi altro appoggio se non quello che la nazione le dà volonterosamente coi suoi suffragi; del come questa non cerchi altra libertà se non quella che consiste nel legittimo esercizio dei diritti consacrati dalla legge ed i vostri nomi, o signori, proclamati negli scrutini elettorali ebbero l'altissimo onore di essere salutati in patria e fuori come arra della conservazione di quella politica liberale che, durante l'ultima Legislatura, era stata inaugurata dalla concordia della Camera e del Governo. A questo augurio risponderete colle opere vostre, circa l'indirizzo delle quali può trarsi lieta fiducia dell'atto che compiste ieri ricostituendo l'ufficio della Presidenza che era stato eletto nell'altra Legislatura. Insistendo, fino dal primo passo che moveste nella carriera parlamentare, sulle orme di coloro che vi precedettero, mostraste di ripugnare a quella versatilità che renderebbe incerto il presente, dubbio e pericoloso l'avvenire; di vagheggiare invece quella perseveranza di propositi per cui il Governo, le leggi, la costituzione di uno Stato rendono felice presagio di stabilità. Né crediate, o signori, che io voglia far velo alla verità dando quasi ad intendere che sia stata nel passato o che possa essere nell'avvenire unanime adesione nei partiti vinti alla maggioranza. Il dissenso delle parti politiche in cui si dividono e le nazioni ed i Parlamenti, è natura, è necessità del vivere libero, perché la diversità delle opinioni è natura, è necessità imposta agli uomini, finché dura la loro dimora in questo soggiorno d'incertezze e di dubbietà. Ma è prerogativa, è gloria dei popoli liberi che il contrasto delle opinioni non si traduca mai in violenze fatte dagli uni e patite dagli altri; che la libertà delle discussioni assicurata a tutti e rispettata da tutti prepari il trionfo della verità e della giustizia; che, dietro le variazioni ed i dissensi delle opinioni circa le questioni di quotidiana applicazione, perseveri una comune concordia circa i principii nei quali si fonda il vivere libero e civile. Ed a chi consideri la storia, breve peranco, dei nostri ordini liberi, apparisce splendida la concordia in una universale riverenza ai supremi principii che stanno scritti nello Statuto, e su cui sorge il maestoso edifizio della monarchia costituzionale. Questa concordia che risplende in tutte le occasioni in cui la nazione ebbe da manifestare gli ultimi sensi di cui è animata; che si palesò nelle relazioni tra la Corona ed il Parlamento; che si palesò nelle discussioni e nelle deliberazioni delle passate Legislature, risplenderà in modo novello dagli atti di questa che si è pur ora costituita. I due principii di cui si informa la nostra vita civile, riverenza unanime ai principii sanciti dallo Statuto, libertà e rispetto a tutte le opinioni, segneranno nella Legislatura che si apre, come segnarono finora, lo spirito che avviverà le discussioni di questa Camera. L'osservanza del regolamento farà sì che dalle discussioni preparate con studi maturi, e temperate da sapiente sobrietà di discorso possano scaturire quelle deliberazioni per cui si provveda opportunamente alle esigenze della cosa pubblica. Incaricato da voi, onorevoli colleghi, di presiedere alle vostre deliberazioni, sono conscio a me stesso che quanto è superiore ai meriti miei l'altissimo onore che mi conferiste, tanto sarebbe superiore alle mie forze il grave incarico che mi assumo, se pure il vostro valore, il vostro patriottismo, il vostro zelo non fossero per contribuire assai più che l'opera mia al buon esito dei lavori che state per intraprendere; se pure la vostra benevolenza che mi chiamò a questo Seggio non fosse per confortarmi ed assistermi in tutte le occasioni in cui dovrò esercitare gli uffici che appartengono alla carica di cui mi onoraste. Signori, nel momento in cui sta per iniziarsi una serie di lavori, quanto importanti, altrettanto lunghi e difficili, io credo compiere un debito di cittadino, esprimendovi un augurio che sorge da tutti i cuori. Possa l'opera vostra servire efficacemente alla gloria ed alla prosperità della Corona che posa sul capo di un monarca venerato dalla sua nazione, ed ammirato dal mondo civile, così pel valore spiegato sui campi di battaglia in cui si propugnava l'indipendenza italiana, come per la lealtà con cui mantenne le libertà della sua patria. Possa l'opera vostra servire efficacemente alla prosperità ed alla gloria di questo regno, dove ha stanza un popolo generoso, e dove hanno rifugio coloro che operarono, e che soffrono per l'Italia! Possa l'opera vostra servire efficacemente all'onore ed alla gloria del nobile vessillo che sventola su questo recinto, e che è per tutti noi simbolo di una sacra memoria e di un sacro dovere. (Vivi applausi)