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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giovanni Battista Cassinis

VIII Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 29 maggio 1863

Presidente. Signori, la commozione di profonda gratitudine che sento al vedermi preposto all'alto quanto arduo ufficio di presiedere alle vostre adunanze non mi consente, o signori, di dirigervi gli usati ringraziamenti, ma invece mi impone di aprirvi con intera schiettezza l'animo mio dichiarandovi com'io ubbidisca al vostro nobile invito, non perché presuma menomamente dalle mie forze, ma solo perché sono convinto, che nel solenne attuale periodo dell'italico risorgimento, è dovere sacro d'ogni cittadino combattere ogni ostacolo, e sino le ripugnanze della più dolorosa trepidazione, per correre là ove la patria lo chiama. (Benissimo!) Ma mentre ubbidisco da una parte, non so dall'altra tacervi, o signori, d'aver chiesto a me stesso per quali cagioni, fra tanti uomini che per ingegno, per virtù, per generosi sacrifici e grandi servigi resi alla nazione, onorandi e preclari, il mio nome sia corso al vostro pensiero. Forse voi riguardaste alla benevolenza cara ed antica verso me di quel grande statista di cui la morte non poté rapirci lo spirito, sempre presente in questa aula, ove, son pochi giorni, un labbro augusto volgevagli sì meste ed affettuose parole. Forse consideraste come, a lui compagno ne' tempi più difficili del nostro risorgimento, io prestassi la modesta mia cooperazione a' memorabili fatti della sua politica, e nel mio particolare uffizio io promovessi, con quanto era d'animo e ardore in me, il concetto della unificazione legislativa. Pertanto mi sorride il conforto, che l'alta dimostrazione di fiducia di cui mi onoraste esprima la conformità de' miei intendimenti coi principii ai quali s'inspirano gli atti di questa nazionale rappresentanza. Nella felice attuazione di quei principii è certamente, o signori, il nostro avvenire. Il discentrato e libero ordinamento della vita comunale e provinciale, la ristaurazione delle pubbliche finanze mercè l'equo distribuirsi delle imposte, e lo sviluppo della potenza produttiva e delle istituzioni in tutte le parti dello Stato, l'organamento ampio e poderoso delle milizie nazionali di terra e di mare, l'assimilazione stessa, se mi si concede la frase, di quanto han di più vitale e benefico i nostri ordini liberi nella vita morale e civile della nazione, tutto dipende, o signori, dall'opera e dall'esempio del Parlamento italiano. E per ciò appunto la patria chiede da noi operosità di studi, calma e profondità di discussione, e soprattutto quella fratellevole concordia che è per un popolo il dono migliore della Provvidenza, perché il più efficace mezzo a superare ogni ardua prova. Dal canto mio non posso apportare ne' vostri lavori che lo zelo e quella scrupolosa imparzialità, senza la quale non vi ha pregio desiderabile nell'uffizio di cui mi avete degnato. Se io mi auguro, o signori, di meritare la vostra indulgenza, si è unicamente perché altra ambizione non è in me fuorché la vostra, cioè quella di vedere lo splendido compimento dell'edifizio nazionale, che è sacro proposito e meta infallibile degli sforzi indomati di un principe prode in guerra e magnanimo in pace, e di un popolo veramente degno di appartenere a sé stesso, e di sedere fra le grandi e libere nazioni. Io non saprei, o signori, meglio esprimervi la mia riconoscenza che collo schietto e fervido voto che la storia possa dire: il lavoro legislativo del Parlamento italiano fu glorioso e fecondo come glorioso e fecondo fu il sangue sparso dal 1848 al 1860, e l'Italia seppe superare nelle aule legislative i suoi nemici, come seppe vincerli nei campi delle battaglie. (Applausi) Credo di farmi interprete dei sentimenti della Camera ringraziando l'ufficio provvisorio dell'opera con tanto zelo prestata in questi giorni. Voci. Benissimo!