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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giovanni Giuriati

XXVIII Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 30 aprile 1929

Presidente. (stando in piedi pronuncia il seguente discorso - Segni di vivissima attenzione).
Onorevoli camerati! Se con la più devota riconoscenza ho accolto la designazione del Capo del Governo a questo ufficio insigne, riconoscenza non minore devo a voi per la votazione di ieri. Essa ha riprodotto in quest'Aula, usa a tutt'altri spettacoli, il quadro invidiato e non imitabile della disciplinata concordia fascista. Ma permettetemi una considerazione. Nessuno dubita che il Plebiscito del 24 marzo, anziché il giudizio sui singoli candidati, abbia espresso la certezza unanime del popolo italiano nel Capo che con polso sicuro traccia il destino della Patria. (Vivi applausi). E così la manifestazione di ieri, più che il consenso alla mia persona modesta, ha affermato la ferma volontà vostra di completare l'opera iniziata da un glorioso manipolo nella XXVI, da più vaste e non meno agguerrite schiere nella XXVII Legislatura, e di trasformare questa Assemblea da palestra di ambizioni egoistiche, di congiure e di blaterazioni retoriche in strumento di feconda collaborazione e di illuminato controllo a servizio del Regime. (Applausi).
Questo intento non sarà, credo, difficile raggiungere.
Il Capo del Governo, nel discorso con cui si è chiusa la precedente Legislatura, dichiarava che la nuova Camera avrebbe dovuto assolvere un compito squisitamente politico, e il medesimo concetto egli riaffermava nel recente discorso all'Assemblea quinquennale del Regime. Questo significa che le origini corporative della Camera non ne hanno alterate sostanzialmente le attribuzioni. La legge ha deferito alle Corporazioni la indicazione dei candidati soltanto perché fossero segnalati al Gran Consiglio gli uomini più competenti in relazione alle necessità della pubblica economia. Ma questa nuova e geniale ontologia elettorale non autorizza la conseguenza che il mandato parlamentare possa essere messo mai a servizio di privati interessi, o che alla Camera possano esplodere conflitti per la cui composizione lo Stato corporativo fascista ha predisposto appositi organi di discussione e di giudizio. I rapporti economici sono bensì la sostanza della politica, ma la politica li disciplina per modo che l'interesse dello Stato sempre prevalga sull'interesse dei singoli e delle classi sociali.
Lasciandoci guidare da questi postulati fascisti, agevole sarà fissare i limiti e il metodo del nostro lavoro. Quando la legge sul Gran Consiglio del Fascismo provvidenzialmente sollevava il Parlamento dalla non sempre amara preoccupazione di provocare le crisi ministeriali e di indicare i successori, chiaramente definiva il nuovo costume parlamentare. La maldicenza, sottile e subdola preparatrice di stati d'animo negativi, il rancore ammantato di concezioni astratte e di artefatte statistiche, le invidie e le cupidigie sono ormai bandite da quest'Aula e da quei corridoi che in altri tempi poterono essere fucine di fati politici. Ma saranno salutate con compiacenza, specie dal Governo, la critica meditata, giudiziosa e obiettiva, il controllo delle cifre e dell'azione pratica, l'accurata redazione e la non ambigua interpretazione delle leggi. Sgombrato da ogni pregiudiziale interessata o personalistica, il lavoro di questa Legislatura dovrà dimostrare a chi con occhio non sempre benevolo ci guarda, come possa il Parlamento, reintegrato nelle sue prerogative e ricondotto dalla Rivoluzione alla sua funzione essenziale, completare il Regime Fascista. (Applausi).
Di questa diversa tonalità il primo saggio avemmo, onorevoli camerati, durante la seduta inaugurale. Il Re della Vittoria ha sentito per la prima volta, a traverso il plauso dei legittimi rappresentanti, prorompere unanime l'entusiasmo del popolo italiano. Ed eguale sensazione hanno avuto, ne sono certo, le Forze Armate dello Stato. Egli è che ciascuno di noi è inquadrato in una delle quattro Milizie, e che, se la Patria minacciata ci chiamasse a difesa, tutti domanderemmo di essere sollevati da ogni altro ufficio per prendere il nostro posto di combattimento, e anche quello fra noi che a traverso le spente pupille chiaramente vede, partirebbe con le prime falangi.
(Vivissimi, generali, prolungati applausi).
Onorevoli camerati! Era consuetudine parlamentare di altri tempi che il Presidente, appena insediato, promettesse di dimenticare il partito di origine, per garantire la imparzialità nel governo dell'Assemblea. In contrasto con questa consuetudine, solennemente dichiaro che in ogni momento, in ogni gesto, in ogni parola mi ricorderò di essere Fascista. (Vivissimi, generali, prolungati applausi). Ed esprimo l'augurio di non dover ricordare mai a voi che siete Fascisti. (Approvazioni).
Col plebiscito del 24 marzo il popolo italiano, non più avvelenato da falsi apostoli, non più dilaniato da conflitti di coscienza, maturo e compatto, ha conferito al Regime Fascista la pienezza dei poteri e delle responsabilità.
Ciascuno di noi ha la sua parte, minuscola o importante. Ma Uno tutte le assomma, e poiché su Lui pesa il compito di realizzare le speranze del popolo e di guidare la Patria alla grandezza, Egli ha bisogno di poter contare su tutte le forze e su tutti gli istituti. A nome vostro io gli prometto che la Camera sarà degna di Lui e del Regime. (Vivissimi applausi).
In questa promessa è il migliore programma per i nostri lavori. (Vivissime approvazioni - Il Capo del Governo, i ministri e i deputati sorgono in piedi - Vivissimi, generali, prolungati applausi).