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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Giovanni Leone

IV Legislatura della Repubblica italiana

Seduta del 16 maggio 1963

Presidente. (Stando in piedi pronunzia il seguente discorso): Onorevoli colleghi, l'inizio di una nuova legislatura segna un momento essenziale nello sviluppo democratico e libero del paese.
L'Assemblea Costituente - che assicurò il pacifico trapasso istituzionale, decretato col referendum popolare, e consegnò alla nazione la sua legge fondamentale - e le Assemblee parlamentari delle tre precedenti legislature hanno già dato sufficiente testimonianza della operosa validità del nostro regime democratico. La quarta legislatura, che oggi prende vita, dovrà dare nuova testimonianza della sostanziale ed insostituibile funzione dell'istituto parlamentare ed un vigoroso impulso alla formazione di una profonda coscienza democratica.
La storia di tutti i paesi e le ricorrenti, tragiche esperienze dei popoli insegnano cho la società umana, nella ricerca affannosa e talora angosciosa di un regime che sia al servizio del popolo e promani dal popolo, e cioè di un regime autenticamente democratico, non è in grado di trovare altra strada che non sia quella del regime parlamentare, che si sostanzia nel libero contrasto delle ideologie e delle corrispondenti forze politiche. Questa coscienza della insostituibilità del sistema parlamentare va diffusa e resa universale nella nostra società perché costituisce uno dei punti più incisivi di una concezione della vita che andiamo ancora laboriosamente configurando.
In primo luogo occorre diffondere e far radicare una fiducia convinta, e non solo una rassegnata accettazione, in questa completa visione degli istituti democratici. Ed accanto ad essa è necessario accrescere la fiducia nella capacità del nostro regime di garantire probità, disinteresse e senso del dovere in tutti i settori della vita, specie in quegli organismi che sono preposti allo sviluppo della società nazionale.
A coloro che, con senso di vigile ed onesta preoccupazione, si domandano se al riconosciuto progresso economico e sociale, pur con i suoi squilibri da eliminare, corrispondano una coscienza morale del paese ed una rinvigorita fede nei valori ideali, bisogna rispondere sollecitamente ed efficacemente per quanto è in nostro potere, ed in primo luogo con l'esempio e quindi con tutte le attività di propulsione e di direzione della vita italiana.
E per quanto direttamente ci riguarda bisogna che si risponda con l'esempio di sempre maggiore operosità, di senso di sacrificio, e di ispirazione ideale della nostra opera. Con ciò non intendo segnalare carenze delle passate legislature; anzi mi è caro riaffermare il mio giudizio positivo sul lavoro compiuto e sulla ispirazione che vi ha presieduto; ed è questa anche l'occasione per salutare i colleghi dell'ultima legislatura, specie coloro che, per personale decisione o per sfavorevole risultato delle urne, non rivediamo oggi in mezzo a noi.
Ma occorrono un maggiore impulso ed un più incisivo sforzo in questo impegno, nel quale le inevitabili divisioni ideologiche - che sono per altro l'essenza della democrazia - potranno comporsi nella nostra comune consapevolezza di essere chiamati ad impersonare la sovranità del popolo e ad interpretarne le ansie più profonde di giustizia.
Non accetto, anzi ho più volte reagito con vigore, le accuse indiscriminate e frutto di inventiva, le calunnie e tutti quegli atteggiamenti che, anche quando sono mossi da intenti non deteriori, si dimostrano destinati non a correggere, ma a demolire, a sradicare cioè le radici non ancora profonde e robuste della nostra democrazia.
In quest'opera per la creazione di diffusa fiducia negli istituti democratici sentiamo di fare appello a tutti coloro che nei più vari settori sono responsabili della formazione dell'opinione pubblica perché restituiscano la critica alla sua funzione costruttiva - che va accettata e perfino sollecitata - di contributo al perfezionamento degli istituti e del costume, ripudiando la facile suggestione di un demagogico discredito. Particolare importanza in quest'azione ha la stampa, alla quale va il nostro fervido saluto.
E poiché il primo contributo alla formazione di un sempre più forte costume democratico dev'essere dato da noi, occorre prospettare con rinnovato e più acuto interesse il problema della funzionalità dell'Assemblea, la cui importanza politica e stata avvertita da tutti i partiti nella stessa presentazione dei programmi elettorali.
La maggiore funzionalità dell'Assemblea - a parte l'aspetto delle strutture materiali, stante l'inidoneità di questo storico palazzo pur così carico di memorie - significa tra l'altro la non più dilazionabile regolamentazione del tempo degli interventi (e non solo della lettura dei discorsi, che per altro in taluni casi e con determinati limiti è da prevedere espressamente), della organicità del dibattito, della continuità della discussione, dell'abbandono di strumenti sopravvissuti a superati congegni di elaborazione delle leggi, dell'organicità e semplificazione della produzione legislativa e della stessa perfezione formale dei provvedimenti (che purtroppo talvolta è gravemente compromessa). È anche un problema di funzionalità dell'Assemblea anche quello di adottare i mezzi per difendere il procedimento di approvazione delle leggi in Commissione - che ha consentito un notevole alleggerimento del lavoro - da una certa visione settoriale dei problemi.
Questi ed altri temi, alcuni dei quali formarono oggetto di studio durante la precedente legislatura, anche se purtroppo sono rimasti ancora insoluti, saranno sottoposti alla Giunta del regolamento, con il contributo anche dei gruppi e dei parlamentari. Converrà del pari riprendere gli studi, già a buon punto di maturazione, diretti alla modifica in senso proporzionale delle norme del regolamento per la parte concernente la elezione dell'Ufficio di presidenza, consacrando in norme giuridiche quell'esperimento che in via di accordo tra i gruppi parlamentari è stato felicemente attuato in questa seduta, e che ho molto apprezzato.
Se è vero, come fu autorevolmente detto, che «bisogna creare con lo sforzo quotidiano la democrazia nell'abitudine, nel Parlamento, nel Governo, nei partiti e nelle associazioni»; perché «ogni giorno è necessario riconquistare la democrazia dentro di noi, contro ogni senso di violenza; fuori di noi, con l'esplicazione della libertà»; se è vero ancora che «il regime democratico è veramente un regime molto duro, un regime che esige un addestramento ed una vigilanza continua», il nostro costume, il nostro lavoro, l'organicità e la funzionalità della nostra Assemblea dovranno costituire uno dei momenti centrali della nuova fase della costruzione democratica, libera e giusta della nostra patria.
Nel dare inizio alla legislatura e nell'assumere per la terza volta l'altissimo e pesante ufficio - per la cui elezione mi è doveroso esprimere profondo ringraziamento ai gruppi ed ai colleghi che mi hanno onorato della loro fiducia, mentre agli altri va il mio saluto e l'assicurazione per tutti di un metodo, ormai lungamente sperimentato, di imparzialità, sicché sul piano dell'obbedienza esclusiva al dovere e della fedeltà al regolamento nulla sento di rimproverarmi - sono sicuro di interpretare il sentimento di tutta l'Assemblea inviando un sentito ossequio al Presidente della Repubblica, che rappresenta l'unità nazionale con profondo senso del dovere, viva coscien za democratica ed alto prestigio. (I deputati e i membri del Governo, in piedi, applaudono lungamente).
Un fervido saluto invio al Senato della Repubblica, con il quale condivideremo la responsabilità della quarta legislatura repubblicana, nella certezza che, come in passato, il bicameralismo si concreterà in proficua collaborazione al servizio del paese; al Governo, ed in particolare al Presidente del Consiglio, con il vivo riconoscimento di un intenso lavoro al servizio del paese; alla Corte costituzionale, vestale della Costituzione, operosa ed autorevole artefice di una giurisprudenza costituzionale di grande rilevanza; agli organi ausiliari; alla magistratura, presidio dei diritti dei cittadini e garante di giustizia; alle forze armate, che nel solco di gloriose tradizioni di eroismo e di leale servizio allo Stato presidiano la sovranità del paese e garantiscono la volontà di pace dell'Italia. (Vivi, generali applausi).
Il mio più intimo saluto ai colleghi dell'Ufficio di presidenza, dai quali mi attendo leale ed operosa collaborazione; ed un cordiale atto di riconoscimento a tutto il personale della Camera, che intendo salutare nel Segretario generale, della cui fervida ed infaticabile opera desidero dare ancora una volta attestazione. (Vivi, generali applausi).
Onorevoli colleghi, vi sono dei momenti nella vita dei popoli in cui il richiamo ai valori spirituali, che sono la garanzia di ogni progresso e di ogni conquista, diviene più vivo e più profondo.
Nella luce di questi ideali, che sono il contrassegno della nostra civiltà, riprendiamo il nostro cammino con rinnovata fede nel valore permanente della democrazia parlamentare. (Vivissimi, generali applausi, cui si associano i giornalisti della tribuna stampa).