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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Vittorio Emanuele Orlando

XXV Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 3 dicembre 1919

Presidente. (Segni di vivissima attenzione) Onorevoli colleghi, in libero paese non vi è onore che sorpassi quello di essere l'eletto degli eletti della nazione; e, mentre esprimo a voi, con animo vibrante di commozione, la mia più fervida gratitudine, con affettuosa reverenza - sicuro di essere, sin da questa prima volta, fedele vostro interprete - rivolgo il mio primo saluto ed augurio all'uomo venerando, che mi ha preceduto in questo seggio occupandolo con sì perfetta dignità per lunghi anni, dopo di avere la sua giovinezza dedicato alla Patria combattendo le battaglie dell'epopea garibaldina.
(Vivissimi applausi).
Vi assicuro, onorevoli colleghi, che sento con tanta trepidanza i grandi doveri dell'ufficio, anche in rapporto alla eccezionale gravità dell'ora presente, che, se avessi potuto considerare con libera facoltà di determinazione di accettare, o no, la nomina, grande e forse insuperabile sarebbe stata la riluttanza dell'animo mio.
Ma vi sono situazioni e momenti in cui l'uomo pubblico deve considerare le responsabilità, che gli gravano, come un dovere categorico, cui non è consentito di degnamente sottrarsi. (Applausi - Interruzioni all'estrema sinistra).
Questo dovere io avverto. Ed avverto ancora più altamente un altro dovere: cioè che l'ufficio di Presidente della Camera sia circondato di tutto il prestigio e di tutta la dignità. (Vivissimi e prolungati applausi - Rumori all'estrema sinistra).
Spero che terrete conto di ciò, e che il mio fermo proposito, di fare quanto è in me per esser degno della vostra fiducia, sarà assistito dalla cordiale e costante collaborazione di voi tutti. Di tutti, io dico; poiché da questo momento in poi tace in me ogni senso di parte, si estingue ogni preferenza politica, per sentirmi soltanto ed esclusivamente il rappresentante di tutti. (Applausi).
Ancor più che il mio abito mentale e la disciplina del mio spirito, la mia stessa ardente fede nell'istituto parlamentare mi induce alla equanimità verso tutti, alla imparzialità con tutti. Tutore dei diritti di ognuno, richiederò egualmente da ognuno l'adempimento de' suoi doveri. Da nessuna parte e per nessun motivo i Parlamenti, soprattutto dei paesi grandi e civili, debbono essere campo di violenze e di sopraffazioni. (Vivi applausi).
Sopraffazioni e violenze non possono ammettersi né tollerarsi da parte né di Governo, né di maggioranze, né di minoranze (Benissimo!); tutti dobbiamo ricordare che l'eccedere i limiti del proprio diritto determina fatalmente, se pure non autorizza, l'eccesso dall'opposta parte. (Applausi - Commenti vivaci all'estrema sinistra).
I voti più arditi, le più audaci proposte non han bisogno per farsi valere di verbali intemperanze, né di azioni tumultuarie.
Quanto più la tribuna è arringo per i rappresentanti del popolo, tanto più deve essere rispettata ed apparir rispettabile dentro di qui e fuori di qui.
Consiste in ciò la indistruttibile virtù delle istituzioni rappresentative, alle quali posso dire di aver dedicato tutta la mia vita, come studio prima, come attività parlamentare dopo.
Certo, non penso che vi siano istituzioni politiche perenni; la caducità è propria di ogni umana cosa. Ma ciò che costituisce la bellezza e la forza specialissima delle istituzioni rappresentative, consiste precisamente in quella loro capacità prodigiosamente indefinita di progredire, di trasformarsi, di adattarsi alle più diverse condizioni politiche e forme sociali. (Approvazioni).
In un millennio di esistenza quelle istituzioni, sorte in uno Stato feudale ed aristocratico, non solo han consentito il sorgere e il prosperare delle più progredite democrazie contemporanee, ma di esse sono il più saldo e sicuro presidio.
Raggiungono quelle istituzioni il loro pieno sviluppo in un sistema di classi corporativamente costituite; eppure quando la rivoluzione francese, in piena antitesi con tal sistema, proclama i diritti della libertà individuale, è pur sempre nella forma rappresentativa che questo nuovo ideale politico si fa valere. (Approvazioni - Commenti all'estrema sinistra).
Onde non è punto ardita né paradossale la previsione che, se in nuovi e diversi modi le classi sociali e le comunità locali saran chiamate ad un più diretto esercizio di poteri pubblici, ciò abbia ad avvenire in perfetta armonia ed in piena coordinazione con questo secolare istituto parlamentare, che è e rimarrà la più comprensiva e la più perfettibile espressione della democrazia. (Approvazioni).
Non mai come in quest'ora, onorevoli colleghi, lo sguardo del Paese è fisso sul Parlamento. L'ora impone ardui doveri ed esige lavoro austero e fecondo. Si potrà affermare la più radicale diversità di concezioni politiche ed escogitare la più opposta varietà di mezzi; ma che non si debba avere da tutti la più concorde e sincera volontà di costruire le nuove e più grandi fortune del popolo nostro, questo non credo e non posso credere. (Vivissime approvazioni).
Di vero, onorevoli colleghi, un'èra nuova si schiude dinnanzi a noi, prodotta dalla immane guerra e dalla gloriosa vittoria d'Italia (Applausi) dovuta al valore eroico dell'esercito e dell'armata ed alla abnegazione magnifica del popolo. (Vivissimi prolungati applausi - Grida all'estrema sinistra: Abbasso la guerra).
Tutti i valori umani tendono a rafforzarsi e ad elevarsi; se anche spesso in via di contrasto violento, onde alcune di tali forme di rinnovamento ripugnano agli uni ed altre ad altri, e se tutte, poi, si presentano esuberanti e persino violente, non importa. Esse, tutte, sono la rivelazione di quella stessa forza possente di rinnovamento della nostra vita sociale e politica; tutte sono l'effetto e l'indice di questa spinta irresistibile del popolo nostro verso una più grande ascensione. (Vivissime approvazioni).
Perciò noi possiamo considerare l'ora presente con grandi austerità certo, ma pur senza alcuna ragione di sfiducia e tanto meno di allarme; a questa condizione tuttavia, che l'autorità dello Stato segua armonicamente il ritmo di quella trasformazione e di quella ascensione, e si eviti il contrasto (che può contenere la minaccia delle peggiori catastrofi) tra una organizzazione statale invecchiata e debole ed una coscienza popolare rinnovata e forte.
Ora, onorevoli colleghi, l'organizzazione statale culmina nel Parlamento; da noi in massima parte dipende la sua maniera di essere; tanto più grande è dunque la nostra responsabilità. Il Parlamento deve dar esso l'esempio della pace operosa, che il Paese desidera, del lavoro fecondo, da cui esso attende la sua ricostituzione, della disciplina severa, che è condizione e garenzia di libertà.
Esempio mirabile di tali civili virtù e di assoluta devozione al dovere ci dà l'augusto Capo dello Stato (Vivissimi e prolungati applausi - Ministri e deputati sorgono in piedi al grido di: Viva il Re! - Proteste all'estrema sinistra), a cui con leale ossequio rivolgo il mio pensiero, come parte integrale del Parlamento. E così, pieno di fede nei destini d'Italia, onorevoli colleghi, vi riaffermo la mia gratitudine e vi porgo il mio saluto, bene augurando ai nostri lavori. (Vivissimi prolungati applausi - Rumori all'estrema sinistra).