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Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Domenico Farini

XIV Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 19 febbraio 1880

Presidente. Onorevoli colleghi! Volgono oramai due anni dacché voi m'innalzaste all'onore di presiedervi, ed in questo lasso di tempo due volte, con grande parzialità verso di me, mi manteneste, ed oggi mi confermate nell'altissimo ufficio. Tanta benevolenza, tanta fiducia, il plauso col quale m'avete testè accolto, sorpassano di gran lunga tutte le aspirazioni della modesta mia vita politica, e financo tutte le illusioni che possono avere ingemmata la mia età più balda. Ad esse è inadeguato ogni ringraziamento; ogni gratitudine è scarsa; ond'è che risalendo sopra questo seggio, alle grazie maggiori che vorrei rendervi, e che il mio cuore sente per voi, ma solo una mente eletta potrebbe esprimere, antepongo profferirvi la solenne promessa: che primo, per magnanimità vostra, agli onori, sarò pur primo ai doveri. A questi tutto il mio tempo, tutta la mia energia, ed il povero ingegno mio, colla sicura coscienza che mai vi fallirò per men retti intendimenti o per animo mal fermo. Non ispetta a me, onorevoli colleghi, indicarvi la via che noi dobbiamo battere insieme; l'augusta parola del Re ve la segnava intiera e ve ne additava la nobile meta. Voi potete fare a fidanza che la magistratura affidata a me, nelle cui mani oggi ognuno di voi depone parte de' suoi diritti, perché la somma dei diritti di tutti sia tutelata, non perturberà giammai lo svolgimento dei grandi giudizi politici, né verrà avvilita a beneficio di uomini, di partiti o di opinioni. (Bravo! Bravo!) Scarico da ogni preoccupazione personale, equanime verso tutti, a tutti istessamente grato, sollecito soltanto della vostra dignità, delle vostre prerogative, della maestà di quest'Assemblea, stimolato dall'affetto al Re, all'Italia ed alle istituzioni, assisterò alle vostre discussioni, come a patriottica gara di cittadini elettissimi in servizio della patria. (Bene! Bravo!) Che se mi è lecito d'indirizzarsi una preghiera, quest'una vi fo vivissima: attendete con ogni diligenza ad un ufficio nel quale la negligenza è colpa, voltandosi a danno delle istituzioni che il popolo italiano conquistò con secolari sacrifizi e che vuole strenuamente difese e mantenute incolumi da ogni iattura. (Bravo! Bene!) Né vi dispiaccia che io confidi che voi, miti nel rimproverare, assegnati nel desiderare, prudenti nel risolvere, attingerete dalla temperanza il più sicuro ausilio della libera parola; sicché la sola passione del bene pubblico agitando quest'Aula, vi signoreggi un'atmosfera patriottica di libere forze, a quello cospiranti. Onorevoli colleghi! Superato più che mezzo il suo corso, la presente Legislatura vede dinnanzi a sé molti dei problemi con i quali fu iniziata; urge adunque di risolverli se noi non vogliamo che anche il bene procacciato rimpicciolisca davanti al maggior bene promesso ed alla grande aspettazione. Lungi adunque le impazienze che indugiano, lungi le smodate pretese che le velleità sostituiscono alle opere; e come dalla antica Roma si diffuse nel mondo intero, così da questa Roma italiana si susciti nel popolo nostro, la vigorosa e splendida vita a cui esso potentemente agogna ed ha diritto. Da questa opera sublime, come quella che maturando i frutti assicurerà i vantaggi della libertà, ognun di voi ricaverà larga messe di gloria. A me, se sarà dato contribuirvi dirigendo non indegnamente le vostre discussioni, rimarrà il conforto di non avere inutilmente vissuto. (Bravo! Benissimo! - Applausi)