Vai al sito parlamento.it Vai al sito camera.it

Portale storico della Camera dei deputati

Presidenti

Michele Coppino

XIII Legislatura del Regno d'Italia

Tornata del 14 aprile 1880

Presidente. Onorevoli colleghi! - Sebbene mi punga ancora il rammarico che alla nostra grande e ben meritata concordia di voti abbia resistito l'egregio uomo che fino agli ultimi giorni tenne questo altissimo seggio, pure io chiamato nel mezzo della Sessione al difficile onore di succedergli, sento prima il bisogno e il dovere di ringraziarvi del voto. Ma se mi parve sempre maggiore di tutte la dignità di questo ufficio, oggi più che mai riconosco essere anche maggiore della dignità la gravezza e difficoltà sua. È proprio degli Stati liberi che alla nobiltà delle funzioni spontaneamente affidate ad un cittadino, si congiunga una responsabilità uguale, né parrà strana ai colleghi che mi onorarono della loro scelta, la trepidazione con la quale assumo l'ufficio, cui mi sarebbe parso superbia l'aspirare, cui sarebbe pochezza di animo il rifiutare oggi. (Bene!) Diverse ragioni io ho di conforto. Invecchiato ormai in mezzo a voi, avendo accompagnato, il che è gioia ricordare, il lungo corso della fortuna e della prudenza italiana da Torino a Roma, in mezzo a tanto vivaci contese e non vane ragioni di consentimenti e di dissensi, ho veduto essere resa simpatica giustizia alle opinioni sinceramente professate, e negli sforzi pel trionfo della propria idea, dividersi bensì gl'intelletti, ma spesso conciliarsi i cuori per l'altezza degli intendimenti comuni. Nella vostra fede riposa la fiducia di me, il quale delle virtù che sono necessarie ad adempiere con utilità della patria l'arduo compito che mi avete assegnato, sento potersi promettere una sola, e non fallirò alla promessa. Al desiderio che il Parlamento si mantenga ognora, e se è possibile, cresca nella riputazione del popolo nostro come causa e ragione dei suoi morali ed economici progressi, è uguale in me il sentimento e il dovere dell'imparzialità. Se i dissensi scontrati non mi parvero quasi mai altro che il prodotto sincero e rispettabile di varietà di giudizio, con molto maggiore serenità mi governerò di fronte alla diversità dei partiti, delle opinioni, con maggior cura serberò intatta quale la ho ricevuta, quale la debbo trasmettere, la libertà della Tribuna e il diritto di ciascuno di voi, affinché pur esso il vigore della vita parlamentare rinforzi e renda più piena la vita della nazione. (Benissimo!) Chi dalla fiducia vostra è portato al luogo che io tengo, voi volete che respiri la libera corrente del pensiero nazionale, e tutto si appunti nei grandi interessi pei quali voi combattete. A tutto quello che a me manca di vigore, di esperienza, di sagacia, voi supplirete, e me aiuterà il momento grave e il tempo che è poco. I mutabili casi hanno fatto che siasi cumulato e ci prema il lavoro legislativo, e tale che il differire o rimandare non giovi il meglio alla stima nostra, non al bene del paese, non ad aumentare l'affetto verso le istituzioni, dalle quali noi vediamo con sicurtà dipendere le sorti di una patria libera, soddisfatta e grande. La revisione dei nostri ordinamenti secondo la opportunità di riforme consigliate dallo stato dell'Italia, deve essere da noi tanto più tenacemente e con risolutezza proseguita, quanto più il tempo ci minaccia della fuga. È meno splendida che la gloria di stabilire la unità della patria, quell'altra di usare con sapienza i giorni tranquilli per ordinarla così che ad ogni prova dell'attività nazionale sia facile lo svolgersi, per fortificarla ognora con la giustizia e la libertà, ma non è gloria meno vera, né meno ricordata dalla gratitudine dei cittadini. Onorevoli colleghi, il momento presente vi domanda l'uso di quelle virtù che avete, lo zelo e l'attività: perché il popolo italiano senta più presto i benefici effetti di quelle proposte che avete studiato con amore, perché dal Parlamento attinga non inutile né infecondo esempio di operosità e di lavoro. La sterilità dei partiti non giova a nessuno, ed è pallida la luce del vero dove il cozzo virile e generoso delle opinioni non la fa scintillare. Io insieme con l'imparzialità vi prometto la diligenza che saprò maggiore, e crederò solo di non essere rimasto troppo al disotto del degnissimo ufficio e del vostro voto, se usando il tempo, che ai saggi non manca mai, nella manifesta onestà delle vostre convinzioni mirando al bene inseparabile del Re e della patria, compirete quelle leggi che furono quasi il testamento del primo, glorioso regno italiano e la prima parola del secondo regno, inaugurato in mezzo a tante e non caduche speranze. (Vivi applausi a sinistra ed al centro)