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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XI Legislatura della repubblica italiana

MOZIONE 1/00183 presentata da BIANCO GERARDO (DEMOCRATICO CRISTIANO) in data 19930520

La Camera, premesso che: la famiglia rappresenta il nucleo fondamentale della societa' ma in Italia anche il nucleo principale delle attivita' produttive, essendo oggi coinvolte, una famiglia su tre, in un esperimento di gestione aziendale con un costante aumento delle proprie iniziative economiche rispetto agli altri paesi industrializzati, realizzando, cosi', quello che viene definito dagli studiosi un originale modello di "capitalismo familiare"; la famiglia consente inoltre quella varieta' di reddito e di funzioni ove e' possibile far coesistere lo studio, la formazione, l'avvio al lavoro, la professione e, infine, l'utilizzo del risparmio; lo sviluppo dell'economia italiana non puo' avvenire secondo un unico modello ma attraverso una pluralita' di percorsi. Nella pluralita', il sistema va considerato come unico e non scisso tra piccola media e grande industria, che interagiscono positivamente anche se vi e' la necessita' di valorizzare i reali punti di forza oggi esistenti, rappresentati dalle famiglie e dalle piccole imprese; le strategie di risposta ai mutamenti di scenario imposti dalla costruzione del mercato unico europeo, dalla globalizzazione dell'economia, dall'emergere dei gravi problemi posti dalla transizione di una vasta parte del mondo dal socialismo reale all'economia di mercato, devono necessariamente tener conto della particolarita' del tessuto produttivo nazionale; ancora oggi la presenza di numerose imprese di piccole e medie dimensioni e l'esistenza di un ampio settore di imprese pubbliche, sono i principali elementi che distinguono in Italia, in misura rilevante, da quelli dei maggiori partners europei. Il processo di inserimento dell'economia italiana all'interno del mercato comunitario deve quindi avvenire senza snaturarne le caratteristiche proprie, riducendo le inefficienze e innalzandone la competitivita' complessiva; la politica industriale deve esser dunque mirata a far crescere e rafforzare il sistema delle piccole e medie imprese che rappresentano i quattro quinti dell'intero apparato produttivo; questo modello definito come "capitalismo familiare" si rivela non solo come nucleo robusto della tenuta sociale del paese ma anche come l'elemento piu' vitale del dinamismo economico del paese; occorre un insieme di strumenti e politiche che convergano e interargiscano, a iniziare da quelli finanziari, affinche' banche e istituti di credito siano capaci di valutare sul territorio le potenzialita', le esigenze di capitale e l'apporto di consulenza per rafforzare la struttura familiare consentendole ampliamenti, acquisizioni e fusioni; le piccole e medie imprese possano entrare nel circuito della crescente raccolta dei mezzi, attraverso i mercati finanziari, confrontandosi con un mercato in grado di offrire una gamma di alternative sempre piu' ampie e specializzate ma limitate al capitale di rischio; un momento altrettanto delicato e' rappresentato dal passaggio generazionale, che va visto come un momento di crescita e nuovo investimento e non come momento di forte prelievo fiscale; compito dell'operatore pubblico e' quello di favorire e regolare i cambiamenti nella struttura industriale e nel quadro economico generale, favorendo lo sviluppo tecnologico del sistema imprenditoriale, incentrato su una maggiore collaborazione tra imprese e istituzioni di ricerca pubbliche, grandi imprese private e piccole e medie imprese; l'operativita' della politica industriale dovra' essere accompagnata da un ammodernamento del nostro sistema finanziario, che tenga conto delle necessita' del sistema produttivo attivando strumenti e intermediari finanziari dedicati alle piccole e medie imprese, la cui sottocapitalizzazione rappresenta uno dei maggiori elementi di debolezza del nostro sistema industriale; l'innalzamento della competitivita' e i fabbisogni finanziari necessari agli investimenti immateriali, in ricerca e sviluppo richiedono forme di finanziamento nuove, capaci di superare le insufficienze del credito bancario; il sistema del capitalismo familiare ha consentito che la maggior parte dei profitti venissero reinvestiti, compensando l'assenza di investitori istituzionali e la scarsa professione dei risparmiatori ad investimenti di rischio; il capitalismo familiare emerge con la forza dell'industria italiana. La famiglia ha la funzione di holding e tende a mantenere unito un gruppo di imprese diversificato attorno ad una produzione principale; in un sistema dove non emerge, ne' un azionista pubblico capace di sostenere le nuove iniziative, ne' un sistema bancario capace di condividere e di selezionare le scelte strategiche, i gruppi familiari si espandono al loro interno con il supporto del credito garantito dal patrimonio e con un sostegno fornitogli da un ambiente fatto da lavoratori locali e di comunita' locali con una valorizzazione dei piccoli centri; la presenza di diffusi valori, non solo economici ma anche etici, ha consentito alle imprese di integrarsi in distretti industriali, che sono tipici del nostro sistema, che hanno consentito di sopperire in modo dinamico e flessibile all'assenza di economie di scala delle singole unita' produttive, preoccupandosi che diversi sistemi di intervento nelle politiche familiari, da parte degli Stati Membri della CEE, possano determinare discriminizioni e diversita' di trattamenti, sia in termini di redistribuzione del reddito, sia in termini di incentivazione all'attivita' economica della famiglia, impegna il Governo: a promuovere prioritariamente politiche economiche finalizzate alla crescita delle medie e piccole imprese perseguendo obiettivi che possono essere ottenuti secondo le seguenti linee di sviluppo: incoraggiare le istituzioni finanziare ad appoggiare, con la fornitura di capitale anche di rischio e con altre forme di assistenza, le imprese piu' dinamiche e in grado di crescere sul mercato; a sviluppare un piu' stretto rapporto con la finanza, attraverso un ampliamento delle quotazioni in borsa, la creazione di borse locali, la rapida introduzione di strumenti finanziari come i fondi chiusi, la partecipazione delle banche al capitale delle imprese; a intensificare il processo di privatizzazione nel settore bancario, allargando la presenza di nuovi soggetti e imprenditori finanziari e non finanziari soprattutto nelle banche di piu' piccola dimensione e quelle locali. Cio' presuppone un graduale, attento superamento della separatezza tra banca e industria, quale strumento di crescita del tessuto produttivo unito ad un contestuale rafforzamento della vigilanza, che evitino rischi di instabilita' finanziaria, realizzando una cultura della vigilanza sulla cultura della separatezza; a creare forme di complementarieta' tra sistema creditizio e sistema industriale anche rivedendo il concetto di separatezza, mossi dall'esigenza di un adeguamento del nostro sistema bancario ed alle esperienze alle possibilita' degli altri istituti europei; a porre particolare attenzione ai problemi delle imprese nel momento dei cambiamenti di generazione; a orientare la politica fiscale nel senso di incoraggiare il reinvestimento dei profitti e il rafforzamento del patrimonio aziendale, operando una distinzione tra utili reinvestiti e utili distribuiti, eliminando gli ostacoli fiscali ai processi di fusione e ai conferimenti tra le imprese di minori dimensioni; a rifinanziare la legge 317, per quanto riguarda gli strumenti diretti a fornire servizi reali alle imprese ad opera di consorzi diretti da privati ma dotati di presenza, garanzie e finanziamenti pubblici, acquisendo i risultati raggiunti nel progresso tecnologico e nell'export; a valutare un intervento di conversione a breve dei debiti delle PMI in debiti a medio lungo termine e l'attivazione di un insieme di provvedimenti volti a creare un mercato dei capitali secondario ad uso e consumo delle imprese minori; a sviluppare forme di finanziamento nuove, capaci di superare le insufficienze del credito bancario proseguendo nel percorso tracciato dalla legge 317 del 1991, con l'istituzione delle societa' finanziarie di sviluppo e di prestiti bancari partecipativi, che dovranno essere incoraggiati e finalizzati al riordino delle varie forme di imposizione sulle imprese, che riduca gli attuali squilibri tra capitale di rischio e capitale di credito. Ove lo scompenso tra queste due forme di finanziamento sia particolarmente elevato, si potra' giungere a rendere non deducibile fiscalmente parte degli interessi, riducendo il peso dell'imposizione sul capitale residuo senza gravami aggiuntivi per il bilancio dello Stato. a intervenire presso i competenti organi della CEE perche' sia definita una omogenea politica comunitaria a tutela della famiglia in modo che l'attivita' di redistribuzione del reddito e di incentivazione non crei inefficienze e diversificazioni di trattamento; a favorire l'interazione tra imprese piccole e grandi attraverso un ampliamento della legge 46 del 1982, con la nascita di distretti tecnologici e la razionalizzazione del rapporto tra fondo ricerca applicata e fondo innovazione tecnologica; a completare in tempi brevi la riforma dei mercati finanziari con il varo definitivo dei provvedimenti dei fondi chiusi di investimento mobiliare e immobiliare; a ripensare la relazione tra finanza ed economia reale collegandola direttamente alla individuazione della struttura ottimale attraverso cui svolgere la funzione finanziaria, nella consapevolezza che dall'osservazione delle vicende economiche degli ultimi anni si dimostra che i sistemi orientati agli intermediari si sono caratterizzati per una distribuzione dei flussi finanziari molti piu' stabili rispetto ai sistemi orientati al mercato, e questo assume particolare rilievo per il nostro paese, in cui la centralita' della funzione creditizia ha garantito uno sviluppo sorprendente del risparmio, degli investimenti e quindi della distribuzione del reddito proponendosi come volano della crescita economica della Nazione; a consolidare lo sviluppo del sistema finanziario basato sugli intermediari finanziari, nel quale il mercato dei capitali con le sue innovazioni ed incentivi al rischio, deve essere limitato ad un selezionato gruppo di partecipanti la cui attivita' non deve comunque condizionare l'operativita' dell'intero sistema; a favorire lo sviluppo di un tessuto di banche "locali", caratterizzate da un profondo radicamento sul territorio e da uno stretto legame con fasce di clientela difficilmente raggiungibili dalle banche maggiori. Tale obiettivo non e' in antitesi con la costituzione e lo sviluppo di grandi intermediari polifunzionali, principalmente rivolti ai mercati internazionali, ma rappresenta una precondizione essenziale allo sviluppo delle numerose imprese medio piccole, rappresentanti oggi circa il 70 per cento dell'intero sistema industriale italiano e, al contempo, offre la garanzia di tutela di quote di mercato le quali si troverebbero esposte alla concorrenza estera oppure semplicemente abbandonate a se stesse. La situazione pone nei settori finanziari problemi di evoluzione strutturale piu' che normativa e investe il Parlamento, ma soprattutto il Governo di compiti delicati, se si guarda agi assetti dei sistemi sociali visti come funzionali ad uno sviluppo democratico del paese. (1-00183)

 
Cronologia
sabato 15 maggio
  • Politica, cultura e società
    Pietro Ingrao e alcuni suoi sostenitori lasciano il PDS in polemica con la linea politica del partito.

giovedì 20 maggio
  • Parlamento e istituzioni
    La Camera approva con 409 voti a favore e 4 contrari la proposta di modifica dell'articolo 18, comma 2-bis, del proprio Regolamento.

giovedì 27 maggio
  • Politica, cultura e società
    Un'autobomba esplode nel centro di Firenze e uccide 5 persone. La sede dell'Accademia dei Georgofili resta distrutta e la Galleria degli Uffizi subisce gravi danni