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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XII Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08113 presentata da LEONI - (LEGA NORD) in data 19950302

Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri del lavoro e previdenza sociale e di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che: la societa' E.DI.ME ha presentato alle organizzazioni sindacali di categoria in data 22 novembre 1994 un documento sullo stato di crisi del quotidiano partenopeo Il Mattino nel quale indicava un passivo di 12 miliardi per l'anno 1994 a fronte del quale, nonostante un attivo patrimoniale di svariate decine di miliardi in titoli di Stato, rifiutando con la controparte sindacale qualsiasi trattativa che potesse ridurre i costi eliminando gli sprechi aziendali, dichiarava una eccedenza di 40 giornalisti con la richiesta al Ministero del lavoro del riconoscimento dello stato di crisi e conseguente applicazione di quanto previsto dalla legge 416 del 1981 e dell'articolo 33 del contratto nazionale di lavoro giornalistico; l'operazione consentira' all'azienda E.DI.ME di risolvere il rapporto di lavoro entro fine 1996 con 35 giornalisti ex articolo 1 quantificati in 30 per il 1995 e in 5 per il 1996, con pesanti ripercussioni sull'Inpgi, che dovra' accreditare ai giornalisti che ne hanno gia' fatto o ne faranno richiesta (articolo 37 della legge 416 del 1981) contributi per gli "scivoli" consentiti dalla predetta legge a coloro i quali vanno in prepensionamento per una somma complessiva di circa 11 miliardi in sostituzione dell'azienda; nel 1977 la societa' E.DI.ME ha per soci piu' importanti il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera e l'Affidavit (finanziaria della Democrazia Cristiana), mentre dalla meta' degli anni ottanta il gruppo editoriale Rizzoli-Corriere della Sera cede il suo pacchetto azionario all'EDI. GOLFO (soci maggioritari Giuseppe Gorijux e Stefano Romanazzi); fino al 1992 questa societa' chiude annualmente i bilanci gestionali del quotidiana Il Mattino che raggiunge record di vendita media anche di 180 mila copie, con cospicui attivi parte dei quali vengono investiti anche in titoli di Stato; sempre nel 1992 cadendo il centenario della testata, l'Editore organizza una serie di manifestazioni celebrative accedendo a contributi pubblici e dispensa gratifiche multimilionarie ad un gruppo di dirigenti sulle cui legittimita' ha indagato recentemente la Guardia di Finanza; nonostante queste manifestazioni di "grandezza" farebbero pensare ad un'azienda sana, l'editore ottiene il 9 febbraio 1992 dal Ministro del Lavoro la concessione dello stato di crisi per ristrutturazione per la durata di due anni che consente l'utilizzo dei cosiddetti "paracaduti sociali"; in virtu' dello stato di crisi assistita l'editore chiudeva per dimissioni dell'interessato il rapporto di lavoro con il direttore Pasquale Nonno. Il costo del prepensionamento dell'ex Direttore Nonno cadeva sull'Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti) per circa 800 milioni pari a quasi otto anni di contribuzione obbligatoria; nei giorni successivi alla risoluzione del rapporto di lavoro con Nonno ma in costanza di un calo delle vendite e di una ridotta raccolta pubblicitaria e per una crisi generale di mercato sempre in presenza di crisi assistita, l'editore passava dalla direzione Nonno (costo lordo annuale 400 milioni) ad un ufficio di direzione composto da Sergio Zavoli e due vicedirettori, il vicario Paolo Graldi e Giacomo Lombardi con emolumenti complessivi pari ad un lordo di piu' di un miliardo e mezzo l'anno; in aggiunta a questi oneri, l'editore pagava il fitto quotidiano della suite Caruso" presso l'Hotel Vesuvio utilizzata in scarsissime occasioni dal Direttore Zavoli, nonche' quello di una piu' spartana camera dello stesso albergo per il vice-direttore vicario, a questi ultimi vanno aggiunti altri benefici tra i quali vanno sottolineati personal computer, fax e telefoni cellulari anche per gli agenti delle scorte; tutto cio' rimane in essere fino al giorno delle dimissioni di Zavoli 13 settembre 1994, mentre tra la fine del 1993 e l'inizio del 1994 in forza del perdurante stato di crisi per ristrutturazione che consente di ridurre gli organici facendo ricorso alle disponibilita' di legge, l'E.DI.ME otteneva il pensionamento ex legge 416 del 1981 (con ulteriori contributi a carico dell'Inpgi per due miliardi e 300 milioni) di altri quattro giornalisti; a breve distanza dalla riduzione di organico di appena cinque giornalisti, l'editore assumeva 17 gionalisti, tra cui un redattore capo centrale in qualita' di segretario di direzione, figura non prevista dal contratto di lavoro con uno stipendio lordo mensile di circa 12 milioni piu' benefit vari, un redattore capo con mansioni di "vicario" alla redazione romana, due vicecaporedattori e 12 tra professionisti e praticanti; a breve distanza da queste assunzioni che lascerebbero presumere uno stato florido dell'azienda, con l'entrata in vigore della nuova organizzazione promossa da Zavoli vengono effettuate anche una cinquantina di promozioni; tra la fine del 1993 ed il settembre 1994, l'E.DI.ME stipulava inoltre multimilionari contratti di consulenza editoriale e giornalistica per cifre che vanno dai 48 ai 72 milioni netti annui ed elargiva cospicui compensi a nuovi collaboratori arrivando ad "appaltare" ad una persone residente a Firenze la rubrica delle lettere e remunerando questa "singolare" prestazione d'opera 6 milioni al mese che si sommavano allo stipendio extra di un redattore che a Napoli aveva poi la gestione concreta della pagina; sempre nello stesso periodo venivano elaborati piani di fattibilita' relativi a progetti faraonici tra i quali l'incremento dell'organico redazionale, la riforma grafica del quotidiano e la teletrasmissione del giornale al Nord sempre mentre vigeva lo stato di crisi assistita; solo alla sotituzione del direttore dimissionario Zavoli e all'insediamento del nuovo direttore Paolo Graldi, l'amministratore delegato dell'E.DI.ME, faceva per la prima volta riferimento ad uno stato di sofferenza economica dell'azienda, nonostante in altri incontri il Presidente della stessa societa', Paolo De Palma, avesse pochi mesi prima, nel corso di un incontro con le rappresentanze sindacali del quotidiano, addirittura affermato che nonostante la crisi generalizzata dell'editoria italiana, Il Mattino era per vendite e raccolta pubblicitaria forse il giornale piu' solido d'Italia; a dimostrazione di questo particolare "stato di grazia" del giornale, si avvia la riforma della grafica con multimilionario compenso ad uno dei maggiori tecnici del settore, si sottoscrivono accordi per la stampa del giornale anche nel Nord (mai cominciata nonostante il miliardo di costo per l'avvio progetto), si elargiscono svariati milioni al management redazionale e amministrativo; in questa situazione di economia paradossale e schizofrenica, dove da una parte ci si prepara ad inasprire la politica dei tagli con la richiesta di un nuovo stato di crisi e dall'altra si spendono allegramente miliardi, si arriva alla presentazione della domanda da parte dell'E.DI.ME che il 22 novembre 1994 descrive al ministro del lavoro e della previdenza sociale, Clemente Mastella, tutta una situazione di crisi patrimoniale e finanziaria del Mattino in 5 (cinque) scarne paginette -: se ritengano normale la situazione piu' sopra descritta anche alla luce del comportamento assunto dall'allora Ministro del lavoro che al cospetto dei fatti sopradescritti, ripresi ampiamente da diversi organi di informazione, chiude un accordo in poche ore sancendo ulteriore sperpero di pubblico denaro e scaricando le carenze manifestate del management della E.DI.ME nella gestione economica del quotidiano sull'Inpgi; che fine abbiano fatto i finanziamenti statali ed i cospicui investimenti realizzati dall'E.DI.ME, anche in titoli di Stato e a quale punto sia l'indagine della Guardia di Finanza relativa alle presunte irregolarita' nei bilanci dell'editore; se non ritengano quantomeno singolare l'assoluto silenzio che sull'intera faccenda ha mantenuto la Fondazione Banco di Napoli, proprietaria della testata, che pure riesce ad incassare tra canone di fitto e cessione servizi, attraverso la SEM, circa 11 miliardi l'anno dall'E.DI.ME prima, durante e dopo lo stato di crisi; se non ritengano di accertare i fatti sopradescritti anche per verificare estremi del reato di truffa ai danni dello Stato (l'Inpgi e' un ente pubblico) o la colpa in vigilandi delle autorita' preposte alla valutazione dello stato di crisi che sembrano aver avuto un comportamento di quanto meno singolare superficialita' nella valutazione di fatti in questione se e' vero che tale atto non ha avuto approfondita istruttoria ed ha seguito un iter decisamente originale (e' la prima volta nella storia delle relazioni tra Sindacato ed Editori che un accordo sui prepensionamenti e' stato siglato in sede ministeriale); se non ritengano infine di rimettere questo atto parlamentare all'attenzione della Procura competente per un piu' completo accertamento delle veridicita' e di eventuali reati consumati nell'ambito di questa oscura vicenda. (4-08113)

 
Cronologia
giovedì 23 febbraio
  • Politica, cultura e società
    Per fronteggiare le tensioni valutarie che attaccano la lira, il Governo vara una manovra economica di oltre 20.000 miliardi.

giovedì 2 marzo
  • Parlamento e istituzioni
    Al Senato si svolge la discussione sulle comunicazioni del Governo. La mozione di fiducia presentata da Salvi (Progressisti-Federativo), Tabladini (LN), Mancino (PPI), Ronchi (Progressisti-Verdi-La Rete), Sellitti Progressisti-PSI) e Gualtieri (SD) è approvata con 191 voti favorevoli, 17 contrari e 2 astenuti.

  • Politica, cultura e società
    Il giudice per le indagini preliminari di Palermo rinvia a giudizio Giulio Andreotti per associazione mafiosa.

sabato 11 marzo
  • Politica, cultura e società
    Si consuma una radicale spaccatura all'interno del PPI: il Consiglio nazionale sconfessa l'alleanza elettorale col Polo della libertà annunciata da Rocco Buttiglione, ed elegge in sua vece come segretario, con 114 voti su 225, Gerardo Bianco.