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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XII Legislatura della repubblica italiana

INTERPELLANZA 2/00864 presentata da BERTINOTTI FAUSTO (RIFONDAZIONE COMUNISTA - PROGRESSISTI) in data 19960131

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che: la FIAT ha licenziato il 29 dicembre 1995 con utilizzo di "mobilita'" altri 945 operai dell'Alfa Romeo di Arese, nonostante l'impegno assunto nell'accordo del febbraio 1994 con le organizzazioni sindacali nazionali di non ridurre il personale almeno fino al giugno 1996, e la rinegoziazione di tale accordo (dicembre 1995) prevede l'espulsione di ulteriori 1.700 lavoratori nei prossimi mesi (giugno 1996), ma tale intesa e' stata respinta dalla grandissima maggioranza dei lavoratori (di cui alla sentenza del pretore del lavoro di Milano del 17 gennaio 1996, con la quale si condanna la FIAT per attivita' antisindacale nei confronti dello SLAI-COBAS - sindacato ricorrente maggioritario ad Arese - e dei lavoratori che hanno respinto l'intesa); nell'incontro sindacale del 3 ottobre 1995 in Assolombarda con FIM-FIOM-UILM-COBAS la FIAT ha comunicato che nel 1996 ad Arese "garantira'" lavoro solo a 4.000 dipendenti, con cio' confermando il peggioramento dello stesso accordo del febbraio e che le produzioni "di massa" attuali saranno trasferite in altri stabilimenti (il modello "y" cessa il 9 febbraio 1996 e viene prodotto a Melfi e il modello "164" cessa nel corso del presente anno e vieni quindi prodotto a Rivalta), concentrando la produzione "di nicchia" della vettura spider in un unico reparto della fabbrica, svuotando tutti i capannoni produttivi oggi in funzione e dismettendo tutti i modernissimi impianti di verniciatura; tale medesima produzione viene ulteriormente ridotta dalle previste 100-l20 auto al giorno a circa 80 per mancata programmazione di produzione da parte FIAT di componenti provenienti da aziende fornitrici, riducendo ulteriormente gli addetti a questa ultima produzione; inoltre nel corso di un incontro avvenuto nel dicembre 1995 tra la FIAT e una delegazione della regione Lombardia, l'azienda ha affermato che non produrra' ad Arese la vettura "elettrica" o "ibrida" perche' non disporra' comunque di adeguati impianti di verniciatura (a prescindere da possibili commesse per tale produzione), ma effettuera' solo attivita' di ricerca e progettazione per cui le unita' lavorative a partire dal giugno 1996 sarebbero comunque ben al disotto delle promesse 4.000 unita' "garantite"; gia' nel passato (novembre 1986) la FIAT "garanti'", senza poi mantenere l'impegno, 14.000 posti di lavoro ad Arese con accordo sindacale, firmando in tal senso anche un preciso protocollo con l'Iri e il Governo grazie al quale la FIAT fu preferita alla Ford nella vendita dell'Alfa e pattui' un prezzo particolarmente vantaggioso, meta' del quale non ancora pagato a tutt'oggi; sembra ormai molto chiara la volonta' della FIAT di svuotare completamente lo stabilimento di Arese per speculare sull'area rendendo disponibili a lire 1.000.000 al metro quadrato i circa 2.000.000 di metri quadrati dello stabilimento (con un incasso di 2.000 miliardi a fronte di un pagamento all'Iri di tutto l'ex gruppo Alfa Romeo di 1.074 miliardi in cifra fissa, comprendenti numerosi insediamenti Alfa di Arese, Alfa Sud di Pomigliano, Spica di Livorno, stabilimento di Balocco, filiali e consociate, oltre che marchio e modelli in progettazione e produzione); la magistratura, secondo quanto risulta agli interroganti, sta indagando sulla vendita dell'Alfa per accertare se la FIAT abbia a suo tempo costituito in modo irregolare la societa' Alfa-Lancia - subito dopo sciolta - con il solo scopo di non pagare 240 miliardi di tasse, scaricando sul passivo (gonfiato) dell'Alfa Romeo gli utili della stessa Lancia, e in questi giorni sembrerebbero emergere in sede giudiziaria nuovi e inquietanti indizi sul pagamento "regolare" di tangenti a politici che coinvolgerebbero i massimi vertici di corso Marconi; la regione Lombardia ha gia' formalmente espresso fondati timori sul totale disimpegno della FIAT da Arese, dopo aver gia' chiuso numerosi impianti industriali in provincia di Milano e - recentemente (1992-93) - proprio nel settore automobilistico (Auto Bianchi e Maserati), e il presidente Formigoni ne ha gia' informato il Governo, in base a delibera del consiglio regionale -: se intenda intervenire presso la FIAT per imporre il rispetto degli impegni di rilancio dell'Alfa Romeo di Arese sottoscritti nel 1986, a partire dal mantenimento dei livelli occupazionali, attualmente piu' che dimezzati per deliberato trasferimento delle produzioni in altri stabilimenti; in caso di inadempienza da parte della FIAT, se intenda revocare le agevolazioni finanziarie previste fino alla requisizione dello stabilimento di Arese e del marchio Alfa Romeo, nel caso persistesse il totale disinteresse per tale azienda, che potrebbe tornare all'Iri per essere rimessa sul mercato internazionale; se intenda aprire un'inchiesta per verificare le irregolarita' eventuali nel passaggio di proprieta' dell'Alfa Romeo, nel 1986 per fornire alla magistratura dati utili al fine dell'accertamento dei reati ipotizzati di corruzione e falso in bilancio; se intenda intervenire nei confronti della Fiat perche' mantenga i 6.700 addetti dell'Alfa, per impedirne il progressivo smantellamento, attraverso il riequilibrio delle produzioni del gruppo con il mantenimento ad Arese delle produzioni di massa della Casa accogliendo le indicazioni in tal senso della stessa regione Lombardia, oltre che dei lavoratori, e garantendo che il Consorzio per la reindustrializzazione dell'area si installi nei reparti gia' dismessi e non in quelli attualmente occupati, per impedire che lo stesso consorzio si trasformi da strumento per l'incremento dell'occupazione in strumento per lo "svuotamento" delle lavorazioni e dei lavoratori. (2-00864)

 
Cronologia
mercoledì 24 gennaio
  • Parlamento e istituzioni
    Valerio Onida e Carlo Mezzanotte vengono eletti al dodicesimo scrutinio giudici della Corte costituzionale.

giovedì 1° febbraio
  • Parlamento e istituzioni
    Il Presidente Scalfaro affida ad Antonio Maccanico l'incarico di formare un Governo di larghe intese, nella prospettiva di avviare le riforme istituzionali.