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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XIV Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00016 presentata da CARLI CARLO (DEMOCRATICI DI SINISTRA-L'ULIVO) in data 27/06/2001

Interrogazione a risposta in Commissione Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-00016 presentata da CARLO CARLI mercoledì 27 giugno 2001 nella seduta n. 007 CARLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che: Emergency è un'associazione umanitaria senza scopo di lucro, il cui obbiettivo è fornire assistenza alle vittime civili dei conflitti, ai feriti e a tutti coloro che soffrono altre conseguenze delle guerre quali fame, malnutrizione o carenza di cure mediche, fondata in Italia nel 1994 per iniziativa del dottor Gino Strada di Milano, indipendente dalla politica dei differenti Stati e Governi. Gino Strada è chirurgo di guerra ed è uno dei fondatori di Emergency. Da oltre dieci anni e impegnato in prima linea: ha lavorato in Afganistan, Perù, Bosnia, Gibuti, Somalia, Etiopia e, nel periodo più recente nel Kurdistan iracheno e in Cambogia; alcuni componenti questa associazione a metà agosto 1999 sono partiti per la valle del Panshir in Afganistan e hanno identificato nel villaggio di Anabah il sito dove costruire il proprio ospedale, zona controllata dai mujaheddin che si oppongono ai talebani. La costruzione dell'ospedale di Anabah è iniziata a fine agosto 1999 e, nonostante difficoltà estreme, in cento giorni la struttura è stata terminata. La struttura dispone di 70 posti letto: il personale sanitario è composto da 11 medici provenienti da diversi paesi e 70 afgani. Gli addetti ai servizi sono 89. In un anno e mezzo ci sono stati 1234 ospedalizzati e 1909 persone che sono ricorse a cure ambulatoriali. Gli interventi chirurgici sono stati 1832: il che significa una media di circa 4 al giorno; nel dicembre 2000 è iniziata la costruzione di un secondo ospedale nella capitale del Paese, Kabul, controllata dal 1996 dai talebani «gli studenti del Corano». Lo scopo è quello di curare i feriti degli opposti schieramenti in uno stesso centro chirurgico, cosa spesso materialmente impossibile. Nel gennaio 2001 i lavori sono conclusi ed è stata conclusa e formalizzata anche un'intesa con il Governo, che garantisce l'autonomia di Emergency nella conduzione sanitaria, organizzativa ed economico-finanziaria dell'ospedale. Anche in questo centro, come negli altri, alle regolari corsie maschili, femminili e pediatriche, 6 in tutto, 2 sale operatorie, 2 reparti di terapia intensiva, ed in più una «sala giochi» per i bambini, dove possono passare qualche momento sereno, giocando o leggendo. Muri affrescati, libri, matite e colori, qualche giocattolo sono piccole attenzioni che li aiutano a superare il dramma della guerra che dura nel Paese da 22 anni dalla invasione sovietica del 1979. Una guerra che ha prodotto ferite, amputazioni e dolore e più di 5 milioni di profughi nelle nazioni vicine. Accanto alla chirurgia di guerra, tra i compiti dell'ospedale di Kabul anche la cura di pazienti afflitti da handicap che necessitano di chirurgia plastico-ricostruttiva e ortopedica. Anche qui, come negli altri paesi dove Emergency è presente, i bambini rappresentano il 30 per cento circa delle vittime di guerra, a riprova del fatto che le guerre di oggi colpiscono soprattutto i civili e le fasce più deboli; nella prima metà di maggio 2001, approfittando della momentanea assenza di Gino Strada dall'ospedale che si era recato in Italia per adempiere al suo diritto-dovere di partecipare alla consultazione elettorale e nonostante l'accordo raggiunto tra Governo ed Emergency, con un raid della polizia religiosa il Governo dei talebani ha chiuso l'ospedale, sostenendo che vi erano locali promiscui tra uomini e donne, cosa severamente vietata dalla legge del Corano e provocando l'interruzione dell'assistenza ai ricoverati nella struttura; la repressione che è in corso da anni in quel paese dei diritti umani ed in particolar modo delle donne che sono totalmente escluse dalla vita sociale e che sono costrette a vedere la propria personalità ed iniziativa da leggi inique. Le donne sono costrette ad uscire, indossando la burqa, il velo che copre interamente il corpo delle donne afgane, con una unica apertura, una grata davanti agli occhi. Le donne non possono parlare in pubblico, far rumore, ma provvedere esclusivamente alla famiglia; possono essere curate solamente da altre donne, che vengono allontanate dagli ospedali, per cui non hanno possibilità di avere la benché minima assistenza sanitaria; il regime dei talebani è stato ripetutamente condannato da parte delle Nazioni unite non solo per la violazione dei diritti umani ed ultimamente per la distruzione dei Buddha giganti di Bamyan, che si trovavano nell'omonima regione centrale del paese voluta dal leader supremo dei talebani, il mullah Mohammed Omar. Dal 1996 il regime dei talebani ospita il miliardario saudita Osama Bin Laden, ritenuto il capo del terrorismo islamico internazionale, che finanzia da allora il potere dei talebani. Il 21 maggio il quotidiano il Corriere della Sera ha dato notizia dell'imposizione per tutte le persone di religione non islamica di segni distintivi sugli abiti e sulle porte delle abitazioni. Il decreto vieta agli induisti di portare il turbante e alle donne impone di indossare una burqa gialla. Ciò a testimonianza del clima di intolleranza venutosi a creare nel Paese; contro le sanzioni imposte dall'Onu per la mancata consegna di Osama Bin Laden il Governo dei talebani ha imposto la chiusura degli uffici dell'Onu in quattro città del paese -: se non ritenga opportuno il Governo di intervenire tempestivamente presso il governo di Kabul per: a) far riprendere quanto prima l'attività dell'ospedale gestito da Emergency nella capitale b) sia assicurato a tutti, ma soprattutto alle donne, in quanto oggetto di gravi discriminazioni, il rispetto dei diritti fondamentali della persona; incaricare il nostro ambasciatore presso le Nazioni unite perché si adoperi affinché si costituisca un ampio schieramento di paesi che intervenga verso tutti i paesi in cui è palese la violazione dei diritti umani. A soffrire tali violazioni sono quasi sempre le fasce più deboli delle popolazioni, bambini e donne, che in molti paesi del mondo non hanno uguali diritti rispetto agli uomini.(5-00016)





 
Cronologia
mercoledì 20 giugno
  • Parlamento e istituzioni
    Alla Camera si svolge la discussione sulle comunicazioni del Governo. La mozione di fiducia presentata da Vito (FI) ed altri (1-00007) è approvata con 351 voti favorevoli e 261 contrari.

giovedì 28 giugno
  • Parlamento e istituzioni
    Il governo vara le c.d. misure dei «cento giorni» per consentire la ripresa dell'economia, fra le quali figurano: la detassazione degli utili reinvestiti (Tremonti-bis) e una sanatoria per le aziende che abbandonano il sommerso.