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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XIV Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/04212 presentata da ROSATO ETTORE (MARGHERITA, DL-L'ULIVO) in data 15/02/2005

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-04212 presentata da ETTORE ROSATO martedì 15 febbraio 2005 nella seduta n. 586 ROSATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che: il 10 febbraio 1947 fu siglato a Parigi il trattato di pace, che ha imposto non pochi sacrifici al nostro Paese, il più grave dei quali fu indubbiamente l'estesa mutilazione della Venezia-Giulia; in particolare, gravemente colpiti sono stati gli abitanti dei territori ceduti alla ex Jugoslavia, i quali, a seguito del cambio di sovranità e di un regime persecutorio, furono costretti all'esodo; su una popolazione istriana, fiumana e zaratina di 400-450.000 abitanti, ben 300-350.000 furono coloro che dovettero abbandonare tutto e cercare rifugio in Italia e all'estero; lo Stato italiano, con legge n. 92 del 2004, ha finalmente deciso di ricordare quegli eventi con l'istituzione della «giornata del ricordo»; la posizione giuridica dei beni italiani situati nei territori ceduti alla ex Jugoslavia in base al trattato di pace venne stabilita dall'allegato XIV, che, all'articolo 1, recita: «lo Stato successore riceverà, senza pagamento, i beni statali, parastatali situati nel territorio ceduto, in forza del presente trattato»; e, all'articolo 9: «i beni (...) dei cittadini italiani (...) residenti nei territori ceduti alla data di entrata in vigore del presente trattato, saranno rispettati, su una base di parità rispetto ai diritti dei cittadini dello Stato successore»; in violazione a queste norme del trattato di pace, la ex Jugoslavia espropriò quasi tutti questi beni e successivamente stipulò con l'Italia un accordo per indennizzarli; l'accordo del 23 maggio 1949, reso esecutivo con la legge 10 marzo 1955, n. 121, prevedeva, oltre alla costituzione di una commissione mista italo-jugoslava per la valutazione di questi beni, che l'indennità globale - formata dall'insieme di tutte le valutazioni - sarebbe stata pagata senza alcuna deduzione; dopo tale accordo, lo Stato italiano promulgò la legge 5 dicembre 1949, n. 1064, che prevedeva un indennizzo per coloro che ne avessero fatto richiesta, nei limiti di quanto effettivamente corrisposto dal Governo jugoslavo in base al citato accordo del 23 maggio 1949; è chiaro che, sulla base di questa legge e dell'accordo a cui fa riferimento, i cittadini italiani che ne avevano fatto domanda avevano il diritto di essere indennizzati in conformità al reale valore dei beni perduti, stabilito dell'apposita commissione mista, senza alcuna deduzione; invece, all'accordo del 1949 fece seguito l'accordo italo-jugoslavo del 23 dicembre 1950, che prevedeva la possibilità di una compensazione tra il debito per riparazioni di guerra che l'Italia doveva pagare alla Jugoslavia e quanto quest'ultima doveva pagare all'Italia per i beni da essa incamerati nei territori ceduti; infine, con il successivo accordo del 18 dicembre 1954, Italia e Jugoslavia stipularono un regolamento definitivo di tutti i debiti e crediti reciproci derivanti dal trattato di pace ed accordi successivi, in particolare dei debiti dell'Italia per riparazioni belliche e della Jugoslavia per l'indennizzo dei beni espropriati nei territori ceduti, in base al quale furono messi a disposizione per pagare questi ultimi beni solamente 45 miliardi di lire, a fronte di un valore effettivo di 130 miliardi di lire valutato dall'ufficio tecnico erariale; la differenza (85 miliardi di lire) fu adoperata come compensazione delle riparazioni belliche che l'Italia doveva pagare alla Jugoslavia e per ottenere l'assenso della stessa al ritorno di Trieste all'Italia, cioè per un interesse pubblico generale; il Governo italiano avrebbe dovuto mettere così a disposizione - per indennizzare gli aventi diritto - l'intero importo di 130 miliardi di lire; al contrario, danneggiando con ciò ulteriormente gli esuli, con i 45 miliardi di lire messi a disposizione il Governo italiano ha pagato anche i beni parastatali, con la conseguenza che ai privati titolari dei beni nei territori ceduti furono erogati solamente 32 miliardi di. lire, corrispondenti a neanche la quarta parte del valore dei loro beni; nel corso degli anni, il Parlamento italiano ha approvato diverse leggi con l'obiettivo di indennizzare i beni degli esuli: leggi, però, prive di un calcolo attuariale dei beni rispetto al valore del 1938; si è trattato, cioè, come più volte ribadito da tutte le associazioni degli esuli e, implicitamente, anche dallo Stato italiano, di altrettanti acconti e non di un equo e definitivo indennizzo; in base all'ultima legge riguardante gli indennizzi, la n. 137 del 2001, sono state presentate 11.608 domande; dopo quasi quattro anni solo 3.063 hanno ottenuto risposta, ne mancano ancora 8.545; l'età degli aventi diritto è molto elevata e il ritardo nelle risposte pesa come un rinnovo dei torti subiti per coloro che aspettano dallo Stato italiano un adeguato segno di attenzione; la lentezza per il pagamento degli indennizzi è stata sollevata più volte, sia dagli interessati, sia in sede istituzionale; tale lentezza è dovuta essenzialmente alla carenza di mezzi e di personale presso la direzione VI, ufficio X del ministero dell'economia e delle finanze, preposta a rispondere alle pratiche di indennizzo; la legge finanziaria 2004-2006 ha previsto lo stanziamento di 4 milioni di euro per la stipula di convenzioni che consentano di recuperare il grande arretrato nel pagamento degli indennizzi agli esuli, di cui alla legge n. 137 del 2001; nel marzo 2004 è stata stipulata una convenzione tra ministero dell'economia e delle finanze e Inps per l'assunzione di 30 persone presso la commissione preposta al soddisfacimento delle domande di indennizzo, al fine di velocizzare il lavoro; nel mese di luglio del 2004 l'Inps ha distaccato solo 8 dei 30 addetti previsti; alla data odierna gli addetti sono ancora 8 su 30; il 6 luglio 2004 la Camera dei deputati ha approvato un ordine del giorno, con cui «impegna il Governo ad attuare gli atti necessari per consentire che entro i prossimi 12 mesi vengano liquidati tutti gli indennizzi, le cui domande siano state correttamente presentate» -: se e come il Governo intenda finalmente, dopo quasi 60 anni dal trattato di pace e dopo 30 anni da quello di Osimo, riconoscere i loro diritti ai cittadini italiani, esuli istriani e giuliano-dalmati, costretti dall'esodo ad abbandonare tutti i propri averi, sanare una ferita rimasta aperta per troppo tempo e indennizzare in modo equo e definitivo coloro che, in base alle vigenti leggi, hanno fatto regolare domanda, modificando i coefficienti di valutazione dei beni da indennizzare, ovverosia facendo un calcolo attuariale del valore dell'immobile rispetto al 1938, e se e come il Governo intenda far rispettare gli impegni definiti dal Parlamento per liquidare, in tempi certi e definiti, coloro che hanno i:atto regolare domanda di indennizzo in base alle leggi vigenti.(3-04212)





 
Cronologia
venerdì 4 febbraio
  • Politica estera ed eventi internazionali
    A Baghdad viene rapita Giuliana Sgrena, giornalista del quotidiano Il manifesto.

mercoledì 16 febbraio
  • Politica estera ed eventi internazionali
    Entra in vigore il trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale, sottoscritto nella città giapponese di Kyōto l'11 dicembre 1997, da più di 160 paesi nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Protocollo di Kyoto).