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Documenti ed Atti

XIV Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09937 presentata da GUERZONI LUCIANO (DEMOCRATICI DI SINISTRA-L'ULIVO) in data 04/01/2006

Interrogazione a risposta scritta4-09937 Atto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-09937 presentata da LUCIANO GUERZONI mercoledì 4 gennaio 2006 nella seduta n. 932 GUERZONI. – Al Ministro dell'interno. Premesso che secondo quanto riferito dalla stampa, il Ministro dell'interno ha fatto divieto a comuni, province, enti sanitari e ospedalieri, aziende locali e ad altre amministrazioni pubbliche di procedere all'assunzione di cittadini extracomunitari regolarmente soggiornanti in Italia se privi di cittadinanza italiana; considerato che: il testo unico 3/57 (statuto degli impiegati civili dello Stato) e il testo unico sul pubblico impiego del 2001 confermano sostanzialmente tale previsione, peraltro condivisa da una sentenza del Consiglio di Stato del 2004, ma che essa è stata superata da atti legislativi successivi quali: a) il decreto legislativo 165/2001, che ha «privatizzato» il rapporto di lavoro nello Stato e nella P.A. equiparandolo a quelli in essere nelle attività private; b) il decreto legislativo 286/98 (artt. 2 e 43), che applica la Convenzione dell'Organizzazione Internazionale Lavoro (O.I.L.) 143/75 e la Direttiva europea «antidiscriminazione» (2000/43/CE) stabilendo che «la Repubblica (...) garantisce a tutti i lavoratori stranieri regolarmente in Italia, parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani» (art. 2) e facendo divieto (art. 43) ai datori di lavoro, pubblici e privati, di discriminare direttamente o indirettamente» i lavoratori in ragione della loro appartenenza ad una razza, ad un gruppo etnico o linguistico, ad una confessione religiosa o ad una cittadinanza», mentre la Direttiva, 2000/43/CE, prevede che il cittadino straniero, regolarmente in Italia, possa usufruire senza discriminazione, di tutte le opportunità di lavoro a disposizione dei cittadini italiani»; numerosi giudici, tra i quali il Tribunale di Pistoia, il TAR della Liguria, la Corte d'Appello di Firenze, con sentenze ed ordinanze hanno statuito come superata la condizione della cittadinanza italiana per l'accesso al lavoro nello Stato e nelle amministrazioni pubbliche, dando con ciò prevalenza alla legislazione italiana più recente già citata poiché fondata – a differenza di quella precedente – su principi comunitari e internazionali riconosciuti. Con la conseguenza – proprio sulla base della giurisprudenza citata – di porre in essere l'obbligo per gli enti locali, le unità sanitarie, le Asl e le Aziende dei servizi locali coinvolti, di bandire concorsi per l'assunzione aperti anche a cittadini extracomunitari regolarmente in Italia pur se privi della cittadinanza italiana e ciò anche per non incorrere nell'erogazione di sanzioni per comportamenti discriminatori; la stessa legge «Bossi-Fini», ed i suoi decreti attuativi recentemente approvati dal Governo in carica, deroga dalla condizione della cittadinanza italiana per l'assunzione di infermieri extracomunitari che possono così entrare in Italia –in deroga alla stessa «quota annuale degli ingressi» deliberata dal Governo- per essere assunti in strutture sanitarie pubbliche e private; un numero crescente di amministrazioni pubbliche, in particolare: enti sanitari, comuni e province, aziende dei servizi locali, vedono andare deserti concorsi indetti e spesso si trovano senza alcuna soluzione per coprire, anche solo parzialmente, gli organici poiché il Governo preclude loro, come è avvenuto di recente per il comune di Bovisio (Lombardia) e per l'Azienda trasporti ATM di Milano, la possibilità di assumere cittadini extracomunitari regolarmente in Italia con gravi conseguenze per la funzionalità delle amministrazioni e nell'erogazione dei servizi ai cittadini, con effetti pratici discriminatori vietati dalla legge; conseguire la cittadinanza italiana per l'accesso al lavoro da parte di cittadini extracomunitari regolari in Italia nelle amministrazioni pubbliche e nello Stato risulta pressoché impossibile poiché la normativa vigente è ancora basata, come è noto, sullo ius sanguinis e ciò di fatto impedisce, fatto a giudizio dell'interrogante assurdo, perfino a tanti cittadini extracomunitari, nati in Italia, scolarizzati e professionalizzati nelle scuole e nelle università italiane, di accedere a posti di lavoro nel settore pubblico, spesso non ambiti dai cittadini italiani, con conseguenze negative per l'economia, la socialità e la vita stessa delle città e dei territori, si chiede di conoscere: quale sia la valutazione del Ministro in indirizzo del problema finora illustrato e se il suo perdurare irrisolto non sia fonte di difficoltà per il buon funzionamento delle amministrazioni e dei servizi pubblici anche con riferimento alla necessità di contrastare la discriminazione e di promuovere l'integrazione; se non si ritenga necessario e urgente da parte del Governo intervenire sull'accesso al lavoro nello Stato, nelle amministrazioni e nelle aziende pubbliche dei lavoratori extracomunitari regolarmente in Italia, come previsto dalla più recente legislazione italiana e comunitaria, oltre che dalle convenzioni internazionali ed innanzitutto in ottemperanza della Costituzione della Repubblica e della giurisprudenza e come, d'altra parte, richiedono, in misura crescente, comuni, province ed aziende locali, riservando la persistenza della condizione del possesso della cittadinanza italiana solo per l'accesso a quelle attività lavorative del comparto pubblico che richiedono particolare e continuata dedizione in considerazione di interessi essenziali della nazione; se in coerenza con tutto ciò, non si ritenga necessario che in materia il governo promuova con urgenza una revisione legislativa adeguata ad innovare una normativa che risulta contraddittoria ed in contrasto con norme comunitarie, convenzioni internazionali adottate dall'Italia e con fondamentali previsioni costituzionali; se, con riferimento a sentenze e ordinanze della magistratura che obbligano amministrazioni pubbliche a prevedere l'accesso alle loro attività lavorative a stranieri extracomunitari regolarmente in Italia anche se non in possesso della cittadinanza italiana e ciò, tra l'altro, per evitare sanzioni per comportamenti discriminatori vietati dalla legge, il Governo non ritenga doveroso acconsentire a che si proceda, sia pure con riserva, salvo modifiche in tal senso delle previsioni statutarie degli enti locali interessati. (4-09937)

 
Cronologia
giovedì 29 dicembre
  • Politica, cultura e società
    L'economista Mario Draghi è nominato governatore della Banca d'Italia.

mercoledì 18 gennaio
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