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Documenti ed Atti

XVI Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05602 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100104

Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-05602 presentata da RITA BERNARDINI lunedi' 4 gennaio 2010, seduta n.262 BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: il 19 dicembre 2009 la prima firmataria del presente atto, accompagnata da Renata Vuksani e Norberto Costa, ha visitato la casa circondariale Due Palazzi di Padova; la struttura penitenziaria si presenta all'esterno come un edificio piuttosto fatiscente. Nato come carcere femminile, nel corso del tempo ha subito numerose trasformazioni per essere adibito dapprima a caserma militare, poi a casa circondariale maschile; i detenuti tuttora presenti sono piu' di 250, a fronte di una capienza massima di 94 posti. La casa circondariale Due Palazzi di Padova e' occupata da detenuti che si fermano da 2-3 giorni fino ad un massimo di 1 anno. Appena si conclude il primo grado di giudizio, i detenuti sono trasferiti in altre strutture di reclusione; l'istituto di pena e' composto da tre piani: a) piano rialzato: 1 corridoio composto da infermeria e ufficio matricola; un corridoio composto da una sala attivita' fornita di panca piana per pesi, cyclette, biliardino e tavolo da ping-pong; 7 celle, formate in maggior parte da detenuti lavoranti che svolgono mansioni in lavanderia, o come porta vitto, scopini, spesini e addetti M.O.F. (Manutenzione ordinaria del fabbricato). Le celle sono di misura da 4x4 metri a 5x5 metri con 8, 90 anche 10 detenuti per cella, con letti a castello fino a tre piani e 1 o 2 materassi a terra. La nazionalita' dei detenuti e' mista; b) primo piano (sezione 1): due corridoi formati da 7 celle ciascuno (di cui una completamente distrutta durante la contestazione di giovedi' 17 dicembre 2009) con celle da 3x3 metri con 3 detenuti, da 4x4 con 8-9 detenuti presenti. La maggior parte dei detenuti e' di nazionalita' tunisina o marocchina, ma sono presenti anche detenuti di altre nazionalita'. La sala attivita' e' in comune con entrate indipendenti dai due diversi corridoi; c) secondo piano (sezione 2): due corridoi formati da 7 celle ciascuno di forma e dimensioni simili al primo piano; ogni cella e' fornita di: un bagno con lavandino, bidet e doccia; angolo cottura con lavandino, scola piatti e fornelletto a gas; due finestroni in cella e una finestra in bagno; televisione; un pensile-porta oggetti per ogni detenuto; tavolo e sgabelli, che per problemi di spazio non sempre corrispondono al numero di detenuti presenti in cella; nelle celle i letti arrivano fino a tre piani, durante il giorno, i detenuti che dormono per terra alzano il materasso e lo appoggiano contro il muro. Alcuni di questi usano come cuscino un pezzo di gommapiuma. I problemi di spazio si ripercuotono in tutta la giornata, in quanto le persone devono letteralmente fare a turno anche per muoversi in cella, mentre di notte i detenuti in branda non si possono neanche alzare per andare al bagno perche' calpesterebbero chi dorme per terra. La pulizia delle celle e' gestita dai detenuti che si organizzano in turni di pulizia. Le celle si presentano piuttosto pulite, il personale sanitario puo' comunque isolare le celle nel caso in cui si presentino condizioni di scarsa igiene che possono compromettere la salute delle persone. I detenuti comunque non hanno segnalato la presenza di scarafaggi o topi. I blindi si chiudono dalle 8 alle 20, mentre i cancelli sono aperti solo dagli agenti. Alcuni detenuti gestiscono il pranzo autonomamente, comunque il carrello vivande passa intorno alle ore 12 e, nonostante alcuni detenuti dicano scherzosamente che usano il vitto dell'amministrazione per dare da mangiare ai gatti, si segnala che il carrello esce dalle sezioni quasi vuoto e non ci sono lamentele riguardanti il cibo. Nella sezione lavoranti (piano rialzato), i compagni di cella ne aspettano il ritorno per mangiare insieme (per ricreare un ambiente che si possa definire familiare). In una cella i detenuti hanno costruito artigianalmente un piccolo albero di Natale usando un manico di scopa, carte di giornali e carte dorate del caffe' e delle arance per gli ornamenti; riguardo al riscaldamento ci sono pareri contrastanti: la direttrice, dottoressa Antonella Reale, afferma che le caldaie sono accese per 10 ore al giorno, mentre i detenuti sostengono che il periodo in funzione si limita a 4 ore al giorno, divise in 2 ore al mattino e 2 alla sera. L'acqua calda si divide in due turni per sezione: 2 ore e mezza al mattino e 2 alla sera, durante i quali ogni cella organizza autonomamente i turni per fare la doccia e per lavare i piatti; come gia' detto, ogni sezione e' fornita di una sala attivita'. I turni per accedervi sono divisi per braccio e ciascun braccio ha diritto ad un'ora e mezza circa al giorno. Il campo sportivo e' utilizzabile 6 volte al mese. I passeggi sono disponibili per 4 ore al giorno. Sono in costruzione altre tre nuove strutture: uno spazio per i passeggi e due nuovi campi, uno da calcio e uno da pallavolo. Secondo la direttrice, questi edifici dovrebbero essere pronti per l'arrivo dell'estate; nel carcere e' presente anche una chiesa diretta da un cappellano esterno, padre Eraclio Contu, per i detenuti di religione cattolica, mentre i detenuti di religione islamica pregano autonomamente in cella sulle coperte stese per terra. L'Imam e' uno dei detenuti, perche' l'Imam esterno evita di avere contatti con l'ambiente carcerario; nella casa circondariale sono presenti due educatori: uno a tempo pieno e uno part-time. Sono presenti anche uno psicologo che lavora presso il servizio «Nuovi Giunti», attivo per 2 ore e mezza per 6 giorni a settimana, che fornisce informazioni utili ai detenuti incarcerati per la prima volta. È attiva anche un'associazione di volontariato che procura vestiti, biancheria, ciabatte, sapone a chi non puo' usufruire dell'aiuto dei familiari. È presente in struttura anche uno psichiatra per 20 ore al mese, precedentemente era presente anche un dentista ma per l'attuale mancanza di fondi, il servizio e' stato sospeso; l'istituto di pena patavino e' sprovvisto del mediatore culturale, il che rappresenta una grave carenza soprattutto se si considera che la popolazione di detenuti e' per il 90 per cento composta da stranieri, mescolati in 20-25 etnie diverse. All'interno dell'istituto i detenuti stranieri che non conoscono la lingua italiana possono comunque frequentare un corso di alfabetizzazione; alcuni insegnanti esterni offrono inoltre la possibilita' di acquisire il diploma di scuola media; gli unici lavori svolti dai detenuti sono inerenti all'amministrazione interna. Sono disponibili 30 posti di lavoro a rotazione (spesini, scopini, mof e porta vitto) e stabili (lavanderia e cucina). I turni di lavoro vanno da 1 a 2 ore al giorno. Non sono presenti collaborazioni con cooperative esterne. Si sta avviando solo in questi giorni un progetto con la cooperativa «Altracitta'» per stabilire all'interno della struttura un laboratorio di cornici artigianali all'interno del quale i detenuti potranno avere la possibilita' di svolgere un lavoro stipendiato. Non vi sono altre cooperative del posto che hanno stabilito relazioni con la casa circondariale; gli agenti di polizia penitenziaria che esercitano nella struttura sono 110, ma gli agenti stessi affermano che sarebbero necessari almeno altri 40 dipendenti. Infatti il turno dovrebbe essere di 6 ore, ma ogni dipendente lavora almeno 8 ore. Questo turno, dicono gli agenti, e' ormai diventato ordinario, in quanto il sovraffollamento ha tolto ogni carattere di straordinarieta' al turno di 8 ore. In guardiola per ogni sezione e' presente un solo agente, mentre il regolamento ne impone almeno 2. Ogni dipendente deve inoltre lavorare anche all'ufficio matricola, e gli agenti stessi denunciano una insufficienza di personale in quanto ogni agente in servizio deve gestire le richieste di 250 detenuti. Per le traduzioni dei detenuti alla questura o al tribunale o agli altri carceri sono necessari almeno 3 agenti da togliere al servizio in struttura. Anche le ferie, denunciano gli agenti stessi, non sono rispettate. Un agente racconta inoltre di un collega che dopo 18 anni di servizio, in una confidenza gli ha comunicato le decisione di andare a vivere in Germania perche' «anche la fabbrica e' meglio che stare qui dentro»; nel corso della visita tutti i detenuti hanno denunciato le pessime condizioni di detenzione alle quali sono quotidianamente sottoposti. Ed invero una struttura che di per se' non presenterebbe particolari disfunzioni o malfunzionamenti di servizio, viene costretta dall'elevato tasso di sovraffollamento in una situazione che agli interroganti appare palesemente contrastante con le norme vigenti. Ogni problema, di ordine quotidiano come il riscaldamento e i materassi per terra, fino alle problematiche piu' generali come l'uso, ad avviso degli interroganti, sconsiderato della custodia cautelare, all'interno delle celle si amplifica enormemente creando un generale senso di frustrazione e mancanza di speranza per un futuro reinserimento. La direttrice stessa e' obbligata ad accogliere tutti i nuovi giunti e ad avere la responsabilita' dell'incolumita' di ognuno. Anche la lungaggine propria dei processi italiani influenza la gestione di una struttura che in principio doveva essere solo un luogo di passaggio, di transizione, ma che diventa vero e proprio luogo di residenza per periodi che arrivano fino a un anno e mezzo. Nel corso di questo lungo periodo, persone in attesa di giudizio sono costrette ad attendere la sentenza in condizioni pressoche' invivibili; la stessa assistenza sanitaria per i malati e' carente in quanto tutte le visite specialistiche sono fatte all'esterno; un detenuto diabetico di 60 anni, ad esempio, non riesce a dormire nella brandina inferiore perche' gli manca l'aria, ma allo stesso tempo non e' in grado di arrampicarsi sulle brandine superiori che per lui rappresentano un ulteriore pericolo; tutti i detenuti, dal primo all'ultimo, si sono completamente dissociati dall'atto di violenza e vandalismo compiuto nella cella al primo piano nel corso della protesta messa in atto dai reclusi giovedi' 17 dicembre 2009. Ancora non e' stato stabilito se i detenuti colpevoli di questo atto di vandalismo fossero ubriachi o meno, ma tutti sono d'accordo sul fatto che gli agenti si sono comportati in modo corretto ed estremamente professionale. Le condizioni in cui si presenta la cella dove e' andata in scena la protesta violenta sono molto piu' che sgradevoli: muri letteralmente rotti oltre i mattoni, vetri in frantumi, sanitari divelti, tubature scardinate che hanno causato l'allagamento di tutta la sezione e di parte dell'ufficio matricola. A parte questo singolo episodio, la protesta dei detenuti va avanti in modo assolutamente non violento mediante la battitura della sbarre con pentole e altri oggetti; a giudizio degli interroganti il sovraffollamento, la mancanza di speranza e l'amnesia dimostrata dagli ambienti politici nei confronti delle problematiche dei detenuti, la mancanza di misure alternative e l'incomprensibile accanimento nei confronti dei reati che non costituiscono particolare grado di pericolosita', sono il solo ed unico fattore scatenante di queste proteste. In sostanza i detenuti stessi non accusano tanto la struttura in se' e chi vi lavora dentro, quanto piu' l'intero sistema giustizia che non riesce a gestire piu' il problema che il sistema stesso ha causato -: quali dati aggiornati siano a disposizione del Governo in relazione alla situazione riscontrata presso la casa circondariale Due Palazzi di Padova, con particolare riguardo al numero di detenuti effettivamente presenti nella struttura e al tasso di sovraffollamento in essa riscontrato; quali urgenti iniziative intenda assumere per garantire normali condizioni di vita ai detenuti ed agli operatori della casa circondariale patavina; in particolare, entro quali tempi preveda che l'istituto possa rientrare nella dimensione regolamentare dei posti previsti; quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire il diritto alla salute dei detenuti e, in particolare, entro quali tempi verra' ripristinata un'adeguata assistenza psicologica e psichiatrica; cosa intenda fare per garantire ai detenuti l'attivita' trattamentale, sia essa di studio e/o di formazione e lavoro, atta a preparare il futuro reinserimento sociale previsto dall'articolo 27 della Costituzione; quali iniziative siano state assunte o programmate e quali misure si vogliano attuare per porre rimedio alle carenze del personale civile (educatori, psicologi e assistenti sociali) e della polizia penitenziaria assegnati presso il carcere Due Palazzi; se ed in che modo si intendono potenziare, all'interno della struttura penitenziaria in questione, le attivita' di orientamento e formazione al lavoro e di ricerca di posti di lavoro da offrire ai detenuti, in particolar modo per quelli che hanno quasi finito di scontare la pena; se il Governo non intenda assumere iniziative volte a destinare maggiori fondi e risorse al potenziamento delle misure alternative al carcere, anche attraverso la creazione di percorsi protetti di reinserimento sociale e lavori socialmente utili per tutti i condannati a pene inferiori ai tre anni di reclusione. (4-05602)

 
Cronologia
giovedì 17 dicembre
  • Parlamento e istituzioni
    La Camera approva il disegno di legge recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010), (C. 2936) e il disegno di legge recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010 - 2012, (C. 2937), che saranno approvati in via definitiva dal Senato il 22 dicembre (leggi 23 dicembre 2009, n. 191 e n. 192).

martedì 19 gennaio
  • Politica estera ed eventi internazionali

    Nell'ambito degli interventi a sostegno della popolazione di Haiti, colpita da un gravissimo terremoto, il Governo annuncia la decisione di sottoscrivere un accordo bilaterale per la cancellazione finale del debito di 40,3 milioni di euro.

    La portaerei della marina militare Cavour parte per Haiti, per concorrere all'opera di ricostruzione e di soccorso alla popolazione.