Vai al sito parlamento.it Vai al sito camera.it

Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XVI Legislatura della repubblica italiana

INTERPELLANZA URGENTE 2/00610 presentata da ORLANDO LEOLUCA (ITALIA DEI VALORI) in data 20100204

Atto Camera Interpellanza urgente 2-00610 presentata da LEOLUCA ORLANDO giovedi' 4 febbraio 2010, seduta n.278 I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che: l'escalation criminale che ha segnato l'anno appena concluso ha fatto registrare nel territorio calabrese uno stillicidio pressoche' quotidiano di attentati e intimidazioni di stampo mafioso ai danni di amministratori pubblici, dirigenti e imprenditori, segno di un tentativo sempre piu' perniciosa e invasivo di condizionare il sistema politico e sociale di questa regione, che gia' detiene il ben poco invidiabile record italiano di amministrazioni comunali sciolte per mafia; solo per il periodo che va da settembre a dicembre dello scorso anno a Reggio Calabria e provincia sono stati registrati 160 atti intimidatori, fra attentati al tritolo e colpi di pistola alle saracinesche dei negozi. Fra incendi alle attivita' commerciali e alle auto degli imprenditori. Solo 80 casi si sono verificati nel capoluogo (L'Espresso, «Dove comanda la mafia», 4 febbraio 2010); il 3 gennaio ha segnato l'inizio della «tensione», e la bomba artigianale fatta esplodere davanti alla procura generale ha fatto scattare l'emergenza 'ndrangheta. Il 7 gennaio il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, arrivano nella citta' sullo stretto per una riunione d'urgenza, e lo stesso giorno viene ritrovato un ordigno rudimentale inesploso nel cortile dell'aula bunker, Il 21 gennaio, in occasione della «giornata della legalita'», organizzata dal ministro dell'istruzione Maria Stella Gelmini, mentre sono in visita in citta' il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e lo stato maggiore dell'antimafia, una soffiata fa ritrovare una macchina con armi ed esplosivo a poche centinaia di metri dal percorso che le autorita' avrebbero effettuato per andare in aeroporto. Il 25, infine, la minaccia di morte al magistrato antimafia Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria: riceve una busta contenente un proiettile e un biglietto di minacce a lui e alla sua famiglia. («ESCALATION DELLA 'NDRANGHETA...» - www.nerinagatti.com); sono dei veri e propri «messaggi alle istituzioni», come sospetta il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il quale parla di intimidazione della 'ndrangheta, di un avvertimento delle cosche «che reagiscono nervosamente alla cattura dei latitanti e all'aggressione dei patrimoni»; proprio il giorno dell'ultimo «messaggio», giorno delle minacce al pubblico ministero Lombardo, coincide con l'inizio della requisitoria al processo «Testamento»; l'indagine «Testamento», eseguita dalla squadra mobile reggina, svela gli affari delle potenti cosche dei Libri e dei Condello, ma soprattutto mette in luce la commistione della criminalita' organizzata con imprenditori e amministratori comunali di Reggio Calabria. Nell'indagine e' coinvolto un ex amministratore, nonche' ex poliziotto (..), che sarebbe l'anello di congiunzione tra i clan ed i soldi pubblici.(«ESCALATION DELLA 'NDRANGHETA...» - www.nerinagatti.com); la prima parte della requisitoria del pni Lombardo si esplica, in particolare, sui cosiddetti «reati fine», tra i quali le estorsioni: «L'edilizia - afferma Lombardo - e' il settore strategico della cosca Libri e in questo processo, piu' volte, abbiamo toccato con mano cosa significhi essere soggetti a logiche di omerta'». («Processo Testamento», Martedi' 19 gennaio 2010 in www.strill.it); stando all'impianto accusatorio, il suddetto ex amministratore avrebbe consentito al capo locale di San Giorgio Extra, quartiere di Reggio Calabria, «di accreditarsi quale interlocutore privilegiato della pubblica amministrazione comunale nella gestione ed organizzazione di feste e mostre finanziate illegittimamente con denaro del Comune»; il 2 febbraio 2010, il pm Giuseppe Lombardo, il magistrato della Dda a cui nei giorni corsi era stata inviata una busta con un messaggio di morte e una cartuccia di fucile, concludendo la requisitoria nel processo «Testamento», e chiedendo complessivamente 89 anni di reclusione in tutto, si e' occupato dell'associazione mafiosa soffermandosi sulle attivita' della famiglia Libri, sostenendo che esercitava «una pressione asfissiante nel territorio di Cannavo', anche per cio' che riguarda l'edilizia privata, costringendo i cittadini ad accettare le forniture da soggetti vicini alla famiglia, come Bruno Crucitti». E parlando di Crucitti, il pm lo ha definito come «imprenditore della cosca che opera con la cosca e per la cosca»; («Clan Libri, il pm chiede sei condanne», Gazzetta del Sud, 3 febbraio 2010); Lombardo ha fatto anche un approfondimento su alcuni ex amministratori: «Le loro condotte - ha sostenuto - sono gravi perche' questi si interessavano per fare avere dei benefici alla cosca Libri impegnata ad accrescere il potere e la visibilita' tramite esponenti politici. I rapporti di (...) con (...) assicurano il salto di qualita' che l'organizzazione criminale cercava», («Clan Libri, il pm chiede sei condanne», Gazzetta del Sud, 3 febbraio 2010); «l'ultimo messaggio» allo Stato e' probabilmente quello piu' pericoloso. Il lavoro di Lombardo e Galletta oltre alla cosche e' andato a colpire quella zona grigia di gente che con la 'ndrangheta va a braccetto. Gli imprenditori, i professionisti, i politici che con la 'ndrangheta fanno affari e si scambiano favori. Quelle persone che della 'ndrangheta hanno bisogno per essere eletti o per avere agevolazioni e che poi proprio per questa loro commistione diventano ricattabili («ESCALATION DELLA 'NDRANGHETA...» - www.nerinagatti.com); si tratta, inequivocabilmente, di una situazione insostenibile che mina le basi stesse della convivenza civile e dello Stato di diritto, frutto di problemi endemici legati al sottosviluppo del Mezzogiorno, ma anche alla perversa deriva culturale di una societa' che non ha ancora trovato il coraggio e la forza di un rigetto definitivo ed inequivocabile della 'ndrangheta. «Quella che la gente nota a Reggio e' una "mafia liquida" per usare il termine con il quale l'ex Presidente della commissione antimafia l'ha definita, per indicarne il "livello di pervasivita'" e la "pesantezza"». (L'Espresso, «Dove comanda la mafia», 4 febbraio 2010); emerge, con sempre maggiore evidenza, un pericoloso sodalizio che si consolida intorno ad enormi interessi economici, che spaziano dal traffico internazionale di stupefacenti al racket, dal riciclo del denaro sporco in grandi attivita' imprenditoriali allo smaltimento abusivo dei rifiuti, tanto che «a Reggio le 'ndrine vogliono gestire direttamente le attivita'. Impongono la fornitura di materiali, i mezzi e gli uomini da impiegare. E ogni zona della citta' e' divisa dai clan»; nonostante un contesto cosi' compromesso dalla violenza e dall'arroganza della criminalita' organizzata, si assiste da alcuni anni ad una forte presa di coscienza da parte della societa' civile e della politica sana, grazie anche agli enormi sforzi fatti da magistratura e forze dell'ordine, che con mezzi insufficienti sono comunque riusciti a segnare importanti vittorie. Cresce, insomma, la consapevolezza che la mafia si puo' sconfiggere, ma soltanto se si riesce a opporre a essa un fronte compatto che non le consenta di fare breccia; per ottenere questo risultato, pero', non bastano la volonta' e il coraggio di pochi, occorre soprattutto che lo Stato centrale si faccia garante di questo ambizioso e irrinunciabile obiettivo, mettendo a disposizione i mezzi e le risorse per combattere e vincere questa battaglia di liberta'. Premessa imprescindibile, dunque, e' il potenziamento delle forze dell'ordine e degli uffici giudiziari che operano sul territorio, la creazione di presidi di polizia nelle zone attualmente scoperte e l'avvio di una massiccia campagna a favore della legalita' e della «cultura della legalita'» intesa come primo strumento di lotta contro la criminalita' organizzata, e che punti soprattutto alla formazione dei piu' giovani -: quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere, al fine tutelare la regolarita' dei procedimenti di appalto ed impedire il controllo illegale del territorio, per contrastare la contiguita' di esponenti delle istituzioni, del mondo degli affari e delle professioni con la criminalita' organizzata e con il sistema di corruzione; quali iniziative intenda adottare, in particolare, per garantire il regolare svolgimento delle procedure elettorali delle prossime elezioni regionali, la libera espressione del voto e impedire il coinvolgimento in esse di esponenti collusi con il sistema di illegalita' e criminalita' organizzata; se il Governo non ritenga urgente e improcrastinabile, anche alla luce dei recenti fatti di Reggio Calabria, con la mobilitazione diretta dei ministri dell'interno e della giustizia, di agire in maniera efficace per contrastare la criminalita' organizzata come una priorita' - che come tale dovrebbe essere affrontata -, senza attendere l'ennesimo attentato o intimidazione prima di intervenire. (2-00610) «Leoluca Orlando, Messina, Di Stanislao, Zazzera, Barbato, Cambursano, Scilipoti, Razzi, Evangelisti, Favia, Porcino, Touadi, Zampa, Palomba, Luongo, Borghesi, Rota, Paladini, Cimadoro, Piffari, Di Giuseppe, Lo Moro, Monai, Donadi, Samperi, Vannucci, Zucchi, Palagiano, Pisicchio, Misiti, Lagana' Fortugno, Vernetti, Porfidia».





 
Cronologia
mercoledì 3 febbraio
  • Parlamento e istituzioni
    La Camera approva il disegno di legge recante disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza (C. 889), che sarà approvato in via definitiva dal Senato il 10 marzo 2010 (legge 7 aprile 2010, n. 51).

giovedì 11 febbraio
  • Parlamento e istituzioni
    Il Senato approva, con 160 voti favorevoli, 119 contrari e 3 astenuti, l'emendamento 1.950 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del d.d.l. di conversione del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 194, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (S. 1955), sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.