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Documenti ed Atti

XVI Legislatura della repubblica italiana

INTERPELLANZA URGENTE 2/01307 presentata da ORLANDO LEOLUCA (ITALIA DEI VALORI) in data 20120110

Atto Camera Interpellanza urgente 2-01307 presentata da LEOLUCA ORLANDO martedi' 10 gennaio 2012, seduta n.567 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che: la DR Motor Company e' un'azienda automobilistica italiana, fondata nel 2006 a Macchia d'Isernia da Massimo Di Risio. L'azienda dichiara di importare componenti prodotti dalla Casa automobilistica cinese Chery Automobile, e di assemblarli in Italia. La commercializzazione, per i primi tempi, avveniva tramite un accordo con una rete di supermercati e ipermercati. Oggi la DR dichiara di possedere una propria rete di vendita e officine. L'azienda ha sede a Macchia d'Isernia, in Molise. Fa parte della capogruppo DR Automobiles Groupe, azienda gia' di proprieta' di Di Risio, fondata nel 1995 che importa e distribuisce autovetture di varie marche; nel 2006 Massimo Di Risio, gia' fondatore dell'azienda Katay, che si occupa d'importare auto prodotte interamente in Cina, fonda la «DR Motor Company», inizia la distribuzione di modelli prodotti dalla Chery Automobile, rimarchiandoli «DR»; la DR con l'accordo siglato il 1 o dicembre 2011 ha rilevato lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Solo tre anni fa la Fiat aveva promesso, per quell'area, investimenti complessivi per 500 milioni di euro con l'obiettivo di produrre circa 100 mila nuove auto, modello Ypslon, all'anno. Invece, smentendo se' stessa, ha chiuso Termini Imerese dal 1 o gennaio 2012, con la conseguenza che la nuova Ypslon sara' fabbricata in Polonia; la DR e' stata a lungo in trattativa, sempre con Fiat, per rilevare anche lo stabilimento irpino dell'Irisbus, prima di abbandonare per puntare all'impianto siciliano. Dopo una trattativa con gli enti locali, Governo e sindacati, la DR e' subentrata alla Fiat nella gestione dello stabilimento siciliano. L'azienda molisana gestira' l'impianto insieme ad altre quatto aziende, dal 2012, con un investimento complessivo di 341 milioni di euro per la riqualificazione della fabbrica; il gruppo Italia dei Valori e' stato l'unico partito a denunciare fin dall'inizio la fuga di fatto della Fiat dall'Italia, chiedendo al precedente Governo di far sentire la propria voce esattamente come fecero la Merkel con la Opel che rischiava la cessione e Sarkozy con la Renault quando intendeva delocalizzate uno stabilimento; Italia dei Valori su Termini Imerese ha avanzato proposte precise di politica industriale cosi' riassunte: acquisizione dello stabilimento di Termini Imerese da parte della regione Sicilia, al valore di un euro; infrastrutturazione del porto; ammodernamento delle aziende dell'indotto, utilizzo dei 100 milioni di euro di fondi europei previsti nei programmi di investimento destinati alla riqualificazione dell'area industriale di Termini Imerese. Tutto cio' per predisporre un bando internazionale di gara rivolto a produttori di tutto il mondo, tale da rendere conveniente e interessante l'investimento in Italia per un secondo costruttore di auto. Tale proposta prevede che tutti gli operai siano riassunti dalla nuova azienda in modo da riorganizzare l'intero indotto senza perdita di posti di lavoro. Il piano richiede che la regione si impegni a integrare la cassa integrazione anche facendo ricorso ai fondi europei. Si ritiene che questa proposta sia tuttora valida e che possa essere utile per salvare Termini Imerese da una tragedia occupazionale e sociale e da un imprenditore, Massimo Di Risio, la cui solidita' economica, organizzativa ed imprenditoriale non appare chiara; in un comunicato sindacale del 19 settembre 2011 la Fiom Cgil ha chiesto un incontro alla DR Motor «anche per fare chiarezza circa le mensilita' arretrare dei lavoratori della DR». In una lettera inviata il 26 novembre a Il Fatto quotidiano, lo stesso Di Risio rispondendo ad un articolo pubblicato il giorno prima sul medesimo quotidiano, ha ammesso «un debito dell'azienda di 67 milioni per il 2009 che salira' a 68 nel bilancio 2010». Nella stessa lettera pero' ha assicurato di poter risanare la sua disastrata azienda senza dover ricorrere ne' all'articolo 67 della legge fallimentare, come denunciato dal Sole 24 ore del 24 novembre 2011 e neppure a 178 milioni di finanziamento pubblico, come e' inevitabile sospettare trattandosi di un imprenditore che ha potuto dar vita allo stabilimento di Isernia grazie a 4 milioni di euro presi dai fondi per il terremoto del Molise e utilizzati in una zona che dal terremoto era stata appena lambita; per un industriale che si lancia nell'impresa di rilevare Termini Imerese azienda che da' lavoro a 1.600 dipendenti diretti a cui si aggiungono altri 600 lavoratori dell'indotto, l'avere gia' un debito esorbitante e non poter pagare neppure gli attuali 140 dipendenti e' un pessimo inizio; si avrebbe altresi' notizia che da diversi mesi la DR Motor di Massimo Di Risio non paga gli stipendi agli impiegati, e agli operai. Inoltre emergerebbe un atteggiamento dell'azienda volto a scoraggiare i lavoratori dal diffondere notizie relative al mancato pagamento con la promessa di essere eventualmente assunti dalla nuova azienda, la DR Industrial di Termini Imerese; dal Corriere della Sera di martedi' 3 gennaio 2012 si apprende, nell'articolo: «Dr apre la partita di Termini. Il sogno del solare made in Usa», che «il capitale che dovrebbe essere messo a disposizione da Di Risio e' di 15 milioni, a fronte del quale ha ottenuto 82 milioni di agevolazioni e 95 milioni di garanzie bancarie da parte della Regione Sicilia: non poco per un gruppo ancora in fase di sviluppo, che per due mesi non ha pagato i dipendenti del suo stabilimento di Macchia d'Isernia, ha 35 milioni di debiti e non ha ancora pubblicato il bilancio 2010»; il giorno 4 gennaio 2012 e' pervenuta agli interroganti una nota di 2 pagine, qualificata come «lettera aperta dei dipendenti DR Motor», nella quale vengono formulati ulteriori gravi addebiti, alla societa'; diventa dunque piu' forte il sospetto di trovarci di fronte a una di quelle classiche partite di giro cui troppe volte abbiamo assistito a danno dei lavoratori del Sud in questi ultimi anni: quei giochi vertiginosi alla fine dei quali gli unici a ritrovarsi gabbati, presi in giro e gettati in mezzo a una strada sono i lavoratori con uno spreco clamoroso di denaro pubblico; se il Governo non interviene immediatamente sia per verificare la reale consistenza della proposta della DR Motor sia per la responsabilita', che deve rimanere di Fiat, sul destino di questi lavoratori, sarebbe molto difficile cogliere la differenza tra il comportamento di questo Governo e quello precedente -: se il Governo non intenda intervenire per accertare il reale stato finanziario del gruppo guidato da Massimo Di Risio, la reale fattibilita' del piano industriale, le garanzie che il gruppo DR Motor dovrebbe dare a fronte dell'ingente finanziamento pubblico; se il Governo abbia predisposto o intenda predisporre un piano alternativo piu' volte invocato dagli interpellanti mentre era in carica il precedente Governo senza mai ricevere una risposta; se il Governo intenda far valere gli interessi nazionali chiedendo alla Fiat di rispondere del denaro pubblico percepito e di chiarire l'effettivo contenuto del cosiddetto «piano Fabbrica Italia», mantenendo per quanto rientri nelle sue competenze «vincolata in solido» la Fiat all'effettivo risultato del piano industriale e occupazionale annunciato. (2-01307) «Leoluca Orlando, Di Pietro, Donadi, Messina, Paladini, Aniello Formisano, Borghesi, Evangelisti, Cimadoro».





 
Cronologia
giovedì 22 dicembre
  • Parlamento e istituzioni
    Il Senato approva, con 257 voti favorevoli e 41 contrari, l'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici (S. 3066), sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

venerdì 13 gennaio
  • Politica, cultura e società

    La nave da crociera Concordia della compagnia di navigazione Costa Crociere urta contro uno scoglio nelle acque dell'isola del Giglio. Nello scafo si apre una larga falla, che causa il naufragio della nave. Nel gravissimo incidente perdono la vita 30 persone e 2 risultano disperse.