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Documenti ed Atti

XVII Legislatura della repubblica italiana

MOZIONE 1/00129 presentata da CAON ROBERTO (LEGA NORD E AUTONOMIE) in data 01/07/2013

Atto Camera Mozione 1-00129 presentato da CAON Roberto testo di Lunedì 1 luglio 2013, seduta n. 43 La Camera, premesso che: il dibattito scientifico sullo sviluppo dell'agricoltura transgenica si articola intorno a chi ritiene che gli organismi geneticamente modificati non producano rischi di alcun genere e quanti, invece, affermano che i pericoli che scaturiscono da manipolazioni genetiche siano di gran lunga superiori agli eventuali benefici; a prescindere dal confronto tra opposti pareri, il dato scientifico evidenzia che gli organismi geneticamente modificati, siano microrganismi, animali o vegetali, hanno caratteristiche genetiche e riproduttive alterate e che la comunità scientifica, in merito ai loro effetti sulla salute umana, non ha ancora espresso una posizione univoca; risultati di uno studio realizzato dall'università francese di Caen dimostrano la tossicità degli organismi geneticamente modificati a seguito di alcuni esperimenti condotti su cavie nutrite con mais Monsanto geneticamente modificato, le quali hanno cominciato a manifestare gravissime patologie con un'incidenza da due a cinque volte superiore al gruppo di controllo rappresentato da cavie nutrite con mais non transgenico; i suddetti risultati, oltre a mettere in dubbio la validità delle ricerche effettuate finora dalle imprese biotech , evidenziano notevoli problematiche nella metodologia usata per testare la sicurezza dei prodotti transgenici, tra cui la durata troppo breve delle analisi condotte, mediamente 3 mesi a fronte dei 24 mesi impiegati dalla ricerca in questione, e l'esiguità del numero di cavie utilizzate; a seguito di tali ulteriori pareri sulla tossicità degli organismi geneticamente modificati e sull'ambiguità del processo di autorizzazione, che pare privo delle garanzie minime di sicurezza e, pertanto, in contrasto con il principio di precauzione che l'Unione europea pone a tutela della salute umana, sarebbe opportuno vietare l'importazione di prodotti transgenici e sospendere, ad ogni livello e in tutta Europa, il rilascio delle licenze alla semina di organismi geneticamente modificati autorizzati e risultati tossici; il dossier predisposto dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) ha messo in evidenza che il Mon810 potrebbe modificare le popolazioni di lepidotteri «non bersaglio» e favorire lo sviluppo di parassiti potenzialmente dannosi per le altre colture; inoltre, il parere dell'Ispra conferma i rischi per le popolazioni di lepidotteri non target e non esclude la possibilità di impatto negativo sugli organismi acquatici sensibili alle tossine; il Ministro della salute pro tempore , Renato Balduzzi, a seguito del dossier del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, ha chiesto alla Commissione europea che quest'ultima effettui una nuova valutazione completa del Mon810 alla luce delle ultime linee guida, definisca adeguate misure di gestione che dovrebbero essere rese obbligatorie per tutti gli utilizzatori di tali organismi geneticamente modificati e, nel frattempo, sospenda urgentemente l'autorizzazione alla messa in coltura di sementi di mais Mon810 nel nostro Paese e nell'Unione europea; il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali pro tempore , Mario Catania, si ritenne soddisfatto della richiesta del Ministro della salute pro tempore , Renato Balduzzi, riprendendo così la linea sempre tenuta dalla Lega Nord e Autonomie e dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali pro tempore , Luca Zaia, sulla necessita di procedere con forza nella direzione di salvaguardare l'identità e la ricchezza dei prodotti italiani, che sono alla base del successo del settore agroalimentare, e far sì che gli organismi geneticamente modificati non attentino all'agricoltura identitaria italiana, culla della biodiversità che deve essere preservata; l'impatto socio-economico dell'innovazione derivante dall'introduzione in agricoltura di organismi geneticamente modificati è fortemente negativo rispetto alle esigenze dei consumatori e agli obiettivi di politica agraria del Paese; l'agricoltura italiana è essenzialmente di tipo multifunzionale e assolve compiti che vanno oltre la semplice produzione di alimenti e materie prime, svolgendo un ruolo di difesa integrata del territorio e di tutela del paesaggio e degli aspetti culturali tradizionali legati alle aree rurali, la cui valorizzazione, grazie alla presenza costante dell'agricoltore, trasforma la marginalità in opportunità; gli organismi geneticamente modificati rappresentano, invece, il simbolo di un'agricoltura non finalizzata alla produzione di cibo e alla conservazione del territorio, ma alla creazione di reddito e al controllo dei mercati mondiali da parte di poche multinazionali; il nostro Paese è la culla della biodiversità, con 4.500 prodotti tipici frutto di secoli e secoli di storia; il mais transgenico, la cui coltivazione è autorizzata da anni in Europa (l'autorizzazione del 1998 non è stata rinnovata), non copre più dell'1 per cento della produzione totale. Il vero business delle multinazionali non sarebbe nella coltivazione ma nel brevetto delle sementi; gli organismi geneticamente modificati non servirebbero a sfamare il mondo perché non esiste un patto etico per destinare un'eventuale sovrapproduzione a chi muore di fame. Dove si vendono gli organismi geneticamente modificati, i ricchi mangiano biologico, i poveri i cibi geneticamente modificati; quanto si riporta testimonia che il dibattito sul tema in questione è ancora aperto e che la prudenza è indispensabile di fronte a scelte che modificano profondamente l'ambito nel quale vengono applicate e che impattano non solo sugli equilibri di mercato ma, soprattutto, sulla salute dei cittadini; la direttiva 2001/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, 12 marzo 2001, sull'emissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati, prevede, per i singoli Stati membri, la possibilità di dichiarare l'intero territorio nazionale come libero da organismi geneticamente modificati attraverso l'applicazione del principio di «salvaguardia»; questa direttiva è stata recepita nell'ordinamento italiano dal decreto legislativo 8 luglio 2003, n.224, dove all'articolo 25 si prevede che i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, della salute e delle politiche agricole, alimentari e forestali, per quanto di rispettiva competenza, possono, con provvedimento d'urgenza, limitare o vietare temporaneamente l'immissione sul mercato, l'uso o la vendita sul territorio nazionale di un organismo geneticamente modificato, come tale o contenuto in un prodotto debitamente notificato e autorizzato, che rappresenti un rischio per la salute umana o l'ambiente, con una valutazione fondata su informazioni esistenti basate su nuove o supplementari conoscenze scientifiche; il provvedimento, altresì, può indicare le misure ritenute necessarie per ridurre al minimo il rischio ipotizzato; le regioni spesso hanno espresso la loro ferma contrarietà all'introduzione nel nostro Paese di colture transgeniche, evidenziando che il futuro regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2001/18/CE, per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul loro territorio, sia il più possibile adeguato a salvaguardare l'agricoltura del nostro Paese e la qualità e la specificità dei suoi prodotti; ad oggi, 8 nazioni (Francia, Germania, Lussemburgo, Austria, Ungheria, Grecia, Bulgaria e Polonia) hanno già adottato le clausole di salvaguardia; il 21 maggio 2013 il Senato della Repubblica ha approvato, durante la discussione di mozioni in tema di organismi geneticamente modificati, un ordine del giorno unitario a seguito del quale il Governo dovrebbe emanare un decreto ministeriale, che coinvolge i Ministri della salute, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole, alimentari e forestali, con il quale si dovrebbe disporre il divieto di coltivazione di varietà di mais Mon810 solo sul territorio nazionale. Detto decreto interministeriale fa ricorso all'articolo 34 del Regolamento (CE) n.1829/2003, che consente di adottare misure di emergenza qualora sia manifesto che prodotti geneticamente modificati autorizzati possano comportare un grave rischio per la salute umana, degli animali e per l'ambiente; il 15 giugno 2013 a Vivaro (Pordenone) seimila metri quadrati sono stati seminati con mais geneticamente modificato, creando un altissimo rischio di contaminazione biotech nel nostro Paese, impegna il Governo: a promuovere un intervento, nelle competenti sedi comunitarie, affinché l'Unione europea sospenda il rilascio di autorizzazioni alla semina in tutto il territorio dell'Unione medesima di organismi geneticamente modificati autorizzati e risultati tossici e disponga il divieto di importazione di prodotti transgenici, tenendo presente che, al momento, nessuna azione al riguardo è stata intrapresa dalle istituzioni europee; a procedere con l'esercizio della clausola di salvaguardia di cui all'articolo 25 del decreto legislativo n.224 del 2003 che recepisce la direttiva 2001/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 marzo 2001, sull'emissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati. (1-00129) « Caon , Allasia , Attaguile , Borghesi , Bossi , Matteo Bragantini , Buonanno , Busin , Caparini , Fedriga , Grimoldi , Guidesi , Invernizzi , Marcolin , Molteni , Gianluca Pini , Prataviera , Rondini ».

 
Cronologia
lunedì 24 giugno
  • Parlamento e istituzioni

    Il Ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili Josefa Idem rassegna le dimissioni.



lunedì 1° luglio
  • Politica estera ed eventi internazionali

    La Croazia entra a far parte dell'Unione europea, come 28° Stato membro.



giovedì 11 luglio
  • Parlamento e istituzioni

    La Camera approva la proposta di legge recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (C. 67), che sarà licenziata definitivamente dal Senato il 18 dicembre (legge 7 gennaio 2014, n.1).