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Documenti ed Atti

XVIII Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/01998 presentata da DONZELLI GIOVANNI (FRATELLI D'ITALIA) in data 12/01/2021

Atto Camera Interrogazione a risposta orale 3-01998 presentato da DONZELLI Giovanni testo di Martedì 12 gennaio 2021, seduta n. 449 DONZELLI . — Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che: secondo quanto emerso da un'inchiesta pubblicata dal quotidiano Il Tirreno nelle date 6 e 7 gennaio 2021 Luca De Angeli, condannato per tentato omicidio, riesce a scrivere e a telefonare dal carcere alla moglie, che nel frattempo lo ha denunciato. Si tratta di un soggetto che, tra agosto 2018 e giugno 2019, la donna ha denunciato per aver ricevuto da lui «una cinquantina di lettere dal carcere di Massa e poi di Pisa, dove viene trasferito perché al centro di un'altra inchiesta sullo spaccio di droga proprio in prigione. Lettere di minacce di morte. Di insulti». Lettere minacciose pervenute anche «all'avvocata di Cristina, all'indirizzo di casa» oltre che ai vicini. E inoltre, «ai magistrati. A chiunque si opponga a De Angeli, che la sentenza per maltrattamenti in famiglia del 30 luglio 2020 definisce “soggetto socialmente pericoloso”». «Dopo più di venti anni di botte, fratture fatte passare in pronto soccorso come incidenti domestici o stradali, infatti, – sottolinea il quotidiano – De Angeli è stato condannato a tre anni e quattro mesi per maltrattamenti in famiglia». «Perfino la giudice Marta Baldasseroni del tribunale di Massa nella sentenza di condanna parla di “condotte vessatorie tenute da De Angeli anche dopo la carcerazione del 2018... Nelle innumerevoli lettere l'imputato minacciava di ritorsioni e prospettava in modo inequivoco gravi conseguenze per l'incolumità della ex moglie e, dei familiari non appena fosse terminata la reclusione”». «A settembre 2019 – prosegue l'inchiesta – la situazione è così grave che la pm Alessandra Conforti della procura di Massa (oggi alla procura di La Spezia) ottiene per sei mesi la “limitazione della corrispondenza” da parte di De Angeli verso Cristina e qualunque familiare». L'uomo, insomma, non può contattare la donna che ha maltrattato per anni e che continua a terrorizzare anche da dentro una cella. Le minacce, infatti, escono dal carcere – anzi dalle carceri colabrodo – da ogni canale: colloqui con familiari, amanti e con uno degli avvocati difensori. È anche per questo che nel 2018 viene autorizzata l'intercettazione dei colloqui nel parlatorio del carcere di Massa. In uno di questi (è il 20 ottobre 2018), De Angeli dice a un familiare: «...Se gli avessi dato uno schiaffo nel muso (a Cristina) stava lì e se lo pigliava... ora c'ha paura a pigliare uno schiaffo con tutto quello che ha passato... lo sai che se è normalità e se non c'è... io la piglio e la sbrano dentro al muro». Secondo quanto emerso l'uomo è riuscito anche a procurarsi cellulari clandestini per chiamare la donna. Un problema, quello del rispetto della legge nelle carceri, con particolare riguardo alle questioni qui in evidenza, che si protrae da lunghi anni e che appare legato strettamente a quello del sottodimensionamento e della totale insufficienza di dotazioni a disposizione degli agenti di polizia penitenziaria per poter garantire la sicurezza –: quali iniziative intenda assumere per ripristinare una situazione di legalità nelle carceri e se i penitenziari di Pisa e Massa in questi anni siano stati dotati di agenti e strumenti sufficienti per evitare situazioni come quelle descritte in premessa; se ci sia e cosa preveda il piano di reclutamento di agenti di polizia penitenziaria necessario a garantire la sicurezza nelle carceri; se abbia valutato la possibilità di procedere con operazioni di schermatura di rete nell'area delle carceri così da impedire contatti con l'esterno tramite i cellulari. (3-01998)