Documenti ed Atti
XI Legislatura della repubblica italiana
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00166 presentata da SERVELLO FRANCESCO (MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO - DESTRA NAZIONALE) in data 19920423
Ai Ministri della sanita', delle finanze e per gli affari sociali. - Per sapere - premesso che: l'attuazione del decreto-legge 30 dicembre 1991, n. 412 (disposizioni in materia di finanza pubblica) ha determinato una situazione di generale scontento ed incertezza perche': a) l'applicazione della quota fissa di lire 3000 sulle singole prescrizioni mediche ha fatto gravare ingiustificatamente sul paziente tutte le ulteriori spese relative alla differenza tra il costo di "listino" e quello realmente pagato, tanto da suggerire l'opportunita' di non ricorrere affatto alle prescrizioni mediche perche' piu' onerose; b) per i medicinali il cui costo superi le lire 5000 - cifra oltre la quale insieme alla quota fissa di lire 3000 e' anche prescritto il pagamento del ticket per una quota pari al 50 per cento - la partecipazione economica del cliente, munito di ricetta medica, all'acquisto del farmaco, puo' anche superare il 50 per cento; in alcuni casi il cliente, se privo di ricetta medica, puo' anche risparmiare qualche centinaia di lire, in quanto, per via dell'arrotondamento per difetto prescritto dalla legge, i medicinali, il cui costo superi le lire 3000 ma sia entro le lire 3450, sono venduti a lire 3000; cosi', quelli che superino, ad esempio le lire 7000 ma non siano oltre le lire 7950, possono consentire un risparmio al consumatore fino al 17 per cento. Tale risparmio, tuttavia, non rappresenta un concreto vantaggio, ne' per lo Stato ne' per i cittadini: infatti i cittadini sarebbero indotti ad acquistare piu' medicinali compresi nelle suddette fasce "economiche" del prontuario terapeutico e senza munirsi di ricetta medica; d'altro canto le farmacie sarebbero indotte a sfoltire silenziosamente lo stesso prontuario di centinaia di voci (appunto quelle meno redditizie) -: quali iniziative ritengano opportuno assumere affinche' sulla partecipazione alla spesa sanitaria sia ristabilito quel giusto equilibrio tra la spesa dello Stato e la partecipazion dell'individuo, cosi' da evitare le situazioni assurde che l'applicazione di detto decreto crea; se, infine, credano giusto risanare le finanze dello Stato facendone gravare l'onere, ancora una volta e con sistemi sempre piu' subdoli, sull'impotente ed a volte ignaro cittadino. (4-00166)