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Documenti ed Atti

XI Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01152 presentata da COLONI SERGIO (DEMOCRATICO CRISTIANO) in data 19920525

Al Ministro degli affari esteri. - Per conoscere - premesso che: le notizie provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina e da altre parti della ex Iugoslavia sono sempre piu' gravi; la perdita di vite umane, le distruzioni e le efferatezze, conseguenza di odi sempre piu' violenti, costituiscono una tragedia che minaccia di pesare a lungo su quelle popolazioni a noi vicine ed amiche e sulla stessa costruzione dell'Europa -: quali ulteriori iniziative il Governo intenda assumere per isolare i responsabili della guerra, impedire l'afflusso di armamenti ed affrontare gli incombenti problemi connessi con lo spostamento di centinaia di migliaia di persone. (4-01152)

La posizione del Governo in merito alla crisi in atto nell'ex spazio jugoslavo, ed in particolare nella Repubblica della Bosnia-Erzegovina, e' stata fin dal primo momento orientata a favorire l'imediata cessazione dei combattimenti tra le milizie delle diverse comunita' etniche ed il rapido avvio dei negoziati al fine di giungere ad una soluzione pacifica dei complessi problemi legati alla dissoluzione dell'ex Federazione jugoslava. In tale ottica l'Italia ha contribuito attivamente, sia nel quadro delle sue relazioni bilaterali, sia nell'ambito delle organizzazioni internazionali di cui e' parte - in primo luogo CEE, CSCE e Nazioni Unite - al varo di iniziative diplomatiche finalizzate alla composizione del conflitto. Il sostegno italiano ha riguardato in particolare la Conferenza di pace di Bruxelles, presieduta da lord Carrington, e la Conferenza tripartita di Lisbona, presieduta dall'ambasciatore Cutilheiro. Il Governo ha sempre ritenuto infatti che tali fori negoziali rappresentassero le sedi piu' idonee per la ricerca di una soluzione politica efficace sia della crisi jugoslava nel suo complesso che della crisi bosniaca in particolare. Per quanto riguarda le misure volte ad isolare i principali responsabili del conflitto, l'Italia ha provveduto a dare piena attuazione alle disposizioni contenute nella risoluzione 757 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, concernenti l'adozione di sanzioni politiche, economiche e commerciali nei confronti della Serbia e del Montenegro. Con essa le Nazioni Unite hanno decretato l'embargo nei confronti delle due repubbliche vietando l'importazione e l'esportazione di beni e servizi da e verso entrambi i paesi, ad eccezione delle derrate alimentari e dei prodotti destinati a scopi strettamente sanitari che devono essere notificati al comitato stabilito dalla risoluzione 724/91 dello stesso Consiglio di sicurezza. Tale organo - con risoluzione 760/92 - ha successivamente esteso la deroga all'embargo, in base a considerazioni di carattere umanitario, ai prodotti di prima necessita'. Poiche' le misure in parola rientrano nelle competenze delle comunita' europee, esse hanno formato oggetto, per i paesi membri della CEE, del regolamento del Consiglio n. 1432 del 1^ giugno, modificato col regolamento del Consiglio n. 2015 del 22 luglio 1992, nonche' della decisione n. 92/285 dei rappresentanti dei governi degli Stati membri della Comunita' europea del carbone e dell'acciaio del 1^ giugno u.s.. Entrambi gli atti comunitari hanno avuto decorrenza dal 31 maggio 1992. Il regolamento CEE ha previsto altresi' il blocco dei collegamenti aerei nonche' il divieto di sorvolo del territorio della comunita' da parte di aeromobili decollati o che devono atterrare in Serbia e Montenegro, a meno che il volo sia stato approvato dal citato comitato istituito dalla risoluzione 724, per motivi connessi con esigenze umanitarie, o altre esigenze significative conformi alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Le decisioni contenute nella risoluzione 757 del Consiglio di sicurezza comprendono anche misure che non rientrano nella competenza della comunita' e che pertanto debbono essere attuate attraverso provvedimenti dei singoli Stati. Tra di esse rientrano il blocco dei fondi e delle risorse economiche e finanziarie appartenenti alle autorita' di Serbia e Montenegro o ad imprese commerciali e industriali pubbliche o private, aventi sede nelle due repubbliche, nonche' il divieto di trasferire fondi a persone fisiche o giuridiche in detti paesi. Per quest'ultimo divieto e' stata prevista una deroga connessa alla fornitura di prodotti alimentari e medicinali per scopi umanitari nonche', con la risoluzione 760, ai prodotti di prima necessita' per scopi strettamente umanitari. A tali disposizioni il Governo italiano ha subito dato seguito mediante il decreto-legge n. 305 del 6 giugno 1992, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 133 dell'8 giugno 1992. Sempre in ottemperanza alla menzionata risoluzione del Consiglio di sicurezza, da parte italiana e' stata disposta la sospensione della cooperazione scientifica e tecnica, cosi' come gli scambi culturali e le visite che includano persone o gruppi che rappresentino Serbia e Montenegro o che abbiano l'appoggio ufficiale di detti paesi. Quanto alle forme di attuazione anche coercitiva delle misure di embargo decretate dalle Nazioni Unite, il Governo e' per parte sua attualmente impegnato in prima persona, tramite l'esercizio della Presidenza UEO, nel coordinamento di operazioni militari di monitoraggio lungo le coste jugoslave e nel canale di Otranto. L'Italia partecipa anche direttamente a tali operazioni mediante l'utilizzazione di proprie unita' della Marina militare. In merito, infine, al drammatico problema dei rifugiati, la posizione italiana e' stata sempre fondata sul principio della necessita' di rafforzare la capacita' di accoglimento e di sostentamento in loco delle repubbliche della ex-Jugoslavia confinanti o vicine, in particolare Slovenia e Croazia. Tale linea di fondo e' basata sui seguenti motivi: preferenza, nella stragrande maggioranza dei casi, degli stessi profughi di essere assistiti in aree il meno possibile lontane da quelle di loro origine; minore costo economico per il loro sostentamento; limitata capacita' ricettiva e necessita' quindi di scoraggiare massicci e incontrollati afflussi di sfollati verso le nostre frontiere. Tale posizione, concordata tra i paesi maggiormente interessati al fenomeno, e' stata ripetutamente ribadita da parte italiana in occasione dei diversi incontri internazionali nei quali si e' affrontato il problema ed in particolare nelle conferenze internazionali di Vienna e Ginevra, dove risulta confermata la netta preferenza dei profughi ad essere ospitati vicino ai luoghi di origine. La validita' sostanziale di questa impostazione risulta ulteriormente confermata dal recente rientro volontario di numerosi profughi, a suo tempo accolti nei nostri centri di raccolta, nelle regioni di origine. Cio' non significa che siano stati respinti singoli o gruppi ridotti di sfollati che si sono presentati alle nostre frontiere. Inoltre vi e' sempre stata piena disponibilita' italiana a ricevere casi che presentassero particolari aspetti umanitari, come bambini o malati necessitanti di cure mediche specifiche. Infine, su richiesta delle autorita' croate e slovene, in momenti di particolare pressione per il numero di arrivi di sfollati che quei governi non sono riusciti a fronteggiare, e' stato accordato accoglimento in momenti successivi a quattro convogli di profughi per un totale di circa 2.300 persone. Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Spini.



 
Cronologia
sabato 23 maggio
  • Politica, cultura e società
    Il giudice Giovanni Falcone resta ucciso in un gravissimo attentato di mafia a Capaci, nei pressi di Palermo. Falcone già capo del pool antimafia in Sicilia e direttore degli affari penali del Ministero della giustizia perde la vita insieme alla moglie, il magistrato Francesca Morvillo e a tre uomini della scorta.

lunedì 25 maggio
  • Politica, cultura e società
    A Palermo ai funerali di Giovanni Falcone, della moglie e della scorta partecipano migliaia di persone e i più alti rappresentanti del mondo politico, che vengono duramente contestati dalla cittadinanza.

mercoledì 3 giugno
  • Parlamento e istituzioni
    Al quinto scrutinio e con 360 voti, è eletto Presidente della Camera Giorgio Napolitano.