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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XI Legislatura della repubblica italiana

MOZIONE 1/00005 presentata da RONCHI EDOARDO (FEDERAZIONE DEI VERDI) in data 19920525

La Camera, premesso che: le violenze e le stragi in Bosnia Erzegovina sembrano preludere ad una brutale divisione della Bosnia tra la Serbia e la Croazia, riservando uno spazio ridotto alla popolazione musulmana e annullando la possibilita' di continuare a vivere in regioni miste dal punto di vista etnico; la situazione della ex Jugoslavia continua ad aggravarsi: oltre a condurre azioni militari in Bosnia, l'esercito serbo continua ad occupare zone territorialmente appartenenti alla Croazia, continua ad imporre in Kossovo l'oppressione di due milioni di albanesi; la Macedonia su richiesta della Grecia e' stata riconosciuta sotto altro nome e la Grecia ne ha chiuso le frontiere per la parte confinante; vi sono richieste da parte della Bosnia di un intervento militare della Turchia con crescenti rischi di ulteriore aggravamento ed allargamento del conflitto; nonostante l'aggravarsi della situazione nell'ex Jugoslavia vi e' una estrema reticenza e inadeguatezza nello spiegamento dei caschi blu dell'ONU e vi e' un'iniziativa diplomatica e di pace del tutto carente da parte della CEE; l'accettazione senza riserve dei princi'pi della CSCE e' una condizione preliminare al riconoscimento di qualsiasi nuovo Stato in Europa: in particolare il rispetto dei diritti dell'uomo e delle minoranze etniche cosi' come il diritto dei rifugiati di rientrare nelle loro citta' di origine; la cosiddetta "Repubblica Federale di Jugoslavia", proclamata dalla Serbia e dal Montenegro, non puo' essere considerata come la continuazione della ex Jugoslavia e i presupposti per un suo riconoscimento non sussistono, almeno finche' essa non garantira' a tutti i cittadini di Serbia e Montenegro tutti i diritti civili ed umani e la tutela delle minoranze, finche' non cessera' di svolgere azioni militari fuori dai propri confini, finche' non consentira' di stabilire autodeterminazione e pacifica convivenza in Bosnia-Erzegovina, in Kossovo e nella Voivodina; impegna il Governo ad operare per la cessazione dei conflitti armati, per una pace stabile basata sulla pacifica convivenza, il rispetto dei diritti civili, umani, delle minoranze, l'autodeterminazione di tutti i popoli della ex Jugoslavia; a richiedere al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di decretare l'embargo totale verso le repubbliche di Serbia e Montenegro fino a che l'esercito non venga ritirato dalla Bosnia-Erzegovina e dalla Croazia, di estendere tale embargo alla Croazia se dovessero proseguire interventi militari di questo paese in Bosnia-Erzegovina; a richiedere all'ONU un piu' deciso e consistente schieramento di interposizione e di garanzia dei "caschi blu"; ad applicare un rigido embargo contro ogni fornitura militare nei confronti di tutte le repubbliche della ex Jugoslavia coinvolte nel conflitto fino a quando non si sia verificata una situazione di pace, di rispetto dei diritti umani e civili e di quelli delle minoranze di tutte le repubbliche; ad esercitare direttamente e nelle sedi CEE ed ONU, una pressione politica internazionale per la liberazione immediata di tutti i prigionieri; a promuovere una delegazione europea per visitare i campi di detenzione in Serbia ed in Croazia, per controllare il numero effettivo dei prigionieri e le loro condizioni, per sollecitare l'applicazione del principio dello scambio globale per i prigionieri civili e per controllare l'effettiva esistenza di garanzie processuali per i prigionieri militari; a intensificare l'invio di aiuti, in particolare alimentari e sanitari, alle popolazioni della Bosnia-Brzegovina, operando perche' si apra un corridoio internazionale per l'invio di questi aiuti umanitari, perche' sia di nuovo possibile agli organismi internazionali svolgere il proprio ruolo di controllo sulla distribuzione di questi aiuti, per consentire l'evacuazione dei profughi; a permettere l'ingresso, il soggiorno nel nostro Paese dei rifugiati provenienti dalle zone di conflitto ed estendere lo stato di rifugiato politico a coloro che non hanno accettato l'arruolamento o si siano rifiutati di partecipare ad azioni militari nei paesi della ex Jugoslavia; ad escludere nelle future trattative di pace qualsiasi riconoscimento alla situazione di fatto che si e' creata, di "ridistribuzione etnica" perseguita ed imposta con la guerra; a ritirare immediatamente da Belgrado ogni rappresentante diplomatico italiano presso l'ex Repubblica Jugoslava, a non riconoscere i suoi pretesi rappresentanti in Italia ne' come tali, ne' in quanto rappresentanti della nuova entita', non riconosciuta e non riconoscibile allo stato degli atti; a riconoscere la Repubblica di Macedonia con il suo nome, viste le garanzie di intangibilita' delle frontiere che essa ha dato a piu' riprese. (1-00005)

 
Cronologia
sabato 23 maggio
  • Politica, cultura e società
    Il giudice Giovanni Falcone resta ucciso in un gravissimo attentato di mafia a Capaci, nei pressi di Palermo. Falcone già capo del pool antimafia in Sicilia e direttore degli affari penali del Ministero della giustizia perde la vita insieme alla moglie, il magistrato Francesca Morvillo e a tre uomini della scorta.

lunedì 25 maggio
  • Politica, cultura e società
    A Palermo ai funerali di Giovanni Falcone, della moglie e della scorta partecipano migliaia di persone e i più alti rappresentanti del mondo politico, che vengono duramente contestati dalla cittadinanza.

mercoledì 3 giugno
  • Parlamento e istituzioni
    Al quinto scrutinio e con 360 voti, è eletto Presidente della Camera Giorgio Napolitano.