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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XI Legislatura della repubblica italiana

MOZIONE 1/00011 presentata da D'ALEMA MASSIMO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA) in data 19920525

La Camera, fortemente preoccupata per l'ulteriore, tragico approfondirsi della crisi in atto nella ex Iugoslavia; constatato come in particolare nella Bosnia-Erzegovina il brutale confronto tra diversi nazionalismi comporti sempre maggiori perdite di vite umane e di beni materiali, calpesti ogni diritto umano, produca immani sofferenze a popolazioni inermi, provochi la distruzione indiscriminata e sovente deliberata di monumenti di inestimabile valore per la storia e l'identita' civile e religiosa e dei popoli coinvolti nella guerra e dell'intera Europa; rileva come l'ONU e la CSCE abbiano finora dimostrato, nonostante le risorse di cui dispongono, una grave carenza di tempestive ed efficaci iniziative atte ad avviare la pacificazione della regione nel rispetto dei princi'pi dello stato di diritto e di una democrazia pluralistica; sottolinea come l'Italia, per la sua collocazione, per motivi politici e culturali, per legami storici e per gli intensi rapporti economici con le regioni trascinate nel conflitto, avverta a buon diritto quale un diretto pericolo l'incapacita' dell'ONU, della CEE e della CSCE a scongiurare la "libanizzazione" di una regione tanto vicina, che avrebbe le piu' negative conseguenze per l'ordine europeo internazionale; denuncia come inaccettabili gli interventi armati della Serbia e della Croazia ed in particolare le iniziative unilaterali della nuova entita' proclamatasi Repubblica Federale Iugoslava miranti alla spartizione della Bosnia-Erzegovina e segnate da evidenti intenti di assimilazione della minoranza serba e di violenta compressione o espulsione delle minoranze musulmana e croata; denuncia come un segno di intollerabile ma assai significativo deterioramento della situazione che, in appoggio alla minoranza musulmana, si profili un intervento di paesi islamici; esprime la convinzione che il ritiro degli ambasciatori della Comunita' europea e degli Stati Uniti, l'esclusione della delegazione iugoslava dalle decisioni da adottarsi da parte della CSCE sulla crisi della Bosnia-Erzegovina, le prime sanzioni economiche verso Belgrado, sebbene utili costituiscano non di meno mezzi ancora fortemente inadeguati, a maggior ragione in seguito all'abbandono di Sarajevo da parte degli osservatori della CEE e delle forze di pace dell'ONU proclamatesi impotenti; impegna il Governo: a spiegare tutte le inziative volte a contrastare il disegno di spartizione della Bosnia ed a sostenere invece la creazione di condizioni atte a promuovere nella regione una pacifica convivenza multietnica e multiculturale; ad attivare l'ONU, la CEE e la CSCE al fine di esercitare la massima pressione per ottenere l'immediata cessazione del confronto armato, tenendo conto delle specifiche esigenze italiane perche' nella ex Iugoslavia non si determini una situazione di caos prolungato, che offende insieme i princi'pi del diritto internazionale e le prospettive di un ordine di pace europeo; a operare perche', nel caso della non cessazione della politica messa in atto da Belgrado, e della non ottemperanza da parte della Iugoslavia e della Croazia della risoluzione ONU n. 752 sul ritiro delle rispettive forze armate dalla Bosnia, venga attuata nei confronti dei governi di questi paesi una energica politica di sanzioni economiche da parte dell'ONU e della CEE; ad attuare, nell'ambito delle proprie sovrane attribuzioni, un rigoroso embargo di ogni fornitura di armi e materiale bellico nei confronti di tutte le parti in conflitto e a disporre indagini volte a perseguire ogni violazione della legge nazionale sul commercio delle armi commessa in occasione di questo conflitto; a chiedere che la CEE intensifichi l'azione di solidarieta' materiale nei confronti delle popolazioni colpite dalla guerra, operando per l'apertura di un corridoio internazionale a questo fine; a valorizzare la disponibilita' dichiarata e l'impegno gia' attivato da parte di enti locali, forze sociali e sindacali sul terreno della solidarieta' concreta, realizzando un coordinamento operativo con i ministeri e gli organismi competenti, in particolare per quanto riguarda l'ospitalita' dei bambini profughi; a provvedere, per quanto di propria competenza a garantire asilo politico e adeguata assistenza a tutti coloro che, rifiutando la scelta delle armi cerchino rifugio nel nostro Paese, nonche' alle loro famiglie; a sostenere in sede internazionale, presso i governi della regione, la richiesta di amnistia per i disertori; a promuovere presso la Comunita' la costituzione di un ente avente per fine la raccolta di informazioni relative a tutti i crimini commessi nel corso dell'atroce guerra che sconvolge popoli iugoslavi, cosi' da poter attivamente mobilitare contro responsabili l'opinione pubblica europea e internazionale in difesa dei diritti di umanita', liberta' e democrazia. (1-00011)

 
Cronologia
sabato 23 maggio
  • Politica, cultura e società
    Il giudice Giovanni Falcone resta ucciso in un gravissimo attentato di mafia a Capaci, nei pressi di Palermo. Falcone già capo del pool antimafia in Sicilia e direttore degli affari penali del Ministero della giustizia perde la vita insieme alla moglie, il magistrato Francesca Morvillo e a tre uomini della scorta.

lunedì 25 maggio
  • Politica, cultura e società
    A Palermo ai funerali di Giovanni Falcone, della moglie e della scorta partecipano migliaia di persone e i più alti rappresentanti del mondo politico, che vengono duramente contestati dalla cittadinanza.

mercoledì 3 giugno
  • Parlamento e istituzioni
    Al quinto scrutinio e con 360 voti, è eletto Presidente della Camera Giorgio Napolitano.