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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XI Legislatura della repubblica italiana

ODG IN COMMISSIONE 0/1650/009/03 presentata da FOSCHI FRANCO (DEMOCRATICO CRISTIANO) in data 19921022

La III Commissione affari esteri della Camera, in sede di esame dello stato di previsione del Ministero degli affari esteri per il 1993 e della legge finanziaria 1993; richiamata la risoluzione votata dalla Commissione il 7 dicembre 1989 nonche' la relazione del Comitato per la cooperazione e lo sviluppo umano sulla relazione programmatica 1991-1993 per la cooperazione e votata in commissione il 9 gennaio 1991 ai sensi dell'articolo 22, comma 4 del regolamento; rilevato che tali documenti, che avevano il carattere di precise linee di indirizzo accolte dal Governo e quindi vincolanti, non hanno trovato alcun sostanziale accoglimento fino ad oggi e conservano piena validita' ed attualita'; tenuto conto delle valutazioni espresse dalla Corte dei conti e della necessita' di recepirle nei nuovi indirizzi programmatici, impegna il Governo a dare coerente attuazione ai principi su cui si fonda la cooperazione e la legge 49, il che significa che i programmi e i progetti devono essere finalizzati: a) alla garanzia dei diritti dell'uomo e delle liberta'; b) allo sviluppo durevole economico e sociale, specie dei paesi piu' poveri; c) all'inserimento armonioso e progressivo dei paesi in via di sviluppo nell'economia mondiale; d) alla lotta contro la poverta', impegna inoltre il Governo a presentare entro l'anno 1992 il documento di programmazione triennale, sul quale la Commissione provvedera' ad esprimere il suo motivato parere e che tuttavia dovrebbe essere improntato al rispetto degli indirizzi gia' richiamati e in particolare alla eliminazione delle seguenti distorsioni: 1) l'uso del fondo della cooperazione come fattore di sostegno alle esportazioni o a settori dell'economia del Paese donatore, specie attraverso il vincolo alla fornitura dei beni e servizi prodotti dai paesi donatori; 2) la programmazione, se c'e' stata, e' incentrata sul mero trasferimento di risorse economiche, senza avere la capacita' di valutare l'impatto sui fattori sociali e culturali propri del paese ricevente, ne' di usare tecnologie adeguate, ne' di mobilitare risorse endogene, a cominciare da quelle umane, ne' di garantire nel tempo la intersettorialita' e il carattere pluriennale dei flussi e del sostegno tecnico corrispettivo; 3) malgrado la rete complessa di istituzioni bilaterali e multilaterali cui ogni paese europeo partecipa, non c'e' stato finora un sufficiente livello di coordinamento tra le politiche dei paesi europei, ne' tra questi e i paesi destinatari, anche perche' la filosofia stessa su cui si fonda la cooperazione, vede l'Occidente diviso e proteso verso differenti obiettivi. Ne e' derivata spesso una concorrenzialita' contraddittoria - magari involontaria - dell'Aiuto bilaterale piuttosto che un minimo di sinergia tra i singoli progetti. D'altra parte il multilaterale, noto come sede di coordinamento, ha finito a sua volta per segnare logiche differenziate, che vanno dal modello dell'UNDP a quello della Banca mondiale; 4) l'uso improprio della CS allo stesso tempo in sostituzione della politica estera e della politica economica internazionale, con incrementi legati alle aree di emergenza o alle crisi di settori dell'economia interna, ha finito per rendere inattuabili le intuizioni positive sui programmi-paese, come quelle sulle priorita' geografiche o sulle priorita' settoriali. Non a caso del resto continuiamo a parlare di aiuto pubblico allo sviluppo, invece che di una politica di cooperazione coerente e integrata nei suoi fini economico-sociali, culturali e umani, secondo un metodo partecipativo, di partnership, la Commissione richiede al Governo che: 1) siano rispettate le priorita' di settore di cui all'articolo 1 della legge 49, che dovranno essere sottoposte al Parlamento entro il mese di dicembre; 2) siano privilegiati i progetti di carattere sociale e gli investimenti nei settori produttivi ad alta intensita' di mano d'opera. A questi settori dovra' andare non meno del 60 per cento delle risorse, con una reale destinazione nei singoli settori alle iniziative basiche. Ad esempio nell'ambito della sanita' le infrastrutture ospedaliere non potranno assorbire piu' di un quarto delle risorse; 3) lo schema di programmazione dovra' contenere una sintesi dello stato dei rapporti di cooperazione con i paesi di prima priorita', corredati sia dei criteri e degli obiettivi delle scelte proposte, che della reale capacita' di attuazione delle iniziative negli anni e del budget di massima su cui puo' contare, paese per paese, la cooperazione e che sta alla base delle trattative in corso con i singoli paesi. Nel documento si fara' altresi' riferimento al rapporto fra impegni pregressi e impegni nel triennio, indicando le ragioni che portano alle proposte di conferma degli impegni del passato, alla loro cancellazione o alla loro modifica, sempre paese per paese. Entro dicembre 1992 e per tutti gli esercizi successivi, analoga documentazione sara' fornita anche per i paesi di seconda priorita'. 4) sia confermata alle ONG la quota specifica gia' concordata per i progetti promossi e per quelli affidati e in particolare esse siano ammesse alla utilizzazione dei fondi di emergenza (almeno il 20 per cento). Si fa raccomandazione al Governo perche' sui fondi di carattere straordinario e di emergenza attribuiti alla CEE o al multilaterale, siano considerate anche le ONG italiane e sia garantito, nell'ambito degli interventi a dono delle varie aree, una incidenza almeno del 15 per cento di programmi affidati alle ONG, nella convinzione che questo e' uno degli accorgimenti piu' razionali per dare: a) credibilita' al conseguimento delle finalita' enunciate nell'articolo 1 della legge n. 49 del 1987; b) fiducia di effettiva destinazione delle risorse ai beneficiari finali, cioe' gli strati piu' poveri delle popolazioni interessate; c) garanzia di proseguimento delle iniziative e di effetti moltiplicativi sulle economie locali; 5) sia introdotto quale esistema di valutazione costante dei risultati raggiunti e delle priorita' dei programmi di settore, il rispetto dei diritti umani, l'indice di sviluppo umano dell'UNDP, anche come elemento di giudizio nella revisione dei paesi prioritari; ritiene infine che non sia ulteriormente dilazionabile l'attuazione della Risoluzione votata dalla Commissione il 7 dicembre 1989, in tutti i suoi aspetti e in particolare per l'inoltro al Parlamento dei verbali di tutti gli organi di coordinamento, direzionali e consultivi; per quanto attiene al completamento degli organici, alle condizioni delle sedi di lavoro, alla disponibilita' di uffici idonei, al disagio denunciato piu' volte dalle organizzazioni sindacali del Ministero degli affari esteri nei loro rapporti con l'amministrazione. Rientra in questo quadro l'esigenza del completamento della Banca dati al fine di poter verificare preventivamente e successivamente le modalita' di decisione relative ai programmi, alle priorita' e allo svolgimento di gare ecc. In effetti, anche l'audizione del direttore generale, non ha potuto che confermare la complessita' degli ostacoli che hanno determinato l'enorme ritardo negli adempimenti e nell'adeguamento delle strutture dell'importanza delle competenze proprie delle cooperazioni allo sviluppo; la Commissione chiede infine al Governo di voler concordare tempestivamente - al piu' presto - gli incontri necessari, perche' la III Conferenza nazionale della Cooperazione allo sviluppo preveda un adeguato apporto attivo ed autonomo del Parlamento anche nella fase preparatoria. (0/1650/9/3).

 
Cronologia
mercoledì 21 ottobre
  • Politica, cultura e società
    Tommaso Buscetta e altri pentiti forniscono rivelazioni sulle connessioni fra mafia e politica.

venerdì 23 ottobre
  • Parlamento e istituzioni
    La Camera approva, con 314 voti a favore e 24 contrari, l'articolo unico del disegno di legge A.C. 1581 di conversione del decreto-legge 19 settembre 1992, n. 384, recante misure urgenti in materia di previdenza, di sanità e di pubblico impiego, nonché disposizioni fiscali, su cui il Governo aveva posto la questione di fiducia.