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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XII Legislatura della repubblica italiana

MOZIONE 1/00032 presentata da D'ALEMA MASSIMO (PROG.FEDER.) in data 19941020

La Camera, premesso che: e' in atto una ripresa dell'economia italiana, trainata dalle esportazioni, con effetti sul piano occupazionale; la ripresa economica e' concentrata in alcune regioni del centro-nord: restano escluse le imprese e l'economia meridionale, a causa di fattori strutturali di ritardo; la manovra di bilancio per il 1995 aggrava questo squilibrio: la redistribuzione di risorse realizzata dalla manovra opera una rilevante riduzione del reddito disponibile delle famiglie, piu' accentuata nel Mezzogiorno che nel resto del paese; un trasferimento, a favore della rendita finanziaria, pari ad un punto percentuale del PIL; una riduzione degli investimenti pubblici per il Mezzogiorno, pari al 13,5 per cento; un rilevante calo della spesa per servizi pubblici; una compressione, per effetto delle misure fiscali, del risultato netto di gestione delle imprese del Mezzogiorno; i tagli agli investimenti, al Mezzogiorno, alla cooperazione, all'agricoltura e la tendenza al rialzo dei tassi d'interesse determinano un significativo spostamento di risorse a favore della rendita; grandi assenti nella manovra finanziaria 1995 sono gli interventi per promuovere l'occupazione e lo sviluppo. Oltre a bloccare le assunzioni nella pubblica amministrazione, la legge finanziaria non prevede accantonamenti destinati espressamente alla creazione di nuova occupazione. Si dispone inoltre lo slittamento di 75 miliardi (25 miliardi per il 1995 e 50 miliardi per il 1996) destinati al fondo per lo sviluppo (decreto-legge n. 148 del 1993); la legge finanziaria dispone inoltre una riduzione di ben 250 miliardi per il 1995 e di 100 miliardi per il 1996 dei fondi della legge n. 44, che vengono rinviati al 1997; considerato che: e' rilevante l'intervento del Governo sul costo del lavoro nelle regioni meridionali, che e' il piu' elevato tra i mezzogiorni d'Europa; dopo il provvedimento che ha disposto l'azzeramento degli sgravi degli oneri sociali nel Molise e in Abruzzo, si prospetta ora la progressiva riduzione, prevista all'articolo 37 del disegno di legge collegato alla legge finanziaria, della fiscalizzazione a favore delle imprese che operano nel Mezzogiorno, con conseguente aumento, in misura proporzionale, del costo del lavoro; molto pesante anche l'intervento sull'agricoltura, settore da tempo in ristrutturazione, che tuttavia non beneficia della deroga al blocco dei pensionamenti d'anzianita' disposti dal decreto-legge n. 553 del 28 settembre 1994; nonostante gli impegni a ridurre o almeno a garantire l'invarianza della pressione fiscale, nella manovra e' prevista una rivalutazione del 60 per cento degli estimi in agricoltura e del 50 per cento del reddito agrario. Queste misure comporteranno oneri fiscali aggiuntivi per le imprese agricole per 490 miliardi nel 1995, 280 miliardi nel 1996 e 280 miliardi nel 1997; nella tabella F si rinviano ad anni successivi 150 miliardi destinati all'irrigazione; il piano nazionale della pesca subisce riduzioni di stanziamenti per 35 miliardi all'anno; nonostante il grave ritardo degli interventi nelle aree terremotate, 175 miliardi per la legge n. 219 e 200 miliardi sulla legge n. 233 del 1991 sono stati rinviati ad esercizi successivi; clamorosa l'assenza di fondi per il cofinanziamento degli interventi comunitari (fondi strutturali) a favore delle aree depresse. La manovra 1995 interviene con una riduzione di 1.325 miliardi sui fondi destinati alla aree depresse (tabella F); di questi, 825 miliardi sono sottratti agli incentivi industriali, 725 miliardi sono rinviati agli anni 1998 e successivi: non sono, pertanto, risorse programmabili, che possono essere impegnate per qualche finalita'. Dei 40.000 miliardi non utilizzabili solo 6.000 sono disponibili per il biennio 1995-1996, ben 13.000 sono slittati al 1997, 14.000 addirittura al 1998; altri interventi riguardano singole regioni del Mezzogiorno d'Italia: tra queste la Calabria, che subisce una riduzione di 100 miliardi degli stanziamenti sulla legge speciale (anche i fondi della legge n. 236 del 1993 destinati ai forestali sono ridotti di 50 miliardi). I trasferimenti per la sanita' di Sicilia e Sardegna subiscono una decurtazione valutabile tra i 600 miliardi e i 650 miliardi, nonostante la spesa sanitaria pro capite di queste due regioni sia tra le piu' basse d'Italia; sono previsti ulteriori tagli per la metanizzazione nel Mezzogiorno; considerato inoltre che: il divario territoriale nelle condizioni del credito e' molto marcato; secondo gli ultimi dati diffusi dal Bollettino statistico della Banca d'Italia, riferiti all'ultimo trimestre del 1993, nelle regioni del Nord i tassi attivi variano da un minimo dell'11 per cento ad un massimo del 15 per cento. Nelle regioni meridionali ed insulari i tassi attivi variano da un minimo del 14,5 per cento ad un massimo del 18 per cento, con una differenza, in media, di ben tre punti percentuali. In altri termini, il prime rate applicato nel Mezzogiorno coincide con il top rate imposto ai creditori meno affidabili nelle regioni settentrionali. Sui depositi, le aziende di credito pagano, in media, un interesse lordo del 7,5 per cento al nord; del 6 per cento nel Mezzogiorno. Al costo del denaro superiore, in media, di tre punti, si aggiunge, quindi, una minore remunerazione dei depositi di un punto e mezzo; il livello dei tassi d'interesse e la penuria di credito costringono numerose aziende a ricorrere a forme di finanziamento improprio, dietro le quali si cela sovente l'usura e l'intermediazione mafiosa; allo scioglimento degli organi preposti all'intervento straordinario e all'esaurimento dei fondi impegnati non ha fatto seguito un'adeguata spesa ordinaria dello Stato a favore delle aree depresse. Gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno sono in netta diminuzione da almeno quattro anni; gli stanziamenti delle leggi a favore delle piccole e medie imprese sono insufficienti e solo in misura marginale affluiscono ad imprese delle regioni del Mezzogiorno; quanto agli incentivi alle attivita' industriali, previsti dalla legislazione speciale, su diecimila miliardi di incentivi ben ottomila sono stati assegnati a grandi imprese nell'ambito di contratti di programma gia' definiti; i restanti duemila miliardi (ma l'importo e' incerto) non sono stati ancora assegnati alle piccole e medie imprese meridionali che ne hanno fatto richiesta (in alcuni casi addirittura da diciannove anni!); il Ministro dell'industria si e' finora limitato a pubblicare un elenco (contenente diecimila imprese), senza neppure indicare l'importo delle richieste di finanziamento e delle disponibilita' finanziarie effettive; valutato quindi che: l'abrogazione dell'intervento straordinario nel Mezzogiorno non ha modificato il carattere centralistico dell'intervento pubblico; la decadenza per ben otto volte del decreto relativo alla liquidazione degli impegni pregressi dell'intervento straordinario ha determinato una situazione di instabilita' e incertezza fino al vero e proprio blocco degli investimenti; il divario che caratterizza le regioni meridionali va affrontato quindi attraverso la sperimentazione di una nuova capacita' di intervento dei poteri ordinari dello Stato, delle regioni, del sistema delle autonomie locali; e' tempo quindi di decidere le misure di politica economica ispirandosi ad un superamento della struttura centralistica dello Stato dando riferimenti certi all'autonomia regionale; una nuova politica regionale deve basarsi sul principio di solidarieta' che implica almeno nel breve e medio periodo garanzie di investimento verso le regioni in ritardo di sviluppo, impegna il Governo: a prevedere immediati interventi strutturali per rafforzare l'intervento ordinario, anche attraverso trasferimento di funzioni e di risorse finanziarie alle regioni; ad attuare le promesse elettorali di creazione di un milione di posti di lavoro, intervenendo per il sostegno alle attivita' produttive, industriali, agricole e della pesca, nelle aree dove in assoluto e' piu' elevata la disoccupazione; a provvedere agli stanziamenti, anche attraverso la rimodulazione delle risorse disponibili, ed alle scelte legislative necessarie per attivare, attraverso il cofinanziamento, l'attribuzione di 14.860 milioni di ECU (28.887 miliardi) destinati dall'Unione europea alle regioni italiane dell'obiettivo 1; a ripristinare gli stanziamenti annuali per le aree terremotate, a sbloccare nell'immediato i fondi per la ricostruzione abitativa e per le opere pubbliche strettamente connesse agli eventi sismici ed a stanziare le risorse necessarie per il completamento della ricostruzione; ad assicurare certezza delle risorse e trasparenza nella destinazione delle stesse per garantire standard uniformi di servizi su tutto il territorio nazionale; a provvedere con urgenza all'accelerazione di tutti i pagamenti nelle aree del Mezzogiorno, al fine di utilizzare entro il triennio 1995-1997 tutte le risorse stanziate e disponibili; ad intervenire con tempestivita' a sanare la situazione dei comuni meridionali in dissesto; ad evitare che le norme in materia sanitaria che dispongono la chiusura di ospedali con bassa utenza, comportino un'eccessiva penalizzazione per le aree interne dei territori meridionali, con grave disagio per le popolazioni; a provvedere in tempi rapidi all'assegnazione degli incentivi industriali ancora da assegnare, a valere sull'intero importo disponibile, anche attraverso il ricorso a titoli di Stato, superando incertezze politiche ed intollerabili inerzie burocratiche; a sospendere i provvedimenti che, attraverso l'abolizione o la riduzione degli sgravi degli oneri sociali e della fiscalizzazione degli oneri sociali nel Mezzogiorno, causano direttamente un intollerabile aumento degli oneri sociali per le imprese meridionali; a prevedere fiscalizzazioni specifiche a favore delle piccole e medie imprese meridionali; a riorganizzare il personale ex Agensud e delle cooperative e dei consorzi collegati nelle amministrazioni di destinazione, superando l'ostruzionismo che ha finora determinato il blocco nella conversione del relativo decreto-legge, che e' stato reiterato ben 9 volte; a rafforzare e riformare l'intervento per la promozione dell'imprenditoria giovanile nel Mezzogiorno e nelle aree depresse del paese. (1-00032)

 
Cronologia
martedì 18 ottobre
  • Parlamento e istituzioni
    Il ministro di Grazia e giustizia, Alfredo Biondi, avvia un'inchiesta ministeriale sui giudici del pool milanese.

sabato 22 ottobre
  • Politica estera ed eventi internazionali
    L'Italia è condannata a pagare all'Unione europea una multa di 3621 miliardi di lire per non avere rispettato le quote di produzione del latte assegnate per il periodo 1989-1993.