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Documenti ed Atti

XII Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04908 presentata da SALINO PIER CORRADO (MISTO) in data 19941108

Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri dell'ambiente, dei lavori pubblici e per i beni culturali e ambientali. - Per sapere - premesso che: la devastante alluvione che ha colpito il Piemonte tra il 4 e il 6 novembre 1994 e che per alcune zone si e' ripetuta per ben 4 volte in diciotto mesi, ha provocato decine di morti e dispersi, migliaia di senzatetto, e ha distrutto strade, ponti, ferrovie, case e stabilimenti, isolando intere comunita'. Migliaia di uomini e mezzi impegnati giorno e notte mentre ancora una volta non vogliamo capire i veri motivi del disastro; le cause delle ricorrenti devastazioni vanno ricercate nel pluridecennale abbandono degli alvei fluviali per secoli "coltivati" con l'estrazione oculata dei prodotti inerti litoidi (sabbia, ghiaia, ciottolame), lavori bloccati da un'ottusa quanto illusoria visione naturalistica di chi continua pervicacemente a impedire la regolare manutenzione delle aste fluviali. Cio' comporta inevitabilmente l'innalzamento degli alvei e la conseguente cementificazione degli stessi, i cui argini risultano sempre piu' alti aumentando a dismisura il livello e la velocita' di scorrimento delle acque. Indiscutibile risulta altresi' che una causa altrettanto grave e' rappresentata dalla mancata manutenzione di boschi e foreste che incessantemente scaricano sui corsi d'acqua tronchi e detriti lungo fossi, scoli e ruscelli creando devastanti dighe naturali. Altre cause risiedono in un'agricoltura esasperata e intensiva, del tutto insensibile al rispetto delle zone arboree fluviali, in una edilizia selvaggia che ha costruito abitazioni e stabilimenti su parte dei terreni alluvionali, naturale polmone di sfogo durante le piene; le responsabilita' principali si debbono estendere alla mancanza di cultura naturalistica di cittadini e sindaci, all'intrico di competenze che coinvolge province, regioni e prefetture, al Ministero dei lavori pubblici e ambiente e al Ministero dei beni culturali e ambientali. Va denunciata la irriducibile conflittualita' esistente fra il Magistrato del Po e l'Autorita' di Bacino che ha provocato in pratica la paralisi del settore ove Assessorati regionali, Comitati tecnici e istituzionali e quantaltri sono praticamente inerti e deresponsabilizzati. Il risultato e' evidente: 1250 km. di aste fluviali del Piemonte lasciate in totale abbandono da oltre un decennio, mentre nel frattempo sui contribuenti gravano migliaia di miliardi spesi in interventi e soccorsi; miliardi gestiti dai suddetti enti, il cui principale se non unico interesse e' quello di gestirli anziche' fare prevenzione. A queste cause si somma la sconsiderata e pressante politica dei sedicenti Verdi che si nutrono di una visione idealistica e alla lunga distruttiva; la prevenzione piu' efficace e impellente consisterebbe nel regolamentare il groviglio di enti contrapposti e creare un'unica autorita' responsabile della gestione del sistema idrogeologico alpino e di pianura. Provvedere con urgenza alla regimazione degli alvei autorizzando urgenti interventi delle numerose industrie estrattive, che da anni presentano dettagliati progetti, continuamente e vanamente reiterati per assurde lentezze burocratiche e blocchi di alcuni ambientalisti. Senza considerare che dai suddetti interventi estrattivi lo Stato potrebbe ricavare un elevatissimo gettito incamerando lire 5.500 per ogni metro cubo di materiale estratto e, nel contempo, creare occupazione. La prevenzione costituirebbe quindi un enorme risparmio economico, e di vite umane e danni a carico dei cittadini, intensificando altresi' l'educazione civica e naturalistica di chi deve poter vivere e operare nelle aree montane -: quali interventi prioritari lo Stato intenda adottare per evitare il ripetersi di si' drammatiche calamita' intervenendo con le prevenzioni sopra indicate nel rispetto delle vigenti leggi e varando provvedimenti al fine di prevenire le ondate di piena e non bloccandole durante il loro corso ma stemperandone la forza d'urto con un sistema compensativo quale il recupero dei tronchi morti e dei detriti, la estrazione dei litoidi, la regimazione degli alvei, la riforestazione delle ripe e rendendo al fiume i suoi spazi naturali di sfogo; quali interventi immediati intenda assumere per reperire i fondi necessari per la copertura dei danni subiti, per il sostegno di quelle categorie di lavoratori e imprenditori agricoli, commerciali, artigiani, e industriali che hanno assistito in poche ore alla distruzione delle loro attivita'; quali interventi intenda effettuare per prevedere anche in sede di Finanziaria 1995 stanziamenti adeguati indilazionabili per la regimazione degli alvei fiuviali, per il consolidamento delle frane che incombono sugli abitati e per ricostruire la viabilita'; quali provvedimenti di sgravio fiscale intenda infine applicare alla popolazione colpita. (4-04908)

In risposta alla interrogazione indicata in oggetto, sulla base di quanto comunicato dalla Direzione Generale della Difesa del Suolo di questo Ministero, si forniscono i seguenti elementi di risposta. L'analisi specifica che l'Autorita' di Bacino del Po ha condotto, ha posto in evidenza le cause dell'evento alluvionale che ha interessato vaste aree del bacino idrografico del fiume Po nel novembre '94. Nel dettaglio sono state evidenziate, in primo luogo, le intense precipitazioni, caratterizzate da violenti scrosci nelle fasce montane di quasi tutti i corsi d'acqua del Piemonte, concentrati in pochi giorni, che hanno raggiunto valori del tutto eccezionali. Cio' ha determinato innumerevoli smottamenti e frane, a quote medio-alte dei bacini, causando elevatissimi coefficienti di deflusso che hanno messo in crisi il reticolo idrografico drenante delle fasce medio-basse del territorio provocando esondazioni e vasti allagamenti. Un'altra causa rilevata dall'Autorita' di Bacino e' da ricondurre ad una insufficiente o inadeguata gestione del territorio, che presenta una vulnerabilita' sempre crescente, per cui la dinamica del rapporto tra eventi di piena e danni tende progressivamente ad aggravarsi. Le numerose deforestazioni, l'intenso processo di urbanizzazione e la realizzazione delle opere di regimazione delle acque superficiali e degli alvei dei corsi d'acqua, soprattutto quelli dei bacini montani, sono tutti fattori che la citata Autorita' ritiene abbiano contribuito ad accrescere il grado di artificialita' e di sollecitazione del sistema. L'analisi in questione ha inoltre rilevato che sono notevolmente ridotte, le capacita' di deflusso degli alvei, le aree di espansione delle piane e le aree di espansione delle sezioni libere di deflusso. E' stata infine denunciata, l'insufficiente manutenzione delle opere di regimazione delle acque, nonche' l'insufficienza di coordinamento tra le strutture ed i servizi tecnici preposti ai compiti di salvaguardia delle condizioni di sicurezza del territorio. Dall'analisi delle cause succitate e' stato evidenziato l'obiettivo prioritario di invertire la tendenza a privilegiare l'intervento straordinario, a favore di quello ordinario di prevenzione, quale elemento essenziale per assicurare il conseguimento di una condizione di maggiore sicurezza del territorio rispetto ai rischi di piena. In tal senso e' stata sottolineata la necessita' di creare un collegamento funzionale tra pianificazione territoriale, agricolo-forestale, urbanistica e di difesa del suolo, migliorando l'insufficiente pianificazione e programmazione di ciascun settore, revisionando e completando l'attuale normativa di settore, che risulta frammentaria e disorganica. Lo stato di emergenza delle aree colpite ha purtroppo imposto ancora una volta la necessita' di interventi straordinari. A tale proposito e' stato predisposto il D.L. 9/11/94 n. 624 modificato ed ampliato dal D.L. 24/11/94 n. 646 convertito in legge n. 22 del 21/1/1995, contenente interventi urgenti a favore delle zone colpite dalle eccezionali avversita' atmosferiche e dagli eventi alluvionali. Detta legge ha previsto, per il periodo dell'emergenza, la istituzione di un comitato composto dal Ministro dell'Interno, che lo presiede, e dai Presidenti delle regioni interessate. Tale comitato, nell'ambito del territorio delle regioni individuate dal D.P.C.M. 10.11.94, sulla base delle esigenze rilevate ed accertate e per le specifiche finalita' previste dall'articolo 3 della legge 22/1995, ha il compito di provvedere a ripartire tra le regioni, gli enti locali, le altre amministrazioni e le prefetture interessate, le risorse stanziate per gli interventi che ammontano a lire 1.100 miliardi per l'anno 1994, apportando le occorrenti variazioni di bilancio. Le somme stanziate sono state cosi' ripartite: L. 100 miliardi alle Prefetture interessate all'alluvione; L. 702.278.665.4B5 alle regioni colpite dall'alluvione; L. 297.721.334.515 al Ministero dei Lavori Pubblici, per l'esecuzione di opere di competenza statale. Le somme stesse sono state destinate agli interventi di soccorso alle popolazioni, per l'assistenza, l'accoglienza e la refezione, per la salvaguardia della pubblica incolumita' ed il ripristino dei servizi di prima necessita' e per la riparazione dei danni subiti dalle infrastrutture pubbliche, dai beni culturali ed ambientali pubblici e dai beni vincolati dei privati cittadini. In particolare tali disponibilita' devono essere utilizzate per la ricostruzione di opere viarie, ferroviarie, idriche, idrauliche, fognarie, igienico-sanitarie e per il consolidamento dei dissesti idrogeologici, nonche' per il monitoraggio e la rimozione di rifiuti ingombranti, detriti, sostanze e materiali pericolosi ed inquinanti. Agli interventi di riparazione devono provvedere le amministrazioni pubbliche proprietarie o interessate, gli enti proprietari, e per le opere irrigue i soggetti gestori. Ai sensi dell'articolo 4 comma 2^ della citata legge n. 22 del 21.1.95, al Magistrato per il Po e' stata attribuita la competenza alla realizzazione del piano straordinario di intervento, diretto a rimuovere le situazioni di pericolo e ad evitare maggiori danni alle popolazioni ed alle infrastrutture pubbliche. Le regioni devono provvedere a presentare proposte di interventi, per i tratti dei corsi d'acqua del bacino padano non di competenza statale, che, previa verifica di esecuzione con il citato piano straordinario, andranno a completare il piano stesso. Per ripristinare l'officiosita' dei corsi d'acqua interessati dall'alluvione, e' previsto che il Magistrato per il Po e le regioni, per le parti di rispettiva competenza, provvedano a rimuovere i materiali litoidi in alveo, con l'impiego di ditte specializzate mediante procedure concorsuali d'urgenza. L'Autorita' di bacino, in ottemperanza al disposto dell'articolo 4 comma 5 della legge 22/95, ha redatto, ai sensi dell'articolo 17 comma 60 legge 18.5.1989 n. 183 sul riassetto della difesa del suolo, un piano stralcio per la realizzazione di interventi di ripristino dell'assetto idraulico, per la eliminazione del dissesto idrogeologico e per la prevenzione di rischi idrogeologici, sulla base di proposte avanzate dagli enti locali, dalle regioni e dal Magistrato per il Po e secondo gli indirizzi e gli obiettivi del Piano di bacino. Detto Piano e' stato approvato dal Comitato Istituzionale dell'Autorita' di Bacino, nella seduta del 10 maggio 1995. Al fine di assicurare idonei ripristini della circolazione stradale nelle regioni alluvionate, l'ANAS e' stata autorizzata, nell'ambito delle proprie disponibilita' di bilancio, ad assumere personale precario addetto alla manutenzione, con contratto di lavoro con durata non superiore a sei mesi e che comunque non si protragga oltre il 30/6/95. Nella legge 22/95 sono altresi' previste provvidenze da destinare a favore di regioni ed enti locali, nonche' agevolazioni ai soggetti privati ed ulteriori programmi di interventi di emergenza disposti a cura delle altre amministrazioni interessate. In una riunione tenuta presso questo Ministero, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle regioni e delle Autorita' di bacino di rilievo nazionale, si e' discusso sulla necessita' di revisione della legge 183/89, che, in sede di prima applicazione, ha dimostrato alcuni suoi limiti di origine legati essenzialmente a soluzioni non univoche, individuate a fronte di problemi istituzionali particolarmente complessi. D'altra parte, l'eccessiva articolazione dell'impianto istituzionale nonche' gli appesantimenti procedurali e la confusione dei ruoli che ne derivano inducono a collocare il riordino della materia nel contesto di una sostanziale semplificazione dell'attivita' amministrativa e ad uno sfoltimento dei soggetti pubblici coinvolti. In questa prospettiva sono state stabilite alcune linee essenziali di intervento normativo riordinatore tra le quali: coordinare le attivita' di polizia idraulica, servizio di piena, monitoraggio e dati meteorici e idrologici, anche a fini di prevenzione e di preannuncio di piena; snellire le procedure per l'approvazione dei piani mediante la riduzione dei passaggi e delle valutazioni tecniche; eventuale riforma del Comitato Nazionale per la Difesa del Suolo; razionalizzare il sistema di riparto fra lo Stato e regioni delle competenze idrauliche a livello di bacino, con criteri di gerarchizzazione del sistema idrografico; formalizzare ed implementare a livello centrale un efficace sistema di controllo sullo stato di attuazione dei piani e dei programmi. In merito allo stato di attuazione della legge 183/89 sulla difesa del suolo, va detto comunque, che e' stato predisposto da questo Ministero uno schema di regolamento da proporre all'esame della Conferenza Stato-regioni, concernente la normativa necessaria ad operare il trasferimento delle funzioni, degli uffici e del personale degli enti soppressi allo Stato, per i bacini idrografici nazionali e alle regioni, per gli altri bacini. Sono stati, inoltre, menzionati i notevoli ritardi nella costituzione e nell'avvio di funzionamento dei Comitati Istituzionali e Tecnici da preporre ai bacini di rilievo interregionale nel contesto delle strutture amministrative esistenti. Al riguardo va ricordato che, nel caso di mancato raggiungimento dell'intesa tra le regioni interessate alla costituzione di Autorita' di bacino interregionali, la legge 183/89, cosi' come modificata dalla legge 7/8/1990 n. 253, prevede l'intervento sostitutivo del Governo, previa diffida ad adempiere. Per cio che concerne lo stato di attuazione della legge 5/1/94 n. 36 il 1/12/1994 si e' provveduto, su iniziativa dei Ministri dei LL.PP. e dell'Ambiente "pro tempore", alla nomina del Comitato di Vigilanza sull'uso delle risorse idriche, previsto dagli articoli 21 e 22 della citata legge. Tale Comitato si e' insediato in data 21/12/94 presso questo Ministero. Per l'emanazione degli atti di indirizzo previsti dall'articolo 4 della legge n. 36/94, la predetta Direzione Generale si e' attivata con la costituzione di Commissioni di studio, proponendo successivamente i documenti di base al comitato dei Ministri ex articolo 4 della legge 183/89. Dall'Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, del giorno 19/05/1995, e' stato esaminato lo schema di regolamento, predisposto dalla citata Direzione, per l'emanazione, ai sensi dell'articolo 5 comma 2 della legge 36/94, entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge stessa, con decreto di questo Ministero, dei criteri e delle metodologie per la valutazione delle perdite nelle reti d'acquedotto e fognatura. Nel medesimo termine di un anno, con decreto di questo Ministero, d'intesa con il Ministero del Tesoro e sentiti il Ministro dell'Ambiente e le regioni interessate, si provvedera' al riassetto organizzativo e funzionale degli enti gestori di servizi di captazione, adduzione e distribuzione di acque, di fognatura e di depurazione sottoposti a vigilanza statale, di cui all'articolo 10 comma 5 della legge 36/94. Il Ministro dei lavori pubblici: Baratta.



 
Cronologia
domenica 6 novembre
  • Politica, cultura e società
    Una disastrosa alluvione devasta le province di Cuneo, Asti e Alessandria, causando 64 morti.

giovedì 10 novembre
  • Politica, cultura e società
    Il 47° Congresso del PSI, riunito a Roma, sancisce lo scioglimento del Partito Socialista Italiano e la nascita dei Socialisti Italiani. Enrico Boselli è il segretario della nuova formazione e Gino Giugni ne è il presidente.