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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XII Legislatura della repubblica italiana

INTERPELLANZA 2/00426 presentata da TANZILLI FLAVIO (CENTRO CRISTIANO DEMOCRATICO) in data 19950309

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri di grazia e giustizia e dell'interno, per sapere - premesso che: in data 8 gennaio 1995 e' comparso un articolo su Il Giornale in cui si descrivevano una serie di incertazioni telefoniche che il noto collaboratore Di Maggio Baldassare a far data dal maggio 1993 intratteneva attraverso il proprio cellulare con un suo "amico" di S. Giuseppe Jato Reda Francesco, poi rapito presso la propria abitazione e scomparso nell'agosto 1994; il contenuto assai inquietante delle telefonate, l'anomalia di un "pentito col telefonino" libero di muoversi a piacimento appena quattro mesi dopo il suo arresto dava la stura alla presentazione di una interrogazione a firma dei deputati Fragala', Maiolo, Broglia e altri; di detta interrogazione gli organi di stampa dava ampia notizia gia' il 10 gennaio 1995; dopo tempo il deputato Fragala', avendo ricevuto presso la Camera copia del fascicolo delle dette intercettazioni lo inviava in data 1^ febbraio 1995 al Presidente della Commissione antimafia e ai Ministri dell'interno e di giustizia per verificarne l'autenticita' e il contenuto; delle descritte intercettazioni, delle descritte notizie di stampa, dell'interrogazione parlamentare e dell'invio del fascicolo alla Commissione e ai Ministri nessuno diede mostra di avvedersi fino all'udienza del processo Andreotti del 17 febbraio 1995; da quel momento la procura di Palermo comincio' a fornire alla stampa una serie di versioni contraddittorie sul dossier Di Maggio definendolo prima falso, poi manipolato, ancora extrapolato e, infine, non manipolato ma frutto di un tentativo di depistaggio per delegittimare i "pentiti" e gli stessi magistrati della procura dato che quelle tra il Di Maggio e il Reda erano soltanto "chiacchiere tra vecchi amici"; in data 23 febbraio 1995, la procura di Palermo affidava all'agenzia Ansa il contenuto di una propria memoria che sarebbe stata l'indomani depositata nel processo Andreotti con cui si attaccava pesantemente il deputato Fragala' con allusioni, insinuazioni e una grave censura al suo libero eserizio del mandato parlamentare, tanto da affermare che la illecita divulgazione del dossier aveva messo a rischio la vita dei familiari del Reda, di numerose altre persone e determinato il mancato arresto del pericoloso latitante Giovanni Brusca; argomentazioni dello stesso segno il Procuratore Aggiunto di Palermo dottor Guido Lo Forte affidava a sue interviste pubblicate il 26 febbraio 1995, sui quotidiani La Repubblica e l'Unita'; ancora il procuratore della Repubblica di Palermo, nel corso di una conferenza stampa svoltasi all'interno del palazzo di giustizia in data 7 marzo 1995, sottoponeva ad un ulteriore grave attacco il deputato Fragala' affermando che la sua iniziativa aveva profili di "illeicita' e irresponsabilita'" e che avrebbe facilitato una "opera di depistaggio"; e' necessario che su questa ennesima inquietante vicenda, inerente da una parte il tema della gestione e della protezione dei collaboratori di giustizia e dall'altra le perogative e la liberta' del mandato parlamentare, il Governo fornisca risposte concrete, chiare, trasparenti, utili a diradare i polveroni e le nebbie che gia' sono stati sollevati fino al tentativo di delegittimare la corretta iniziativa parlamentare di un deputato e di insinuare che tale ortodosso comportamento istituzionale abbia potuto favorire criminali o latitanti, o addirittura determinato lo scatenarsi di nuovi fatti di sangue; le risposte del Governo su quanto richiesto dovranno diradare ogni dubbio che su questi temi si abbia paura della verita' o da parte di alcuno si ritenga di essere al di sopra anche della legge -: perche' dall'8 gennaio 1995 quando la notizia delle intercettazioni telefoniche tra il Di Maggio e il Reda comincio' ad essere, con dovizia di particolari, pubblicata dalla stampa la procura di Palermo non intervenne per chiarire, per smentire o per allertare; perche' nessuno si mosse di fronte alla interrogazione parlamentare e all'invio del dossier agli organi istituzionalmente competenti a conoscere e a valutare la vicenda; perche' se le conversazioni tra il Di Maggio e il Reda erano semplici "chiacchiere tra amici" il loro contenuto e' cosi' allusivo, gergale denso di messaggi, avvertimenti e comunicazioni di chiaro stampo mafioso; se, invece, il Di Maggio venne usato dagli inquirenti come agente provocatore e il Reda come inconsapevole informatore allo scopo di stanare i latitanti, perche' il Reda non venne adeguatamente protetto in modo da evitargli che un commando di rapitori lo prelevasse nell'agosto 1994 fin presso la propria abitazione; perche' i familiari del Reda sono stati sottoposti a protezione solo adesso e non fin dall'agosto 1994 dopo il rapimento del loro congiunto; perche' era il Di Maggio a rivelare al Reda una serie di notizie investigative certamente riservate e non al contrario il Reda a fornire indicazioni al Di Maggio; se il Di Maggio conversava con il Reda alla presenza degli inquirenti, perche' le sue conversazioni telefoniche vennero intercettate dai carabinieri di Monreale; come faceva il Di Maggio gia' nel maggio e giugno 1993 conversare liberamente anche di argomenti delicati col Reda se in tale periodo il collaboratore era ancora detenuto; perche' il Di Maggio metteva in guardia il Reda dal pericolo di intercettazioni telefoniche se le telefonate tra i due avevano scopi leciti; perche' la moglie del Reda, dopo la scomparsa del marito si affido' soltanto all'intervento riservato del Di Maggio, negando qualsiasi collaborazione ai carabinieri; perche' secondo la procura di Palermo l'emergere delle intercettazioni telefoniche ha impedito la cattura di pericolosi latitanti quando le dette telefonate sono vecchie di due anni e il Reda e' scomparso da oltre sei mesi; perche', infine, la procura di Palermo non ha ancora risposto alla Commissione parlamentare antimafia inviando la copia autentica del fascicolo delle intercettazioni al fine di verificarne l'autenticita' e chiarire ogni dubbio sulla vicenda. (2-00426)

 
Cronologia
giovedì 2 marzo
  • Politica, cultura e società
    Il giudice per le indagini preliminari di Palermo rinvia a giudizio Giulio Andreotti per associazione mafiosa.

sabato 11 marzo
  • Politica, cultura e società
    Si consuma una radicale spaccatura all'interno del PPI: il Consiglio nazionale sconfessa l'alleanza elettorale col Polo della libertà annunciata da Rocco Buttiglione, ed elegge in sua vece come segretario, con 114 voti su 225, Gerardo Bianco.