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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XII Legislatura della repubblica italiana

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00013 presentata da ONNIS FRANCESCO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 19950517

La Camera, premesso che: 1) dal 1^ maggio 1995 sono formalmente entrati in vigore la riforma del codice di procedura civile e le norme sul giudice di pace; 2) i Presidenti di Corte d'appello, interpellati pochi giorni or sono dal ministro di grazia e giustizia in ordine alle prospettive ed al probabile esito della riforma, hanno concordemente denunciato le gravissime carenze strutturali ed organizzative, certamente insanabili a breve termine, che non consentono di avviare l'applicazione del nuovo rito civile; 3) il Consiglio nazionale forense, i Consigli dell'ordine costituiti presso le sedi dei tribunali e l'Organismo unitario dell'avvocatura hanno invocato in molte occasioni il differimento della data attualmente prevista per l'entrata in vigore della riforma, perche' possano esserne verificate le potenzialita' eventualmente intervenendo per apportare le necessarie modifiche; 4) le verifiche da ultimo disposte dal Ministero di grazia e giustizia, presso le sedi di Roma, Milano, Bari, Salerno, Como e Latina, hanno oggettivamente confermato l'opportunita' di modificare gli aspetti qualificanti delle nuove norme sul processo civile; 5) in particolare, e' essenziale distribuire in modo piu' razionale le competenze del tribunale, del pretore e del giudice di pace; 6) le modifiche auspicate e da tutti ritenute necessarie per evitare il fallimento della riforma e la conseguente irreversibile crisi della giustizia civile non possono certo essere elaborate ed introdotte rispettando la data di avvio del 1^ maggio; 7) sarebbe comunque assolutamente inopportuno rimandare gli interventi e consentire che nel frattempo la riforma entri in vigore, rischiando di adottare correzioni frettolose ed improvvisate, frutto di reazioni emotive, e tali da creare insuperabili difficolta' operative; 8) il ministro di grazia e giustizia, nel corso di una recente audizione dinanzi alla Commissione giustizia della Camera dei deputati, si era riservato di decidere sui tempi e sulle modalita' dell'entrata in vigore della riforma, preferendo evitare di far conoscere il proprio orientamento; 9) a distanza di pochi giorni, lo stesso ministro, intervenendo in una sede non istituzionale, appariva sensibile ai motivi che rendono giuridicamente inevitabile il differimento che si auspica, ma si dichiarava contrario ad un pur breve rinvio per non chiari motivi di opportunita' politica; 10) sollecitato a fornire maggiori chiarimenti presso la piu' appropriata sede parlamentare, il ministro di grazia e giustizia ha invece trascurato tali inviti ed anzi si e' reso promotore della emanazione del decreto-legge che, dettando la disciplina transitoria della legge 26 novembre 1990, n. 353, evidenzia la volonta' di confermare comunque la data del 1^ maggio per la prima applicazione delle nuove norme sul rito civile; 11) i correttivi apportati con il decreto-legge ora citato soddisfano solo in apparenza le richieste formulate dai piu' autorevoli esperti del settore. Infatti, sottraendo magistrati e personale dagli uffici giudiziari per la definizione delle cause pendenti secondo il vecchio rito, si pregiudicano ulteriormente le opportunita' di un corretto e proficuo avvio del nuovo processo, che non potrebbe in pratica operare per l'assenza delle indispensabili risorse. A nulla vale, poi, prevedere un piu' ampio ricorso ai vicepretori onorari per definire la fase transitoria, in quanto le carenze riguardano prevalentemente i giudici istruttori, piuttosto che i componenti dei collegi; 12) non sono stati neppure presi dal Governo concreti e stringenti impegni per un previo completamento degli organici e per il potenziamento della formazione e aggiornamento dei giudici di pace; per una razionalizzazione delle competenze per valore e materia del giudice di pace, del pretore e del tribunale; per una incisiva modifica delle norme processuali, con forte attenuazione di quelle preclusioni e decadenze che comprimono e compromettono le effettive possibilita' di difesa; per la istituzione di sezioni stralcio destinate allo smaltimento dell'arretrato, con impiego di magistrati e avvocati dotati di qualificanti requisiti; per la previsione di stanziamenti, fin dalla prossima finanziaria, adeguati alla centralita' della giustizia civile e alla reale praticabilita' delle stesse ipotizzate riforme; 13) gli avvocati, viste cosi' evidentemente disattese le loro richieste, ispirate comunque dalla esigenza di salvaguardare il buon esito della riforma, hanno deliberato uno sciopero su tutto il territorio nazionale, fino al 6 maggio, poi prorogato fino al 27 maggio non essendosi aperti spazi significativi di accoglimento; 14) ulteriori iniziative sono annunciate per i prossimi giorni, in quanto si considera inaccettabile che le sorti della giustizia civile siano decise da considerazioni di natura politica o dalla volonta' di un singolo partito, che dimostra di non curarsi delle ragioni tecniche che imporrebbero il rinvio o la sospensione dell'entrata in vigore delle nuove norme; impegna il Governo ad adottare con urgenza le iniziative necessarie per sospendere di almeno 12 mesi l'entrata in vigore della riforma del codice di procedura civile e del Giudice di pace; dando luogo - in questi mesi - alle modifiche normative ed alle misure strutturali che si rendono palesemente e previamente indispensabili per fare delle riforme non ulteriori fattori di degrado, bensi' momenti di reale, deciso e praticabile superamento dei formidabili problemi della giustizia italiana. (6-00013)

 
Cronologia
lunedì 8 maggio
  • Politica, cultura e società
    Il Governo e le confederazioni sindacali raggiungono un accordo sulla riforma del sistema pensionistico, che fa riferimento al criterio contributivo e disincentiva le pensioni di anzianità. La Confindustria non firma l'accordo, che sarà approvato da una consultazione tra i lavoratori con circa il 65% dei voti.

sabato 20 maggio
  • Politica, cultura e società
    La Procura di Milano chiede il rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi e per altre venti persone per corruzione.