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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XIII Legislatura della repubblica italiana

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00003 presentata da PISANU GIUSEPPE (FORZA ITALIA) in data 19960716

La Camera, esaminato il documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per il triennio 1997-1999, presentato dal Governo il 28 giugno 1996, ritenuto che: A) Le previsioni di crescita del PIL per il 1996 si sono rivelate ottimistiche a fronte di una previsione, ad oggi, di una crescita del 1,2 per cento. Analogamente disattese sono state le previsioni sul tasso di inflazione e, conseguentemente, sui tassi di interesse. B) Il documento non e' attendibile nelle previsioni relative al tasso di sviluppo dell'economia nel triennio 1997-99. Cio' per effetto soprattutto del carattere restrittivo delle politiche monetarie e fiscali, in particolare quella adottata con il decreto-legge n. 323, nonche' del riapprezzamento della lira. Anche le previsioni relative al tasso di inflazione sono ottimistiche. Gli indicatori congiunturali e le stime dei principali istituti di previsione portano a ritenere plausibili tassi di inflazione piu' elevati. Conseguentemente sottostimati appaiono i tassi di interesse sui BOT a 12 mesi. Per quanto riguarda l'inflazione il Governo ribadisce con enfasi che la fissazione di un obiettivo di inflazione al 2,50 per cento risponde alla volonta' di proseguire sulla strada della politica dei redditi. Il Governo, cedendo alle pressioni di rifondazione comunista, ha in realta' avallato contrattazioni collettive aventi come base un livello di inflazione per il '97 pari al 3 per cento. Cio', unitamente alle garanzie offerte dal Governo circa il recupero dell'erosione inflazionistica, costituisce di fatto un ritorno verso un regime di indicizzazione dei salari, superato nel nostro ordinamento dal referendum sulla scala mobile. Il riferimento, sempre in relazione al contenimento della dinamica dei prezzi, a pratiche di "monitoraggio sui prezzi svolte dal Governo con l'obiettivo di raggiungere il tasso di inflazione programmato (pagina 87)" desta non poche preoccupazioni; condizioni da perseguire per favorire il contenimento dei prezzi sono la prosecuzione di una attenta politica monetaria, la tenuta della lira rispetto alle altre valute e l'accrescimento della concorrenza sul mercato di beni e servizi. C) Nonostante nel documento si sostenga che lo stesso "costituisce un passo necessario, verso il traguardo della partecipazione all'unione economica e monetaria dal 1^ gennaio 1999 (pagina 9)", quindi fin dalla sua costituzione, l'obiettivo del Governo circa il rapporto tra indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e PIL (anche considerando le troppo ottimistiche previsioni fornite) e' di gran lunga superiore per il '97 al 3 per cento previsto nei "parametri di Maastricht", collocandosi al 5,45 per cento. Appare quindi del tutto evidente che il Governo, a dispetto delle reiterate dichiarazioni di intenti e la dura reazione agli autorevoli richiami in tal senso, abbia abbandonato la virtuosa "via di Maastricht". L'ipotesi, appena accennata, di verificare piu' avanti nel tempo la possibilita' di accelerare il rispetto dei criteri di Maastricht, non giustifica la reticenza del Governo nell'affrontare da subito in modo risoluto la questione UEM. L'incertezza sui tempi e modi di partecipazione dell'Italia all'unione economica e monetaria rischia di incidere negativamente sul premio per il rischio di cambio e per questa via di ostacolare la discesa dei tassi di interesse italiani, sulla quale il Governo punta invece come chiave di volta per avviare il risanamento finanziario. In questo quadro, e ribadito che un risanamento accelerato dei conti pubblici rappresenta la via maestra anche prescindendo dagli impegni assunti in sede UE, uno slittamento nell'adesione alla terza fase dell'unione monetaria rischia di avere effetti negativi sulla crescita economica e sull'occupazione. D) La disoccupazione si attestera' per il '96 su di un valore maggiore dell' 1,6 per cento rispetto a quella prevista nel precedenti DPEF. Sul fronte dell'occupazione, pero', il documento contiene indicazioni generiche e del tutto insoddisfacenti: i condizionamenti frutto di impostazioni radicalmente divergenti all'interno della coalizione di Governo hanno impedito la definizione di provvedimenti di riforma strutturale del mercato dei lavoro. I riferimenti alla riforma dei servizi all'impiego appaiono deboli, laddove invece bisognerebbe porre mano ad una radicale revisione del collocamento con l'immediato ingresso di operatori non statali; del tutto incomprensibili le indicazioni sulla promozione di una "flessibilita' regolata"; parimenti insufficienti sono le indicazioni su part-time, lavoro a termine e' lavoro in affitto, rispetto ai quali una riforma della contribuzione, cioe' un sostanziale alleggerimento, favorirebbe un allargamento della base occupazionale e garantirebbe anche le condizioni per una almeno parziale riemersione del sommerso, con un allargamento della base contributiva. Del resto, anziche' percorrere la strada battuta con successo dal Governo Berlusconi con la legge Tremonti per il rilancio degli investimenti e della produzione industriale, il Governo Prodi ha dimostrato con la recente manovra correttiva di perseguire, all'opposto, una politica di penalizzazione delle imprese con il taglio di alcuni strumenti a favore dell'innovazione e delle esportazioni, la diminuzione della fiscalizzazione degli oneri sociali ed il conseguente aumento del costo del lavoro e la penalizzazione fiscale della raccolta bancaria che rischia di spingere verso l'alto il costo del denaro. La preannunciata istituzione di una nuova imposta regionale, produrra' fatalmente, secondo le prime indicazioni e a parita' di gettito, oneri aggiuntivi a svantaggio delle piccole e medie imprese. E) Le indicazioni sugli interventi settoriali appaiono del tutto insufficienti a produrre i necessari progressi strutturali e in alcuni casi, come quello dei trasporti, sono del tutto assenti. Sulla questione degli squilibri territoriali e dello sviluppo del Mezzogiorno il documento contiene una elencazione di obiettivi, molti dei quali condivisibili, senza che vengano pero' indicati tempi, modi e strumenti di realizazione; la situazione di emergenza in cui parte del paese si trova, richiederebbe invece che si passi senza indugi alla fase operativa. Un esempio significativo e' rappresentato dalla questione dell'utilizzo dei fondi strutturali della UE, piu' volte evocata nel DPEF ed in particolare rispetto al sud: significative appaiono a riguardo le difficolta' recenti della cosiddetta "cabina di regia" per la gestione dei fondi stessi. Carenti, in termini di operativita', sono anche le indicazioni sugli interventi per la pubblica istruzione e l'universita'; manca l'indicazione di strumenti atti a favorire la libera scelta delle famiglie degli studenti e in grado di perseguire una effettiva parita' tra scuola pubblica e scuola privata. Il Governo non sembra intenzionato a porre mano ad una revisione della pur recentissima riforma del sistema pensionistico, che non sara' in grado di assicurare al sistema l'equilibrio. Una radicale revisione degli istituti previdenziali, come quella che il Governo Berlusconi aveva cercato di portare aventi per le pensioni di anzianita', si rende necessaria sia perche', come sostenuto dal Governatore Fazio nell'audizione alla Commissione bilancio, si stanno chiedendo sacrifici "rispetto ad una illusione", sia perche' il livello percentuale sul PIL della spesa pubblica previdenziale e' di gran lunga superiore a quello di paesi come la Francia, la Germania e il Regno Unito, a tutto discapito di altre prestazioni sociali come quelle per la famiglia e la maternita'. Sul fronte della sanita' il documento non fornisce indicazioni operative sufficienti sul ridimensionamento o la chiusura delle strutture superflue, sugli incentivi per i cittadini e le strutture ad un utilizzo piu' economico delle risorse; e' del tutto assente qualsiasi riferimento all'introduzione di meccanismi di concorrenza e di apertura almeno parziale al mercato del settore sanitario. Piu' in generale dal documento non traspare alcuna strategia di ridefinizione del ruolo dello Stato nell'economia e di massiccio ricorso al mercato anche per il finanziamento e la produzione di servizi pubblici. F) Il documento non si sofferma sulla necessita' di rendere il DPEF e le sue basi contabili piu' trasparenti ai fini del controllo delle decisioni di risanamento, questione sollevata dal presidente della Corte dei conti nella sua audizione presso la Commissione Bilancio. Del tutto fuori luogo appare considerare provvedimenti collegati alla manovra e dunque trattati con i tempi e le particolari procedure previste, le leggi delega per la riforma della struttura del bilancio e della pubblica amministrazione; come in occasione di analoghe richieste dei due precedenti esecutivi, tali provvedimenti che hanno natura strutturale ordinamentale non possono essere collegati alla legge finanziaria. Analogo ragionamento vale anche per i decreti legge recanti interventi di carattere economico. G) Infine, la composizione della manovra, per un terzo affidata a maggiori entrate e per due terzi al contenimento della spesa, andrebbe ulteriormente orientata nella seconda direzione. E' inopportuno inoltre, come ventilato, utilizzare proventi di dismissioni per il finanziamento di interventi straordinari. In conseguenza, la Camera: considerando che il quadro macroeconomico e di finanza pubblica delineato nel documento risulta essere di scarsa attendibilita' e del tutto privo dell'indicazione degli strumenti legislativi che si intendono adottare per attuare gli obiettivi fissati; ritenendo indispensabile perseguire una politica che promuova lo sviluppo economico e l'occupazione, che trasferisca risorse dal settore pubblico al settore privato e che induca una crescita del PIL superiore di un punto percentuale a quella stimata impegna il Governo a: 1) rilanciare la politica di rigore e perseguire con maggior determinazione l'ingresso dell'Italia nella UEM fin dall'inizio della terza ed ultima fase, considerando che gli sforzi all'uopo necessari verranno ripagati dai benefici conseguenti; 2) a compiere, secondo l'ordine del giorno approvato nella scorsa legislatura, una piu' attenta, sollecita ed analitica ricognizione di tutte le aree di spreco ed inefficienza tuttora esistenti nel biancio dello Stato e a provvedere alla loro eliminazione; 3) a bloccare le spese correnti, ad arrestare il turn over nel settore pubblico, ad eliminare le duplicazioni di spesa nel bilancio dello Stato e tra questo e quello delle regioni e degli enti locali, avviando al contempo un credibile processo di federalismo; 4) a promuovere, assieme all'anzidetta politica di rigore e a serie misure antielusive, una graduale riduzione della pressione fiscale complessiva; 5) ad avviare una politica di rilancio dello sviluppo dell'economia e di crescita dell'occupazione, con particolare riguardo al Mezzogiorno, anche attraverso un uso appropriato della leva fiscale secondo l'esempio della legge Tremonti; nonche' attraverso incentivi che diano maggiore consistenza ed efficacia al mercato borsistico; 6) a liberalizzare il mercato del lavoro, introducendo il collocamento privato, aprendo il mercato medesimo a tutte le forme di contratti atipici, prevedendo maggiore flessibilita' dei tempi e delle retribuzioni, a seconda delle diverse realta' aziendali e di produttivita'; 7) a operare per la drastica riduzione del ruolo e della presenza diretta dello Stato nell'economia, la creazione di una maggiore concorrenza sui mercati di beni e servizi che possa esaltare la liberta' di scelta dei consumatori e promuovere comportamenti virtuosi da parte delle imprese, in modo tale da garantirne la competitivita' sui mercati internazionali; 8) a riformare gli istituti dello Stato sociale, in particolare nel settore della previdenza e della sanita', attraverso un ripensamento dei criteri di accesso alle prestazioni, della quantita' e qualita' dei servizi resi ai singoli e alla collettivita', della reale possibilita' dei piu' deboli di avervi accesso; 9) a favorire nel settore della scuola liberta' di opzione delle famiglie e condizioni di sostanziale parita' tra scuola pubblica e privata; 10) a concentrare gli interventi di correzione della legislazione sostanziale immediatamente correlati al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, non rientranti nel contenuto proprio della legge finanziaria, in un unico disegno di legge collegato caratterizzato dalla esclusiva finalita' di contenimento delle grandezze di finanza pubblica secondo gli indirizzi settoriali previsti dal documento stesso; e a disporre le ulteriori misure di riordino e razionalizzazione aventi carattere piu' strutturale e non immediatamente ed esclusivamente finalizzate al conseguimento degli obiettivi di saldo e di fabbisogno, nonche' gli interventi di sostegno dell'economia, in appositi separati disegni di legge, ai quali le Camere garantiranno priorita' di esame al di fuori della sessione di bilancio, evitando in particolare di introdurre nel disegno di legge collegato norme recanti deleghe al Governo per il riordino e la razionalizzazione dei vari settori dell'ordinamento. (6-00003)

 
Cronologia
domenica 30 giugno
  • Politica estera ed eventi internazionali
    Al G7 di Lione il Presidente del Consiglio Prodi si impegna a ridurre fortemente il deficit pubblico italiano.

mercoledì 31 luglio
  • Parlamento e istituzioni
    La Camera, con 319 voti a favore e 284 contrari, approva l'articolo unico del disegno di legge di conversione A.C. 1857 del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, recante disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica (provvedimento collegato alla manovra di finanza pubblica), su cui il Governo ha posto la questione di fiducia.