Vai al sito parlamento.it Vai al sito camera.it

Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XIII Legislatura della repubblica italiana

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00008 presentata da TARADASH MARCO (FORZA ITALIA) in data 19961010

La Camera dei Deputati, esaminata la "Nota di aggiornamento al Dpef 97/99", considerato che: A) le cinquantadue righe della nota sono la trascrizione sintetica dell'introduzione alla finanziaria e quindi non hanno valore esplicativo proprio e non possono costituire la proposta di aggiornamento prevista all'articolo 118-bis, comma 4 del regolamento della Camera. Infatti, l'articolo 4.10 del Dpef escludeva con decisione la possibilita' di accelerare i tempi per la convergenza verso i criteri di Maastricht, fatta salve una verifica da effettuare in relazione all'andamento della congiuntura e dei mercati finanziari. Di tale verifica e dei suoi risultati non vi e' menzione nella nota di aggiornamento; B) l'intervento di 62.500 miliardi, a fronte dei 32.500 previsti a luglio, non consentira', come invece sostiene la nota, di portare il rapporto tra indebitamento delle pubbliche amministrazioni e PIL "in prossimita' del 3 per cento": anche qualora l'importo aggiuntivo di riduzione del fabbisogno si trasferisse interamente sui conti della pubblica amministrazione, infatti, si otterrebbe un indebitamento netto della pubblica amministrazione per il 1997 di 80.955 miliardi pari al 4,1 per cento del PIL, oltre un terzo superiore al valore previsto dal trattato di Maastricht; C) dei 62.500 miliardi sopra considerati, la finanziaria e il disegno di legge collegato ad oggi definiti sono destinati a produrre, nella migliore delle ipotesi, effetti per un importo inferiore al 50 per cento. Infatti: l'articolo 25 del collegato prevede un contenimento di 2.200 miliardi del fabbisogno Inps per il '97 da ottenere con provvedimenti da adottare entro il 31/12; l'articolo 81 analogamente precisa che nuove entrate nette per 4.285 miliardi dovranno essere ottenute con provvedimenti da adottare entro il 31/12; 1100 miliardi dovranno essere garantiti dalle deleghe affidate al Governo con gli articoli 63, 64, 65 e 77; cosi pure solo entro il 31/12 andranno adottati provvedimenti di miglioramento del fabbisogno per ulteriori 25.000 miliardi. Quindi, ben 32.585 miliardi, il 52,1 per cento del totale, sono affidati a provvedimenti non ancora in discussione. In relazione alle sole entrate la percentuale non definita sale a circa il 70 per cento; D) il numero elevatissimo di deleghe contenuto nel collegato alla finanziaria, oltre cinquanta, risulta del tutto esorbitante rispetto ai vincoli di legge e tale da provocare, in virtu' della eterogeneita' dei disegni di legge previsti, una esautorazione di fatto delle prerogative parlamentari attraverso la sottrazione degli stessi al dibattito, garantita dalle restrizioni imposte al dibattito dalla sessione di bilancio; E) la previsione di un miglioramento, seppur debolissimo, della crescita del PIL per il '97 rispetto a quanto previsto nel Dpef appare del tutto ingiustificata alla luce dell'andamento della congiuntura, del livello del cambio e del crollo della domanda interna, che sara' accentuato dagli annunci fatti di inasprimento fiscale; F) l'indicazione, contenuta nel Dpef, di ripartire l'intervento correttivo secondo la proporzione 1/3 nuove imposte e 2/3 tagli alle spese e' stato palesemente smentito dal contenuto della finanziaria e dei provvedimenti collegati. Infatti, dei complessivi 62.500 miliardi 25.000 sono esplicitamente indicati come nuove imposte, importo equivalente a quello dei "tagli", dal momento che i rimanenti 12.500 miliardi verranno recuperati con artifici contabili e operazioni di tesoreria; a cio' bisogna aggiungere che almeno 7.405 miliardi indicati come diminuzioni di spesa produrranno, in realta', nuovi aumenti dell'imposizione. Inoltre, sulle imposte gia' definite circa 6.000 miliardi, contrariamente a quanto preannunciato dal Governo, sono state posti a carico delle imprese attraverso i cosiddetti provvedimenti antielusivi. Tale inasprimento della pressione fiscale, che contraddice clamorosamente le affermazioni fino a ieri fatte dagli esponenti del Governo, impoverira' strutturalmente il sistema produttivo ed il mercato interno italiani, e comporterebbe, nella migliore ma piu' irrealistica delle ipotesi, l'ingresso in Europa di un paese in ginocchio; G) la mancanza da parte del Governo della forza e della convinzione necessaria ad incidere con misure strutturali sui principali capitoli della spesa da anni fuori controllo, produrra' effetti che, similmente a quelli prodotti dalla finanziaria Dini e dalla manovrina di luglio, sono destinati ad evaporare e non ripercuotersi sugli esercizi futuri, peggiorando la situazione in cui il Governo e Parlamento si troveranno ad operare il prossimo anno; H) la nota di aggiornamento al Dpef, nel mentre enfatizza la (falsa, come si e' visto) convergenza verso i parametri di Maastricht e conseguentemente prefigura l'ingresso nella unione economica monetaria fin dal gennaio 1999, mostra una gravissima reticenza nei confronti del parametro debito/PIL. Infatti, l'articolo 104 C del trattato prevede un valore di riferimento per questo rapporto del 60 per cento, mentre alla fine del '97 tale rapporto per cio' che concerne l'Italia rimarra' abbondantemente al di sopra del 120 per cento e non mostrera' di ridursi in misura sufficiente e con ritmo adeguato, condizioni minime per poter superare il valore stabilito. Le tensioni tra i Governi e le banche centrali europee cui abbiamo assistito in questi giorni dimostrano che non vi e' alcuna intenzione di fare sconti a nessuno; tanto piu' che e' evidente che il debito italiano, in valore assoluto incomparabilmente piu' rilevante di quello degli altri paesi con percentuali debito/PIL analoghe, rappresenta in modo oggettivo una grave minaccia alla stabilita' dell'Euro. In queste condizioni, quindi, i sacrifici che il Governo vuole imporre ai contribuenti e alle imprese italiane produrranno gravi danni non compensati dall'ingresso nella unione economica monetaria, impegna il Governo: a ritirare la nota di aggiornamento del Dpef presentata e a sostituirla con un piu' adeguato documento in grado di: 1) giustificare il mutamento di orientamento e obiettivi rispetto a quelli definiti appena dieci settimane fa; 2) definire i lineamenti di interventi che, al contrario di quelli previsti dalla legge finanziaria e dal disegno di legge collegato, sappiano produrre i risultati adeguati agli impegni assunti in relazione all'ingresso nella unione economica monetaria sul fronte del contenimento del fabbisogno per il 1997 e di una piu' marcata diminuzione tendenziale del rapporto debito/PIL; 3) determinare a questo fine: una riduzione drastica della presenza dello Stato nell'economia; una radicale razionalizzazione e riforma dei meccanismi di spesa; una nuova definizione della legislazione fiscale che sia in grado di rilanciare l'economia, anziche' deprimerla, e di produrre una crescita del PIL superiore a quella prevista, attraverso una diversa modulazione dell'imposizione fiscale complessiva che oggi penalizza in modo insostenibile la produzione e attraverso l'incentivazione degli investimenti; una nuova e piu' efficace legislazione del lavoro, basata su una marcata flessibilita' della contrattazione svincolata dalle attuali rigidita' dovute alla struttura dei contratti collettivi nazionali, l'abolizione del monopolio pubblico nel collocamento, la liberalizzazione e l'incentivazione dei lavori atipici, l'omologazione tra impiego pubblico e privato; 4) limitare i disegni di legge delegati attualmente contenuti nel collegato alla finanziaria a quelli pertinenti alla sessione di bilancio, operando lo stralcio dei numerosi provvedimenti che non producono immediati effetti finanziari, e corredando le disposizioni contenute nelle deleghe legislative di relazioni tecniche che ne chiariscano gli effetti di aumento delle entrate o riduzione di spesa. (6-00008)

 
Cronologia
mercoledì 9 ottobre
  • Parlamento e istituzioni
    Viene costituita la Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi. Il presidente è il senatore della Sinistra democratica- l'Ulivo, Giovanni Pellegrino.

giovedì 17 ottobre
  • Parlamento e istituzioni
    La Corte costituzionale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1996, n. 462, recante Disciplina delle attività di recupero dei rifiuti, per aver «reiterato, con contenuto immutato ed in assenza di nuovi presupposti di necessità e urgenza, la disposizione» espressa da precedenti decreti-legge decaduti. La sentenza blocca la prassi del Governo di reiterare il contenuto dei decreti-legge (sentenza n. 360).