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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XIII Legislatura della repubblica italiana

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00009 presentata da COMINO DOMENICO (LEGA NORD PER L'INDIPENDENZA DELLA PADANIA) in data 19961010

La Camera dei deputati, considerato che la seria ed attenta analisi dei dati che emergono dalla nota di aggiornamento al DPEF evidenziano che non c'e' niente da fare: i parametri di convergenza non li rispettiamo e nell'unione monetaria non possiamo essere ammessi; che il nostro Paese, al pari di tanti altri Stati tradizionali, sta perdendo giorno dopo giorno la capacita' di controllare i rapporti di cambio e quindi di proteggere la propria moneta, e che pertanto la nostra eventuale esclusione dall'Unione monetaria assumera' il significato di una condanna ad un alto costo del denaro ed a subire gli effetti devastanti dell'inflazione; che il nostro Paese, al pari di tanti altri Stati tradizionali, non e' piu' in grado di creare vere attivita' economiche ma e' ormai solamente un meccanismo inefficiente di distribuzione di risorse. Risorse la cui sorte e' sempre piu' determinata da scelte di mercato compiute altrove; che nel nostro Paese, come in tanti altri Stati tradizionali, le differenze tra le regioni sono viste come problemi destabilizzanti da risolvere invece che come opportunita', e che il concentrarsi su questi aspetti in realta' significa mirare soprattutto al mantenimento del controllo centralistico, anche a costo di fare colare a picco l'intero paese, invece di consentire alle singole regioni di svilupparsi sempre di piu', in modo che esse possano fornire l'energia, lo stimolo e il sostegno per coinvolgere anche le altre zone (le cosiddette "aree depresse") nel processo di crescita; che nel nostro Paese, come in tanti altri Stati tradizionali, la redistribuzione della ricchezza decisa, anche se (ma non e' sempre cosi') con onesta' ed in buona fede dai detentori del potere per favorire legittimi interessi particolari e per aiutare le regioni meno abbienti, rende di fatto impossibile l'attuazione di politiche che siano sensate e coerenti per la nazione nel suo complesso; che il nostro Paese, al pari di tanti altri Stati tradizionali organizzati in modo marcatamente centralistico, e' caratterizzato da una anacronistica organizzazione che e' fonte di inefficienze e disfunzioni per quanto concerne l'attivita' economica; che le aziende che non sono in grado di competere sui mercati globali sono destinate a non espandersi, e poi magari a licenziare, e infine a chiudere. Che nel nostro paese, in assenza di aziende capaci di competere sui mercati, la disoccupazione continuera' a crescere; che il nostro paese ha ormai stabilmente assunto la fisionomia di una organizzazione lontana dai cittadini che cerca solo di incassare piu' tasse possibili per pagare i debiti accumulati, che si stanno trasferendo di padre in figlio, e per pagare gli stipendi della sua burocrazia, mentre le risorse finanziarie spese per dare servizi ai cittadini, per l'istruzione, la sanita', la giustizia, diminuiscono ogni anno; che in quasi tutto il mondo gli incentivi, le sovvenzioni e le agevolazioni fiscali degli Stati stanno gradualmente perdendo ogni rilevanza nelle decisioni degli investimenti che si dirigono solo dove si svolge il vero lavoro e dove fioriscono veri mercati; che non e' umanamente ed eticamente corretto continuare ad accumulare debiti la cui vera natura, in sostanza, e' quella di tasse che vengono spese oggi e che dovranno essere pagate dai nostri figli, senza ricevere nulla in cambio, salvo la consapevolezza di pagare per stipendi e spese correnti delle generazioni precedenti; e che occorre prendere atto dell'esistenza di due economie profondamente diverse, e di conseguenza della utilita', per tutti i cittadini, di procedere consensualmente e senza tensioni, ad una separazione consensuale, in modo che le regioni che sono gia' pronte potranno stringere un patto federale e chiedere l'immediato ingresso nell'Unione monetaria, precedendo di qualche anno le altre regioni che, grazie agli aiuti, ai fondi strutturali dell'Unione europea, e grazie anche agli effetti di svalutazioni competitive della loro moneta, avranno la possibilita' di riorganizzare il loro sistema industriale, artigianale e finanziario, in modo da eliminare la disoccupazione e proporre successivamente la loro candidatura all'ingresso nell'Unione monetaria; impegna il Governo 1. a sostenere in Parlamento disegni di legge costituzionali che integrino l'articolo 81 della Costituzione prevedendo che lo Stato sia autorizzato a contrarre debiti solamente se i soldi presi a prestito siano utilizzati per fare investimenti, in modo che le generazioni future dovranno pagare il debito contratto dallo Stato, ma in cambio avranno gli investimenti. In altre parole si tratta di proibire espressamente la possibilita' di finanziare spese correnti con il debito pubblico, salvo ovviamente gli effetti di un periodo transitorio che si rendera' necessario per smaltire gli effetti perversi generati dall'attuale testo dell'articolo 81 e dell'interpretazione che ne e' stata fatta; 2. a porsi l'obiettivo di ridurre veramente al 3 per cento entro il 31 dicembre 1997 il rapporto tra il fabbisogno ed il prodotto interno lordo, in modo da poter presentare l'Italia come candidato all'ingresso nell'Unione monetaria con qualche ragionevole speranza di successo, ed a porsi l'obiettivo di ridurre tale rapporto all'1 per cento entro l'anno 2000. Di realizzare questo obiettivo attraverso un approccio liberale, che preveda tre tipi di privatizzazioni: quella delle imprese dello Stato; quella del demanio disponibile e del patrimonio immobiliare dello Stato; quella dei servizi ai cittadini oggi svolti direttamente dallo Stato; 3. a considerare prioritario il progetto di proporre al Parlamento le modifiche alla Costituzione necessarie e sufficienti per realizzare i seguenti cinque obiettivi: a) decentramento di tutte le funzioni operative (istruzione, sanita', fisco, ecc.) e soppressione della maggior parte dei ministeri, delle aziende autonome e degli enti con organizzazione centralista. Al governo centrale resteranno poche funzioni operative, come la difesa (finche' non avremo l'esercito europeo), come la politica estera (finche' anche questa avra' una dimensione europea), ecc., oltre agli importantissimi compiti di coordinamento e di controllo; b) realizzazione del principio della "concorrenza" in politica, in base al quale gli Stati federati dovranno avere piena indipendenza, e di conseguenza avranno assoluta capacita' legislativa, naturalmente nel rispetto dei principi generali approvati dal Parlamento nella capitale federale. Inoltre, adoperarsi perche' questo divenga lo schema dell'Europa delle regioni: questo vuole dire che, a regime, i principi generali non saranno quelli di Roma, ma quelli di Bruxelles. c) realizzare il progetto dell'inversione dei flussi fiscali, in modo che gli Stati federati potranno tenere, in un primo momento, sostanzialmente tutte le imposte e tasse pagate dai soggetti residenti. Cosi' si realizzeranno le condizioni per combattere veramente l'evasione fiscale, e per responsabilizzare e controllare la pubblica amministrazione; d) prevedere le necessarie procedure , ivi incluse quelle delle maggioranze necessarie nelle votazioni, per cui avverranno trasferimenti trasparenti di risorse finanziarie per le spese generali dello Stato federale come l'esercito, le grandi infrastrutture federali, per rimborsare alle loro scadenza naturali le quote del vecchio debito pubblico, ecc. e) prevedere le necessarie procedure, ivi incluse quelle delle maggioranze necessarie nelle votazioni, per cui avverranno trasferimenti trasparenti di risorse finanziarie per la perequazione e la solidarieta'. Inserire l'obbligo della solidarieta' nel primo articolo della proposta di nuova Costituzione, con il vincolo della trasparenza e con il vincolo che la solidarieta' debba essere finanziata dai cittadini presenti senza essere trasferita, come sta avvenendo anche oggi, sulle generazioni future. (6-00009)

 
Cronologia
mercoledì 9 ottobre
  • Parlamento e istituzioni
    Viene costituita la Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi. Il presidente è il senatore della Sinistra democratica- l'Ulivo, Giovanni Pellegrino.

giovedì 17 ottobre
  • Parlamento e istituzioni
    La Corte costituzionale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1996, n. 462, recante Disciplina delle attività di recupero dei rifiuti, per aver «reiterato, con contenuto immutato ed in assenza di nuovi presupposti di necessità e urgenza, la disposizione» espressa da precedenti decreti-legge decaduti. La sentenza blocca la prassi del Governo di reiterare il contenuto dei decreti-legge (sentenza n. 360).