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Portale storico della Camera dei deputati

Documenti ed Atti

XIII Legislatura della repubblica italiana

MOZIONE 1/00100 presentata da BERLUSCONI SILVIO (FORZA ITALIA) in data 19970224

La Camera, premesso che, la politica delle privatizzazioni costituisce una condizione essenziale per l'efficienza e l'ammodernamento del sistema economico nazionale e va perseguita con determinazione; il passaggio dal sistema dello Stato-imprenditore a quello Stato-regolatore dell'economia e' ancora incompiuto e cio' ritarda l'efficienza del sistema produttivo e la riduzione del debito pubblico; tale passaggio costituisce la premessa indispensabile per il raggiungimento di un equilibrio di mercato che garantisca crescita ed efficienza allocativa, attraverso la garanzia di condizioni di parita' tra gli agenti economici pubblici e privati e il dispiegarsi del corretto gioco della concorrenza; un sistema economico in cui lo Stato garantisca il rispetto della concorrenza e intervenga in misura solo marginale nel governo dell'economia, al fine di proteggere e tutelare le fasce deboli della popolazione, e' in linea con quanto perseguito dalla politica economica dell'Unione europea; il rallentamento del processo di privatizzazione impedisce anche il rafforzamento dei mercati finanziari, che richiede l'allargamento del mercato azionario e la canalizzazione del risparmio verso le attivita' produttive; il complesso delle societa' quotate in borsa e' ancora limitato, essendo a fine 1995 la capitalizzazione di borsa pari al diciotto per cento del prodotto interno lordo, rispetto al ventisette per cento in Germania, al trentadue per cento in Francia, all'ottantasette per cento in Usa e al centoventidue per cento del Regno Unito; in assenza dello stimolo derivante dalla concorrenza, aumentano i rischi di deterioramento del sistema produttivo e di aggravamento della crisi occupazionale, in seguito alla tendenza delle imprese a mantenere lo status quo; i limiti di importanti operazioni di privatizzazione sperimentate per il settore bancario (vedi i casi Credit e Comit) hanno determinato scetticismo nell'attitudine a privatizzare con modalita' e risultati adeguati settori importanti dell'economia del Paese; le privatizzazioni devono essere realizzate creando un effettivo ampliamento del mercato e non effettuando cessioni pro forma, come passaggi tra sponde diverse dello stesso settore pubblico (come si e' verificato con la vicenda del Banco di Napoli); la cessione della proprieta' pubblica deve essere accompagnata dalla definizione di regole per la liberalizzazione dell'accesso ai mercati con una configurazione del nostro sistema industriale che favorisca la concorrenza ed il pluralismo dei soggetti economici; le privatizzazioni nei servizi di pubblica utilita' e nel sistema bancario, stanno suscitando profonde divisioni tra le forze della maggioranza governativa; tale situazione rischia di determinare un grave deficit competitivo del "sistema del Paese", soprattutto nella fase di rafforzamento comunitario che investe i servizi di pubblica utilita' e i servizi finanziari; si stanno percio' accumulando pesanti ritardi nella privatizzazione sia della Stet che dell'Enel (il Governo aveva indicato per la Stet l'autunno del 1996); sono stati altresi' improvvisamente, e per la medesima ragione, mutati i piani originari della procedura relativamente alla fusione della Stet e della Telecom, con inattesa sostituzione dei vertici aziendali nonostante i positivi risultati finora raggiunti e con l'incorporazione di Telecom; l'operazione di incorporazione, alla cui chiarezza i mercati sono molto sensibili, e' fin qui rimasta oscura al Parlamento, poiche' il Ministro competente non ha fornito adeguate informative nelle sedi istituzionali; la estinzione della personalita' giuridica della concessionaria puo' essere causa di cessazione della concessione telefonica prevista fino all'anno 2013, giacche', per effetto della fusione, si riduce la proprieta' dello Stato al di sotto del cinquanta per cento, previsto dall'articolo 198 del codice postale delle telecomunicazioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 156 del 1973; la concessione determina in modo significativo il valore della societa' e la sua capacita' di produrre reddito; la sua decadenza ridurrebbe pesantemente tale valore ai fini della collocazione dei titoli azionari sul mercato; la procedura di fusione e' stata avviata senza fissare i criteri di valutazione dei concambi azionari, con possibile ulteriore riduzione del valore patrimoniale delle due aziende; con tale procedura il Governo ha disatteso l'applicazione del comma 2 dell'articolo 1 della legge n. 481 del 1995, che specificava per ciascuna impresa le modalita' di privatizzazione, prevedendo altresi' il coinvolgimento delle Camere per la privatizzazione delle societa' dei servizi di pubblica utilita'; tutto cio' rischia di ledere gli interessi degli azionisti e dei piccoli risparmiatori in particolare, ma anche del Tesoro, che ha la maggioranza della proprieta' di Stet; per la privatizzazione della Stet l'orientamento del Governo appare caratterizzato dalla previsione, oltre che di una significativa presenza straniera, di una golden share e di un nocciolo duro, cioe' di un controllo della societa' affidata ad un ristretto numero di azionisti, con la conseguenza di protrarre la situazione di scarsa mobilita' del controllo; impegna il Governo: a presentare entro sessanta giorni un piano per le dismissioni per le banche, le casse di risparmio e le societa' produttrici dei servizi di pubblica utilita'; a definire una linea di politica industriale per le telecomunicazioni, con riduzione progressiva della presenza dello Stato nella Stet; a costituire un quadro giuridico e normativo nel settore delle telecomunicazioni che garantisca il libero gioco della concorrenza; a tutelare le partecipazioni di minoranza sia istituzionali che individuali; a favorire gli investimenti infrastrutturali delle societa' sia italiane che straniere che decidessero di operare sul territorio; a prevedere la incorporazione di Stet in Telecom e che la societa' risultante assuma la forma di public company; a prevedere la presenza dei fondi di investimento e dei fondi pensione; a limitare le quote di possesso dei titoli detenibili dalle persone fisiche e giuridiche all'1 per cento del capitale sociale; a creare le condizioni per permettere la partecipazione dei piccoli azionisti alle scelte strategiche e per assicurare la rappresentanza delle minoranze nei collegi sindacali, con l'introduzione di disposizioni sulla raccolta delle deleghe ed eventualmente il voto di lista; a pubblicizzare gli accordi di voto e i patti di sindacato o di blocco nelle societa' da privatizzare; a prevedere incentivi fiscali come strumento per indirizzare il risparmio delle famiglie verso il capitale di rischio; a prevedere forme di prelazione a favore dei dipendenti delle societa' da privatizzare; a considerare solo eccezionalmente l'esercizio dei poteri speciali limitatamente ad esigenze documentate e motivate di interesse generale del Paese; a ottenere fin dal 1997 benefi'ci finanziari concreti dalle privatizzazioni, prevedendo nella impostazione del Documento di programmazione economica finanziaria, una corrispondente posta di entrate extratributarie. (1-00100)

 
Cronologia
mercoledì 19 febbraio
  • Politica, cultura e società
    Si apre a Roma il congresso del PDS. Il 23 febbraio D'Alema è eletto segretario del partito con l'88% dei voti.

martedì 25 febbraio
  • Parlamento e istituzioni
    La Camera approva, con 308 voti favorevoli, 257 contrari e 1 astenuto, l'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 dicembre 1996, n. 669, Disposizioni urgenti in materia tributaria, finanziaria e contabile a completamento della manovra di finanza pubblica per l'anno 1997 (AC 3181), sulla cui approvazione il Governo ha posto la questione di fiducia.